Più di 5.300 persone hanno attraversato il confine tra la Siria e l’Iraq dall’inizio del conflitto, con oltre 500 nuovi arrivi al giorno negli ultimi sei giorni, la maggior parte da Ras-Al-Ayn e Qamishli.
«Mentre le violenze sono continuate nella città di Ras Al-Ain, la centrale idrica di Alouk nella città è fuori servizio da più di una settimana. La centrale, situata vicino ai combattimenti, fornisce acqua a quasi 400.000 persone, tra cui molti bambini». Lo dichiara Fran Equiza, rappresentante Unicef in Siria, in una nota sulle conseguenze del conflitto nel nord-est del Paese.
120 ore, cinque giorni: è questo il tempo della tregua, o della «pausa», nell’offensiva turca contro i miliziani curdi nel Nord della Siria, frutto dell’accordo raggiunto nella serata di ieri, 17 ottobre, ad Ankara tra il vicepresidente Usa, Mike Pence, il segretario di Stato Usa, Mike Pompeo, e il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan.
Secondo il governo del Kurdistan iracheno «almeno 130mila persone avrebbero abbandonato le proprie abitazioni nelle aree siriane interessate dal conflitto con Ankara e sarebbero ora vicine ai confini con l’Iraq. Al momento la frontiera con la Siria è chiusa ma qualora venisse aperta si stima che oltre 250mila persone in fuga potrebbero riversarsi tra il capoluogo del Kurdistan iracheno Erbil e la città di Duhok». Lo riferisce Aiuto alla Chiesa che Soffre che cita fonti della Chiesa locale.
Il segretario generale Cec esprime «grande preoccupazione» per la sorte della popolazione civile. Una nazione «oggetto di troppi conflitti». È tempo «per la pace, la tregua e il dialogo». Almeno 100mila civili in fuga dalle violenze. All’offensiva turca si sommano gli attacchi dell’Isis, che ha acquistato nuovo vigore.
Non c'è pace per la popolazione della Siria. Ad essere minacciati sono ora gli abitanti della parte nordorientale del Paese a causa dell'operazione militare turca contro le milizie curde che governano quel territorio. Cresce la mobilitazione internazionale, con Francia e Germania che hanno annunciato di bloccare l'esportazione di armi verso Ankara e gli Usa che hanno minacciato sanzioni, ma aumenta il bilancio delle vittime e degli sfollati. La preoccupazione del vicario apostolico di Aleppo, monsignor Kazen
Sono numeri terribili quelli che arrivano dal confine turco-siriano. L’offensiva di Ankara contro i curdi avrebbe già prodotto centinaia di vittime e migliaia di sfollati.
Oltre ai civili siriani del nord-est, nella zona sotto attacco in queste ore ci sono migliaia di donne e bambini che vivono nei campi per sfollati. Tre di questi campi ospitano famiglie siriane e irachene, e più di 9.000 bambini stranieri di 40 nazionalità diverse con presunti legami con l’Isis, che dipendono esclusivamente dagli aiuti umanitari per sopravvivere. Al momento i 3 campi riescono a far fronte alla situazione, ma ogni danno al sistema degli aiuti può mette a rischio la vita delle 90.000 che sono ospitate.
Oggi l’udienza fortemente voluta dal presidente turco, attorno alla quale è stato costruito il suo viaggio in Italia.
Si è aperto a Sochi, in Russia, il Congresso del Dialogo nazionale siriano. Mons. Antoine Audò. presidente di Caritas Siria: molto positiva «ogni cosa che aiuta il dialogo tra siriani».
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