Le anticipazioni delle pagine scritte dal porporato australiano durante gli oltre 400 giorni trascorsi nel carcere di Barwon in Australia.
Il cinquantenne sacerdote della diocesi di Lugano accusato di abusi sessuali è ora imputato anche per altri episodi, meno gravi, sempre con la stessa persona e successivi al fatto in questione.
Cresciuto alla scuola (ideale) di don Lorenzo Milani, con nel cuore i racconti di Antoine de Saint-Exupéry, a cui dedica il suo lavoro di dottorato, don Marco Pozza (classe 1974) ordinato sacerdote nel 2004, inizia a far parlare di sé per non essersi arreso, di fronte alla latitanza dei giovani alla messa festiva nella parrocchia Sacra Famiglia, a Padova, dove era stato assegnato, andando a cercarli nei luoghi dove si ritrovano: nei bar, all’ora dell’aperitivo.
In attesa della via Crucis con il Papa del venerdì Santo che quest'anno è stata scritta da un gruppo di detenuti, il cappellano del carcere di Como, padre Michele Rocco, riflette sulla scelta e sul tempo che si sta vivendo.
Cinque detenuti, una famiglia vittima di omicidio, la figlia di un ergastolano, un’educatrice, un magistrato di sorveglianza, la madre di un carcerato, una catechista, un sacerdote accusato ingiustamente, un frate volontario, un poliziotto, tutti collegati alla Cappellania della casa di Reclusione «Due Palazzi» di Padova: sono gli autori delle meditazioni che verranno lette nel corso della Via Crucis presieduta quest’anno dal Papa sul sagrato della Basilica di San Pietro.
Per la prima volta in una Gmg, dunque, la liturgia penitenziale si svolgerà all’interno di un carcere.
Fra Michele ha lavorato per oltre un decennio all’Ente Ospedaliero Cantonale come assistente sociale. È cappellano delle strutture carcerarie del Cantone Ticino e anche cappellano militare, nonché, dal 2018, cappellano nel reparto di cure palliative a Casa Serena a Lugano. Tutte esperienze che danno all'Avvento un senso nuovo e particolare. Ne parliamo con lui.
Perdono, giustizia, speranza, futuro. Queste le parole che risuonano nel carcere femminile di Santiago durante la visita del Papa che alle detenute chiede di generare un domani migliore, come donne e madri.
«Ciò che accade nel carcere di Cadereyta è solo la punta dell’ iceberg» segnala un giornale di Nuevo Leon riferendosi ai due giorni di rivolte in un carcere messicano, che hanno lasciato due morti e tredici feriti gravi.
«Parlare di carcere significa parlare di una fabbrica di torture, che produce violenza e genera mostri. E' un ambiente stressante e la barbarie è costante» afferma padre Valdir João Silveira, Coordinatore nazionale della Pastorale Penitenziaria del Brasile.
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