Il vescovo Alain de Raemy
Ticino e Grigionitaliano

Gesù si può vedere anche nel buio: il messaggio del Quaresimale di mons. Alain de Raemy a Monte Carasso

«Nel buio, vedere Gesù»: è il tema del Vangelo della quinta domenica della Quaresima [Gv 12,20-33] approfondito da mons. de Raemy nel Quaresimale proposto giovedì sera nella chiesa di Monte Carasso. Prima di entrare nel merito della pagina del Vangelo, il vescovo ricorda gli avvenimenti precedenti, in cui la folla inizia a seguire e a credere in Gesù, e questo infastidisce i farisei, che decidono che Gesù deve morire. «Fra la folla che viene a Gerusalemme per vedere Gesù ci sono anche alcuni greci, pagani non giudei attratti da questa religione giudaica monoteista ma senza praticarne le usanze e abitudini – ai nostri giorni potrebbero essere i cattolici che non vengono mai a messa, interessati forse, ma che non sanno molto-», sottolinea il vescovo. «Ebbene, quando a Gesù viene detto che lo cercano, risponde in un modo un po’ strano: ›È venuta l’ora che il figlio dell’uomo sia glorificato’ e il significato è che ›è venuta la mia ora di dare la vita per tutti’ e aggiunge: ›In verità in verità io vi dico se il chicco di grano caduto in terra che non muore rimane solo, se invece muore produce molto’. Talvolta quando Gesù dice così, ci concentriamo solo sul fatto che questo chicco deve morire e ci dimentichiamo che quando entra nella terra produce molto frutto. Non muore per sparire, ma muore per rivelarsi totalmente. Aggiunge Gesù: ›Chi ama la propria vita la perde e (usa una parola fortissima) chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna’. In questo mondo c’è gente che muore di fame, che subisce la guerra nei modi più orribili e noi tranquillamente curiamo la nostra vita senza essere coscienti di tutto quello che si potrebbe fare per l’altro, per quelli che soffrono. La pubblicità ci fa andare nell’altro senso: a essere più ricchi, più belli, più privilegiati, nello stare bene con noi stessi, come dice il Papa Francesco ci fa essere autoreferenziali».

Non perdiamo di vista il cuore dell’uomo

Ricordando le parole pronunciate da Papa Paolo VI in occasione dell’Angelus del 20 luglio 1969, in cui stava per compiersi un avvenimento che entrerà nella storia – il primo uomo sulla luna – mons. de Raemy sottolinea l’importanza, davanti al progresso, di non perdere mai di vista il cuore dell’uomo. «Bisogna assolutamente che il cuore dell’uomo diventi tanto più libero, tanto più buono, tanto più religioso, quanto maggiore e pericolosa è la potenza delle macchine, delle armi, degli strumenti che l’uomo mette a propria disposizione. Nell’ebbrezza di questo giorno fatidico, vero trionfo dei mezzi prodotti dall’uomo, per il dominio del cosmo, noi dobbiamo non dimenticare il bisogno e il dovere che l’uomo ha di dominare se stesso. Ancora vi sono, lo sappiamo, tre guerre in atto sulla faccia della terra: il Vietnam, l’Africa, il Medio Oriente. Una quarta si è aggiunta già con migliaia di vittime tra il Salvador e l’Honduras. Proprio in questi giorni! E poi la fame affligge ancora intere popolazioni. Dov’è l’umanità vera? Dov’è la fratellanza, la pace? Quale sarebbe il vero progresso dell’uomo se queste sciagure perdurassero e si aggravassero? Possa invece il progresso, di cui oggi festeggiamo una sublime vittoria, rivolgersi al vero bene, temporale e morale dell’umanità (Papa Paolo VI, Angelus del 20 luglio 1969).

Ritornando al vangelo di Giovanni: «’Se uno mi vuole servire mi segua’, continua Gesù. Poi dice ›dove sono io – ora, in questo momento – là sarà anche il mio servitore’. ›Adesso l’anima mia è turbata che cosa dirò: padre salvami da quest’ora (…)’. «Questa domenica sarà fantastico, rivela mons. Alain, perché la liturgia ci propone come seconda lettura proprio quello che sta vivendo Gesù». Come uomo Gesù non si rallegra di dover soffrire, ha paura di quello lo aspetta, ma è in quest’ora terribile che si manifesterà quello che c’è dentro il chicco che entra nella terra, sta male ma esce da lui tutto quello che è in lui, tutta questa vita divina di amore. «Dalla lettera agli Ebrei ( Eb 5,7-9) ascoltate che Cristo nei giorni della sua vita terrena offrì preghiere e suppliche con forti grida e lacrime a Dio che poteva salvarlo dalla morte e per il suo pieno abbandono a lui venne esaudito. Nel buio c’è anche la possibilità di vivere la luce, nel buio possiamo vedere il Gesù che i greci cercavano, perché nel buio della nostra vita c’è Gesù che anche ha conosciuto questo buio e che rende utili in amore anche i momenti più difficile della nostra vita». Prosegue Giovanni: ›venne allora una voce dal cielo: «L’ho glorificato e lo glorificherò ancora!’. Ancora: ›La folla, che era presente e aveva udito, diceva che era stato un tuono. Altri dicevano: «Un angelo gli ha parlato». Disse Gesù: «Questa voce non è venuta per me, ma per voi.’ I farisei chiedevano un segno a Gesù: eccolo questo segno.

Conclude l’Amministratore Apostolico: «Un funambulo su una corda per andare avanti non guarda verso la corda, guarda all’orizzonte e così rimane in equilibrio. Così dobbiamo fare nella nostra vita: non fissarci su quello che sta accadendo e ci fa soffrire ma guardare all’orizzonte della sofferenza di Gesù sulla croce che lo ha portato per noi alla risurrezione e anzitutto lo ha portato ad amarci fino in fondo.»

red

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Prossimo appuntamento: giovedì, 21.03.2024 – Il Vescovo Alain sarà al Monastero di Montserrat (E) per una settimana di esercizi spirituali. Si collegherà online dal Santuario mariano

Il vescovo Alain de Raemy | © archivio cath.ch
15 Marzo 2024 | 07:40
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