Erdogan arriva in Vaticano: consonanza su Gerusalemme, non su curdi e diritti umani

Gerusalemme, ma non solo. Anche l’intervento armato contro i curdi e i problemi delle minoranze cristiane nel Paese. Sono questi i temi in agenda nell’incontro di questa mattina in Vaticano tra il presidente della Turchia, Recep Tayyip Erdogan e Papa Francesco. Le due recenti telefonate di Erdogan a Bergoglio, dello scorso dicembre, insieme all’udienza di oggi, sono significative per comprendere i riposizionamenti in corso. È passato infatti più di mezzo secolo dall’ultima visita di un capo di Stato turco Oltretevere: correva l’anno 1959 e l’allora presidente Celal Bayar fece visita a Giovanni XXIII, il Papa con un passato di diplomatico che aveva vissuto a Istanbul negli anni Trenta, costretto a girare per strada in abiti borghesi.

 

Nel novembre 2014, Francesco si è recato ad Ankara. E alcuni mesi dopo tra Santa Sede e governo turco era sceso il gelo a motivo di un intervento papale sul genocidio armeno. Ora Bergoglio torna ad essere un alleato importante per Erdogan, intento a riaffermare la sua leadership internazionale dopo il golpe dell’estate 2016 e la repressione che ne è seguita.

 

Nell’intervista con il direttore de La Stampa pubblicata ieri, il presidente turco ha affermato che al primo posto nell’agenda dei colloqui vaticani c’è «lo status di Gerusalemme», che «deve essere preservato, sulla base delle risoluzioni Onu, assicurando a musulmani, cristiani ed ebrei di vivere in pace, fianco a fianco. La comunità internazionale deve assumersi la responsabilità di assicurare la pace».

 

Lo scorso dicembre, l’annunciata decisione del presidente americano Donald Trump di trasferire l’ambasciata statunitense da Tel Aviv a Gerusalemme ha provocato una reazione unanime e contraria non soltanto nel mondo musulmano, ma anche delle diverse comunità cristiane del Medio Oriente. Il Papa ha parlato con il leader palestinese Abu Mazen, con il re giordano Abdallah II e ora ragionerà di questo a tu per tu anche con Erdogan.

 

Francesco ha espresso la sua preoccupazione per le decisioni unilaterali che rischiano di complicare ulteriormente il conflitto israelo-palestinese. Ed è evidente la sintonia di vedute con la tradizionale posizione vaticana sulla Città Santa, quella di uno «statuto internazionalmente garantito» per salvaguardare il carattere storico e religioso di Gerusalemme e il libero accesso per tutti ai Luoghi Santi.

 

L’udienza di oggi, attorno alla quale è stato costruito il viaggio del presidente turco in Italia, è stata fortemente voluta da Erdogan. E, com’è prassi consolidata Oltretevere, subito accordata. Ma se sullo status di Gerusalemme ci potrà essere consonanza, su altri temi nell’agenda vaticana dei colloqui emergeranno diversità di vedute: la Santa Sede è preoccupata per la campagna bellica contro i curdi (l’operazione «Ramo d’ulivo» ad Afrin), per sostenere la quale il governo turco ha preteso il sostegno scritto delle minoranze cristiane del Paese.

 

Già nel 2014, rivolgendosi ad Erdogan nel mastodontico palazzo presidenziale di Ankara appena inaugurato, Papa Francesco aveva ripetuto che «è lecito fermare l’aggressore ingiusto», ma questo va fatto «sempre nel rispetto del diritto internazionale», ricordando che «non è possibile affidare la risoluzione del problema alla sola risposta militare».

 

Oltre al tema del rispetto dei diritti umani, si affronteranno anche i problemi delle minoranze cristiane in Turchia e le difficoltà per il riconoscimento delle rare proprietà della Chiesa.

Andrea Tornielli – VaticanInsider

5 Febbraio 2018 | 11:15
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