Le apparizioni del Risorto tra stupore, gioia e turbamento

Il vangelo di questa domenica ci riporta alla sera della Domenica di Resurrezione. L’evento narrato si verifica subito dopo il ritorno da Emmaus di due discepoli, Cleopa e un suo amico, così come narrato dall’attento evangelista Luca (cfr. Lc 24, 13-33). Dovevano essere presumibilmente circa le ore otto o nove della sera. Gesù era già apparso a Maria Maddalena quella mattina (cfr. Gv 20, 18), ma gli Apostoli non avevano prestato fede alle sue parole. Dopodiché, come sappiamo dalla fugace testimonianza evangelica, il Signore apparve anche a Pietro, probabilmente subito dopo quello «spezzare del pane» di fronte agli occhi stupiti dei due discepoli di Emmaus, quando «egli sparì dalla loro vista» (Lc 24, 31).

E infatti, appena tornati a Gerusalemme, Cleopa e l’amico non fecero in tempo a dare la propria testimonianza: trovarono gli apostoli in commozione ed eccitamento per la testimonianza di Pietro – nonostante il timore dei Sinedristi che davano loro la caccia – i quali andarono incontro ai due facendo a gara per annunciare: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!» (Lc 24, 34). Dopodiché, anche i due di Emmaus raccontarono di come il Signore era apparso loro in campagna, lungo la via di casa, e di come aveva addirittura condiviso con loro l’Eucarestia, ma questa testimonianza doveva suonare come sgradita e infatti un altro evangelista ci dice che «neanche a loro vollero credere» (Mc 16,13). Per quale ragione, infatti, il Signore dovrebbe essere apparso a due discepoli minori prima che agli Undici? Una certa invidia dovette risuonare nell’animo dei già scossi apostoli.

Ma quella giornata non poteva concludersi senza la certezza della Resurrezione. L’evento narrato da Lc 24, 35-48 è lo stesso dunque di quello proclamato da Gv 20, 19-25, brano che abbiamo ascoltato domenica scorsa. I due evangelisti, tuttavia, evidentemente dotati di due sensibilità diverse, mettono in luce aspetti diversi dello stesso evento. Giovanni, pur sottolineando l’ostensione delle stimmate e il compito missionario e sacramentale assegnato agli Undici, si sofferma sull’assenza di Tommaso. Luca, invece, da buon medico qual è, si sofferma su altri aspetti di quella prima apparizione del Risorto al consesso apostolico. Tralascia l’assenza di Tommaso e si sofferma su altri particolari, primo tra tutti la corporeità del Risorto.

Certamente anche Giovanni parla delle stimmate, ma Luca ci offre una descrizione più vivida. Gli apostoli pensarono di vedere un fantasma, uno spirito dello Sheol, ma Gesù insisteva con tono affettuoso: «Perché siete turbati e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate: un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho!» (Lc 24, 38-39). Ma gli apostoli erano così scossi che «per la grande gioia ancora non credevano» (Lc 24, 41). Ed ecco un altro grande segno della corporeità: Gesù chiese del cibo e mangiò una porzione di pesce di fronte a essi. L’evangelista Luca si ricollega poi all’apparizione di Gesù ai discepoli di Emmaus, alla cui testimonianza gli apostoli non avevano creduto. Infatti, Gesù aveva spiegato le profezie bibliche lungo la strada di Emmaus e lo stesso fece con gli Undici: «Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture» (Lc 24, 45). Tutta la storia sacra trova infatti il compimento nel giorno di Pasqua, giorno di vittoria sul peccato e sulla morte.

Gaetano Masciullo

18 Aprile 2021 | 06:14
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