Ticino e Grigionitaliano

Lo sguardo di Carlo Luigi Caimi sul dramma dell’aborto: «Bisogna tornare a parlarne per offrire delle alternative»

Ci sono ancora donne, in Ticino, che ricorrono a un’interruzione volontaria di gravidanza perché si trovano confrontate con una gravidanza non programmata o in una situazione di fragilità, anche se il tema non sembra più essere d’attualità. «Dopo un periodo di relativa stabilità, nel 2020 il numero degli aborti volontari è tornato a crescere (+7.1%) e secondo me aumenterà ancora, perché purtroppo di questo tema non si parla più», ci dice Carlo Luigi Caimi, presidente di Sì alla vita, associazione attiva da 47 anni nel sostegno alla vita nascente e alle famiglie in difficoltà. «Sembra sia diventato di nuovo un tabù: è un argomento delicato, che ancora oggi fa calare il silenzio se sollevato, ma è importante farlo, perché ignorarlo significa non offrire alternative a queste donne che si trovano in una situazione difficile». Un rimprovero Carlo Luigi Caimi lo rivolge anche alla Chiesa svizzera e luganese, a cui sta a cuore la salvaguardia della vita, «ma pure qui non si parla a sufficienza di questo tema».

Il dibattito pubblico mette spesso in contrapposizione il diritto della donna all’autodeterminazione e il diritto del bambino a nascere. «In realtà non sono affatto due cose contrapposte: aspettare un bambino non è una malattia, è una cosa bella, al di là delle difficoltà che ci possono essere. Tutto sta nell’approccio con il quale si affrontano i problemi: le soluzioni si trovano, con la necessaria positività».

Le storie di chi decide di far nascere il suo bambino hanno spesso un lieto fine, pur nella fatica e con condizioni di partenza difficili, come ad esempio nella vicenda raccontata nella trasmissione Strada Regina andata in onda lo scorso 4 dicembre, nella quale i bambini erano addirittura tre. Ciò non ha impedito alla mamma di fare una scelta per la vita, della quale non si è pentita, anzi. «Ci sono donne che si trovano di fronte ad una gravidanza inattesa, altre che l’hanno cercata senza la necessaria consapevolezza o pensando di salvare un rapporto in crisi, a cui si sommano altre problematiche come una debole o addirittura assente formazione, lavoro precario, mancanza di risorse economiche, contesti familiari e sociali fragili o che non dimostrano comprensione, partner assente che non si assume le proprie responsabilità, mancanza di persone di riferimento: tutta una serie di ragioni che spingerebbero verso un’interruzione di gravidanza. Ma l’alternativa c’è», ci dice convinto Carlo Luigi Caimi.

L’associazione Sì alla vita accoglie queste donne e famiglie e, attingendo alle risorse presenti sul territorio e a mezzi propri, attiva attorno a loro una rete di sostegno finanziario, sociale, legale, educativo per accompagnarle in questo cammino, se decidono di seguirlo. Ma prima di tutto l’importante è non lasciarle sole di fronte ad una situazione che sembra loro insormontabile.

L’associazione Sì alla vita può operare grazie al sostegno dei suoi suoi soci, alle donazioni e anche ad offerte in natura, come ad esempio vestiti per neonati, carrozzine, lettini, ecc.

Info: www.siallavita.org


I dati sull’interruzione di gravidanza

Nel 2020 le cifre sono tornate a salire

Gli ultimi dati disponibili attualmente e pubblicati dal Consiglio di Stato riguardano il 2020 e indicano che sono state 302 le donne ricorse a un’interruzione volontaria di gravidanza, 20 in più rispetto al 2019. Coprono tutte le fasce d’età: coinvolgono ragazze sotto i 20 anni (29), donne fra i 20 e i 24 anni (50), fra i 25 e i 29 anni (60) fra i 30 e i 34 anni (59), tra i 35 e 39 anni (64), fra i 40e i 44 anni (34) e sopra i 45 anni (6). Le donne residenti in Ticino erano 281 (166 svizzere e 115 di altra nazionalità), mentre 9 erano residenti nel resto della Svizzera e 12 all’estero. Se l’interruzione di gravidanza avviene entro la 12ma settimana di gestazione non è necessario indicare la motivazione. Diverso il caso se la scelta viene effettuata oltre questo termine. Nel 2020, la decisione oltre il termine è stata presa da 11 donne che hanno riportato motivazioni di tipo psico-sociale e psichiatrico o dovute a una malformazione del bambino. L’evoluzione dell’interruzione volontaria della gravidanza in Ticino dal 2003 indica una significativa diminuzione. Fino al 2011 erano il doppio rispetto ad oggi. «La nostra speranza è che si torni a mettere il tema al centro delle discussioni, altrimenti temo che le cifre torneranno a salire», ci dice Carlo Luigi Caimi.

Il 21 marzo, la prima Giornata sulla vita

Intanto, il Dipartimento della sanità e della socialità ha recentemente concretizzato un’idea promossa dal Gran Consiglio e ha lanciato la prima Giornata cantonale sulla vita, che quest’anno si svolgerà il 21 marzo. «Accogliamo positivamente questa iniziativa, anche se al momento non abbiamo ancora informazioni su tema e programma», rivela Carlo Luigi Caimi. La speranza è che possa essere un’occasione anche per riflettere sull’importanza della salvaguardia della vita.


Katia Guerra

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1 Marzo 2022 | 14:00
Tempo di lettura: ca. 3 min.
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