Il Gesù misericordioso di santa Faustina
Ticino e Grigionitaliano

L'uomo prudente è quello che sa perdonare

Nel vangelo di domenica 13 settembre continua la pedagogia della misericordia da parte di Gesù. Dopo l’insegnamento e l’ammonimento, l’opera di misericordia spirituale sulla quale oggi la Chiesa ci invita a meditare è il perdonare le offese ricevute. Il comando del Signore non ci appare certo di facile attuazione: «[Perdona] fino a settanta volte sette» (Mt 18,22), cioè sempre, secondo l’espressione tipicamente biblica che vede il sette come il numero della perfezione. E dunque il perdono è azione propria dei perfetti, cioè di coloro che si incamminano sulla via della santità ad immagine di Dio: «Siate perfetti come perfetto è il Padre vostro» (Mt 5, 48).

Questo brano del vangelo rimanda anche ad una delle richieste che pronunciamo nella preghiera del Padrenostro, «rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori». Lo stesso linguaggio economico, quello del debito, ritorna infatti nella parabola che Gesù racconta a Simon Pietro per illustrare la relazione a tre termini che sussiste tra noi, il prossimo e Dio, ogni volta che riceviamo un male e siamo chiamati a perdonare.

Il debito che noi abbiamo nei confronti del Signore – «diecimila talenti» – è ben superiore al debito che il prossimo ha nei nostri riguardi – «cento talenti». Eppure, Dio non è precipitoso nel condannarci. Notiamo che l’atteggiamento del padrone nei confronti del servo – cioè di Dio nei confronti di ogni donna e uomo battezzato – presuppone la conoscenza dei suoi bisogni, dei suoi limiti: è scritto infatti che il servo rischiava la pena «poiché costui non era in grado di restituire». Dal perdono di Dio segue invece il perdono del prossimo: «Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?». Siamo quindi invitati a vedere il prossimo non con occhi pieni di facile rancore, ma con gli occhi divini. Perché il mio prossimo mi ha fatto del male? È in grado di restituirmi ciò che gli ho dato? E cioè: è in grado di comprendere il male che ha commesso, di comprendere come ripararlo, oppure devo chiedermi: quale mancanza e miseria affettiva, psicologica, intellettuale lo ha spinto a comportarsi in quel modo? È in fondo questo l’invito del Siracide nella prima lettura: «Ricorda i precetti e non odiare il prossimo, [ricorda] l’alleanza dell’Altissimo e dimentica gli errori altrui» (Sir 28, 7).

Facile a dirsi, naturalmente. Abbiamo una propensione istintiva a vendicarci dei torti subiti. Da qui, l’esigenza di un aiuto soprannaturale che la Chiesa ci indica nei doni dello Spirito Santo. Tra i sette doni, il dono del consiglio assume un’importanza centrale. Sant’Agostino (De Serm. Dom. in monte I, 4, 11) nota un parallelismo tra la richiesta del Padrenostro che abbiamo citato sopra, la beatitudine evangelica che dice «Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia» (Mt 5,7) e il dono del consiglio. Questo dono soprannaturale si applica alla virtù della prudenza. In effetti, il prudente – tra le altre cose – è anche colui che riesce a giudicare bene le azioni del prossimo, per reagire ad esse altrettanto bene. L’uomo prudente è un uomo che sa perdonare.

Gaetano Masciullo

Il Gesù misericordioso di santa Faustina | © vaticanmedia
13 Settembre 2020 | 06:47
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