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La «Bibbia illustrata» di Bruno Bordoli alla Facoltà di teologia di Lugano. Intervista all'artista

Definire l’arte di Bruno Bordoli, pittore autodidatta di Porlezza, è difficile: bella, intuitiva e di rara profondità. È da oltre mezzo secolo che l’autore vi si dedica. Variegato l’elenco delle pubblicazioni che ne sono nate: Bordoli ha illustrato testi di Testori, Kafka, Manzoni, Goethe, Turoldo, fino all’«Inferno» di Dante e, più di recente, al «Trittico cristiano» di Gilberto Isella. Ma l’ultimo suo lavoro, durato ben sei anni, è l’illustrazione dell’Antico e del Nuovo Testamento; come dice il curatore dei due volumi Jean Blanchaert nella sua prefazione si tratta di «380 tavole di sconvolgente espressività le cui immagini sembrano arrivare da una profondità inconscia». L’opera verrà presentata alla Facoltà di Teologia di Lugano mercoledì prossimo (vedi sotto).

Dipingere per comprendersi

Lui, Bordoli, dipinge la Bibbia perché «è un testo fondamentale della nostra cultura», anche se non ama dire di aver «illustrato» la Bibbia, piuttosto di averla «interpretata secondo lo stato d’animo del momento». La sua arte è impressionista, «coglie l’attimo » o meglio: «coglie il mio sguardo sul testo sacro in un dato istante; dipingere è in primis un’indagine su me stesso». «Non essendo un biblista ho cercato un altro approccio alla Parola. L’unica fonte a cui potevo attingere era la mia interiorità. Non nascondo di aver incontrato anche delle difficoltà: essendo stato realizzato questo lavoro su più anni ho dovuto fare il conto con il mio io che cambiava. Non sarei più in grado, adesso, di rifare questi disegni nello stesso modo».

Affacciarsi al Mistero

Disegni ad olio per i quali Bordoli spera un giorno di poter trovare uno spazio espositivo permanente e che diventano dunque un’istantanea, un fermoimmagine di un uomo che, anche con i suoi limiti e le sue fragilità, si affaccia timidamente sul Mistero, lo contempla, quindi lo restituisce come meglio sa fare: con i pennelli. Il risultato è un percorso ad immagini che ti «prende per mano», ti conduce negli anfratti della tua esistenza. «Non voglio che la gente cerchi Bruno Bordoli dentro queste immagini, ma che si interroghi sul proprio rapporto con la Bibbia». È la tecnica espressionista, a cui tuttavia Bordoli dà un significato molto più profondo; parla di un gesto di «accoglienza» della Parola: «A un testo come la Bibbia non puoi aggiungere niente; puoi solo accettare o rifiutare quanto ci trovi scritto. L’accettazione o il rifiuto possono passare per una crisi personale , che la pittura aiuta a tradurre. Ma non ho fatto un lavoro didattico o didascalico; mi sono espresso su qualcosa che mi ha toccato».

Le immagini come «finestre»

Per Bordoli, che si ispira a Goja, alle opere di Bosch ma anche alla pittura di Emil Nolde – coloro che hanno avuto il «coraggio di accostarsi in modo personale alle tematiche religiose » – le domande sono le stesse del «povero Paul Gauguin», nel suo celebre dipinto del 1897: «Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo?». «La Bibbia – conclude Bordoli – non dà risposte, dà un sacco di domande a cui tu devi dare una risposta. La pennellata non deve essere bella ma viva, ad esprimere delle immagini che sono finestre sul Mistero. Dobbiamo tutto a questo Mistero, che forse non occorre neanche definire».

Con Bordoli alla FTL l’11 dicembre

I due volumi che compongono «La Bibbia illustrata» di Bruno Bordoli, editi da Electa e curati da Jean Blanchaert, verranno presentati mercoledì prossimo, 11 dicembre, alle ore 18.30 nell’aula multiuso della Facoltà di Teologia di Lugano (via Giuseppe Buffi 13). Interverranno: Azzolino Chiappini, Fra’ Paolo Garuti, Jean Blanchaert, Rinaldo Invernizzi e l’autore.

Laura Quadri

7 Dicembre 2019 | 12:31
Tempo di lettura: ca. 2 min.
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