Papa Francesco ha espresso preoccupazione per l'escalation di tensione nella Città Santa. Poi il pensiero alla Colombia dove si registrano violenze.
L'arcivescovo Pierbattista Pizzaballa, O.F.M. da oggi nuovo Patriarca latino di Gerusalemme
Il divieto di tenere celebrazioni e raduni religiosi moltitudinari nelle ultime settimane dal governo israeliano per frenare la diffusione del contagio dell’epidemia sta condizionando anche i riti della Settimana Santa delle Chiese orientali che seguono il Calendario Giuliano, e che celebrano la Pasqua della Resurrezione domenica 19 aprile.
Per i leader delle Chiese di Terra Santa è «nostra responsabilità» essere di conforto a quanti vivono «momenti di dolore». Il mondo vive uno stato di paura, ansia e ambiguità mentre affronta la pandemia di nuovo coronavirus. Nella morte e nelle sofferenze Dio è presente e invita a «guardare al futuro».
Sarà anche a Gerusalemme la Pasqua del Sepolcro vuoto e della basilica vuota, «ma sono vuoti diversi che vanno messi in relazione – spiega il frate – la tomba vuota è il segno della Resurrezione, della vittoria sulla morte. La Basilica vuota è in qualche modo il riflesso del vuoto o del senso di vuoto che l’umanità sta vivendo».
L’arcivescovo Pierbattista Pizzaballa, amministratore del Patriarcato Latino di Gerusalemme, ha dato le disposizioni per le celebrazioni durante le festività pasquali in tempo di Coronavirus.
L'emergenza coronavirus ha toccato anche i luoghi di culto cari alla cristianità. Per 14 giorni, al fine di ridurre il contagio, tutta la Palestina sarà blindata, secondo le disposizioni del Patriarcato Latino di Gerusalemme.
In una situazione di totale immobilismo sul piano diplomatico, c'era grande attesa in Medioriente riguardo al nuovo piano di pace su cui si sapeva che l'America lavorava da tempo. Lo dice padre Ibrahim Faltas esprimendo, all'indomani dell'annuncio di Trump, il rammarico per una proposta inaccettabile perché troppo schierata.
Nel 2019, secondo il Franciscan Pilgrims Office, sono stati mezzo milioni i pellegrini che hanno visitato i luoghi santi. Rispetto al 2018 c’è stato un aumento di oltre il 10%. 115 I Paesi di provenienza.
«È un rituale ormai annuale, i permessi sono prima negati e poi concessi. Quest’anno però sembra che i permessi, se ci dovessero essere, saranno centellinati. La situazione di Gaza dal punto di vista sociale, politico ed umanitario è vergognosa. Tutti hanno la loro parte di responsabilità e il prezzo più alto è pagato dalla gente normale». Lo ha denunciato l’amministratore apostolico del Patriarcato latino di Gerusalemme, padre Pierbattista Pizzaballa, in un’intervista a Tv2000, commentando le difficoltà che stanno vivendo i cristiani della Striscia di Gaza nell’ottenere i permessi di Natale per recarsi in città come Gerusalemme o Betlemme e festeggiare con i parenti.
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