Ticino e Grigionitaliano

L'uomo e il Tempo. Allo spazio espositivo «La cornice» di Lugano una nuova mostra di Bruno Bordoli

«Una semplificazione espressiva che si fa avventura spirituale». È questa la definizione data dal critico d’arte Alberto Longatti all’arte di Bruno Bordoli e, in particolare, ai nuovi quadi esposti fino a fine novembre presso la Galleria «La Cornice», in via Alberto Giacometti 1, a Lugano.

Una riflessione figurata sul Tempo

Bordoli, artista di Porlezza, si è più volte occupato – in oltre 50 anni di attività di cui avevamo già trattato sia su catt.ch che dalle pagine di Catholica – di tematiche esistenziali e religiose, tra cui una Bibbia interamente illustrata; in questo caso dedica l’esposizione a figure e paesaggi volti a indurre una riflessione su un tema altrettanto ricorrente nella sua opera: il Tempo. «Vi ho lavorato da aprile del ›22 ad aprile del ’23, in un anno», ci spiega sul luogo della mostra. «Ho inteso i miei quadri come un polittico, una storia del tempo, per mostrare il contrasto tra il tempo dell’uomo e della natura e infine realizzare la transitorietà del vivere. Da qui le mie figure, che più che uomini sembrano ombre in dissolvenza».

Una sola arte per tante domande

«Sono temi che ho sempre privilegiato: il presente che è subito passato e il futuro che è del tutto incerto; è un’ipotesi. L’uomo è sospeso tra un battito di palpebre. Sullo sfondo di una domanda: chi siamo e dove andiamo? Penso che l’uomo non debba mai perdere di vista questa domanda fondamentale sul suo destino. Oggi in modo particolare, tempo nel quale la guerra, la fame, la divisione tra i popoli cercano di rubarci la speranza. Inoltre, l’arte, per come la intendo deve farsi carico di una riflessione sul progresso tecnologico: che ne sarà del concetto di tempo e di realtà a fronte dell’evoluzione dell’Intelligenza Artificiale? Così riflettere sul Tempo è riflettere per me sulla contemporaneità».

Ma come pensare in modo davvero costruttivo al futuro? «Con la fede. L’uomo, finito, che non perde di vista l’infinito. Gli angeli, figure che amo altrettanto dipingere, esseri eterni, ci richiamano a questo. L’arte deve continuare a occuparsi di questi temi. Senza dare risposte ma suscitando almeno quesiti».

Un quadro in particolare ci colpisce: «Vorrei rappresentare l’uomo intento ad abbracciare e a lasciarsi abbracciare dal cosmo. Sono simboli. A volte dipingo una strada che si sdoppia: a seconda del senso impiegato per percorrerla, la vedremo dividersi oppure ricongiungersi. Mi piace pensare che l’interpretazione finale sia del visitatore. Per me ciò che conta è descrivere le sfumature della vita, le varie possibilità: dalla luce all’ombra o dall’ombra alla luce».

Il titolo pensato per la mostra è «Addii»: «Dare addio cioè a una realtà che sta finendo, da un punto di vista ecologico, dei rapporti umani compromessi dalla guerra e dalle difficoltà di convivenza, come ci ricorda il Papa, la terza guerra mondiale a pezzi. Un mondo che così come è non possiamo più sperare di veder continuare. La realtà non potrà più riprodursi nello stesso modo. Anche la tecnologia sta facendo passi enormi. Dovremo abituarci a uno scenario radicalmente cambiato, molto presto. Recuperando tuttavia una dimensione di trascendenza, credo si possa «contenere» il cambiamento quando negativo. E con essa un’arte etica, che aiuti a mantenere l’attenzione sulla dignità dell’uomo».

Le «didascalie poetiche» di Gilberto Isella

I quadri di Bordoli sono accompagnati da un catalogo che propone alcune «didascalie poetiche» composte da Gilberto Isella, con cui per altro, già in altre occasioni e in particolare per la plaquette «Trittico cristiano» Bordoli aveva collaborato. Poeticamente tradotte, le figure di Bordoli diventano così «divergenti forme dello spirito» di fronte a un «Essere al suo stremo»; l’incedere dei personaggi, circondati di colori scuri, è «cupo». Gli uomini «allungano la presa su un forse irredemibile domani», ascoltando «l’incostante pace». Il mondo iselliano, riflesso del mondo contemporaneo, è dunque «a digiuno»: di trascendenza, di profezia, del divino. Ma solo apparentemente: un Angelo sparuto infatti «medita sull’attimo dove lo sguardo perfetto permane», ridando speranza all’ «umile disco della vita». È l’umanità di Cristo a palesarsi infine e a mostrare all’uomo un nuovo tracciato percorribile: quella «croce che dilata il suo cuore». Mentre gli occhi dell’uomo attendono «misericordia», un’ «onda audace di cielo» cala infine nell’animo umano, orientandone la vita.

La mostra è visitabile fino al 23 dicembre nello spazio espositivo «La Cornice», nei seguenti orari: dal lunedì al venerdì, dalle 8 alle 12 e dalle 14 alle 18.30; il sabato dalle 9 alle 12.

Per ulteriori informazioni: lacornicelugano@bluewin.ch.

LQ

| © catt
12 Dicembre 2023 | 10:56
Tempo di lettura: ca. 3 min.
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