Nell’atto penitenziale della Messa al Phoenix Park di Dublino, in occasione del IX Incontro mondiale delle Famiglie, il Pontefice chiede, ancora una volta, perdono per gli abusi commessi in Irlanda da alcuni membri della Chiesa.
Irradiare la gioia dell’amore di Dio, portare la pace, essere di antidoto all’odio e perdonarsi perché senza il perdono, la famiglia gradualmente crolla: questi i capisaldi del discorso di Papa Francesco.
Seconda giornata per il Pontefice in Irlanda, in occasione del IX Incontro mondiale delle famiglie. Francesco visita il Santuario di Knock e guida la recita dell’Angelus davanti a 45 mila persone.
Papa Francesco visita la casa di accoglienza dei padri Cappuccini di Dublino testimoni di ascolto, vicinanza e perdono. Poi ad un centinaio di ospiti, poveri e senza tetto, dice grazie per la fiducia nella Chiesa e chiede loro di pregare per sacerdoti e vescovi.
Misure efficaci per debellare il crimine ripugnante dell'abuso sui minori, crisi migratoria, difesa della vita e della famiglia, pace duratura nel Paese, i temi al centro del primo discorso.
L’icona durante l’anno ha visitato tutte e ventisei le diocesi irlandesi, per invitare i cristiani a prepararsi con un percorso di riflessione e di preghiera.
Nella città che ospita in questi giorni l’Incontro Mondiale delle Famiglie cresce l’attesa per l’arrivo di Papa Francesco. Tweet del Pontefice sulla famiglia, «culla della vita e scuola di accoglienza e di amore».
Secondo il porporato, la «relazione personale» con Dio «non solo aiuta a guarire le ferite della vita in comune, ma consente anche agli sposi di trovare nell’amore di Dio la più profonda fonte di significato nelle loro vite».
Il segretario generale dell’incontro don Timothy Bartlett ha commentato che «non c’è da sorprendersi per questo interesse così incredibilmente grande: la famiglia è importante per tutti noi. Alla gente piace quello che dice Papa Francesco sulla famiglia e sulla Chiesa».
Secondo Lorenzo Trucco, presidente dell’Associazione italiana Studi Giuridici sull’Immigrazione, le conclusioni del Consiglio europeo confermano come l’orologio dei diritti umani rischi di tornare indietro.
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