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Ticino e Grigionitaliano

In un nuovo volume la storia religiosa di Bioggio

Bioggio, la sua storia, la sua arte, dalle prime tracce della cristianità fino ai giorni nostri. Tale l’ambizioso viaggio proposto ai lettori da Agostino Lurati, nel suo nuovo volume – il secondo dedicato al paese – intitolato «Storia religiosa di Bioggio» (ed.Arte e comunicazione).

Signor Lurati, cosa l’ha spinta a dare la luce a questo nuovo volume?

Anzitutto l’amore per il mio paese a cui si aggiunge la volontà di tramandare ai posteri una storia completa della nostra religiosità, divulgando le molteplici informazioni accumulate durante la mia esistenza, arricchite poi dagli indispensabili approfondimenti. Ho poi voluto conferire a questo lavoro la caratteristica di un addio alla mia vita terrena, guardando all’aldilà. Fin che viviamo siamo in esilio e non per nulla inizio la mia riflessione con un versetto del salmo 136. Noi abbiamo tre vite: una nel grembo materno, la seconda è quella attuale che ci introduce nella terza, la vita eterna.

Quali sono le prime tracce di cristianità a Bioggio e dintorni?

Bioggio figura fra i primi insediamenti cristiani sorti in epoca romana (V secolo). La prima aula cristiana venne costruita proprio nello stesso luogo dove poi si svilupparono le altre chiese fino al XVIII secolo, senza sovrapporsi agli edifici pagani, come spesso è avvenuto. È probabile che i due culti continuarono a convivere pacificamente per alcuni decenni. È commovente la cura con cui vennero conservati i resti del tempio di Giove-Nennico ritrovati ben allineati nella stessa fossa.

Attraverso quali tappe – le principali – evolve il rapporto degli abitanti di Bioggio con la fede (quando vengono costruite le prime opere, le chiese del paese, etc.)?

I Franchi arrivarono da noi nell’anno 590, come ben si deduce dalla Historia francorum di San Gregorio di Tours. Dopo aver costruito la loro cittadella sui resti della mansio romana, all’inizio del VII secolo questi aggiunsero la prima abside all’aula cristiana, forse già dedicandola ai SS. Maurizio e a Compagni Martiri Tebani. Numerosi gli interventi che seguirono: l’edificio più importante data dell’XI secolo, nel XIV secolo vennero aggiunte due navate laterali che in pratica ne raddoppiarono la superficie, ed infine in età barocca l’edificio venne ampliato, per poi essere demolito verso l’anno 1778. Da notare che, sempre ad opera dei Franchi, nel settimo secolo sorse la chiesa lignea di Sant’Ilario Vescovo di Poitiers sul colle sovrastante il paese, luogo di osservazione strategico. Questa venne rifatta una cinquantina di anni dopo con l’abside in muratura e la parte dei fedeli in legno, per poi far posto alla chiesa carolingia tutta in muratura alla quale venne poi aggiunta l’aula dei fedeli e qualche anno più tardi (nel XVI secolo) tutto l’edificio assunse le caratteristiche barocche odierne. Quest’ultima trasformazione avvenne subito dopo il Concilio di Trento e, da allora, questo antico luogo di culto venne definito «Santuario» e divenne meta di numerosi pellegrinaggi. Chiaro l’influsso della Controriforma sulla scelta del Vescovo Archinti che la visitò per ben due volte in breve tempo. Il nostro Vescovo Eugenio volle tenere il primo dies academicus del neocostituito Istituto di Teologia proprio il 13 gennaio, il dies natalis del Patrono.

Cosa sappiamo della devozione locale (Santi venerati per la maggior parte, storie e leggende)?

Il termine «leggende» lo scarterei subito, almeno per quanto riguarda Bioggio. Attorno ai Santi Maurizio e Compagni della Legione Tebea possono essere nate interpretazioni diverse, ma qualcosa di veramente tragico è sicuramente avvenuto nell’antica Agaunum. E certo che il fatto che fu proprio nell’anno 590 che il già menzionato Gregorio di Tours, nella ricostruzione della sua Cattedrale, rinvenne sotto una pietra del deambulatorio le reliquie di questi Martiri, posti in una cassetta d’argento che risultava scomparsa, potrebbe far nascere dei dubbi. È comunque un fatto curioso che ciò avvenne proprio nello stesso anno del loro arrivo da noi. Coincidenza pura? Il culto era comunque già iniziato prima con i Burgundi quando il loro Re S. Sigismondo fondò l’Abbazia vallesana istituendo la Laus perennis, ma questo rinvenimento contribuì ad estenderne la devozione e i Franchi presenti a Bioggio ne fecero subito tesoro.

Nella chiesa santuario di Sant’Ilario ecco poi raffigurati e venerati, oltre al Patrono, i Santi Vescovi Martino di Tours, Liborio di Le Mans, Lupo di Sens, Massimino di Treviri e l’Imperatrice Elena, in adorazione della vera croce, la quale visse in quella piccola Roma della Renania Palatinato al tempo di Massimino. Ad eccezione di San Lupo, gli altri menzionati sono vissuti al tempo di Sant’Ilario o poco dopo. Questi fu Vescovo di Sens (Yonne) nel VI secolo e divenne famoso per il fatto di aver trovato nel ciborio, durante la distribuzione dell’Eucaristia, una pietra preziosissima che poi venne incastonata nella corona dei re di Francia.

Nella frazione di Gaggio è pure venerato San Rocco, ma questi non rientra nel legame franco ma venne introdotto durante la peste di San Carlo.

Quanto al rapporto tra arte e fede, chi furono gli artisti più noti attivi sul territorio?

Vorrei anzitutto menzionare l’architetto del nuovo tempio neoclassico che sorse di fronte alla chiesa barocca demolita e di essa rimane solo il campanile. La sua progettazione è opera di Carlo Gerolamo Maria Grossi (Bioggio 1749-Arezzo 1809) che, dopo aver frequentato a Vienna la neo-costituita accademia militare Theresianum voluto da Maria Teresa per i nobili di prima classe, dove ottenne il diploma in matematica e ingegneria, conseguì a Torino il diploma in architettura. Era allora parroco don Domenico Staffieri quando il progetto venne approvato dall’assemblea dei vicini nel 1776. Il nostro architetto lasciò Bioggio in quell’anno per Modena e nel 1779 vestì l’abito dei Carmelitani Scalzi di Toscana dove divenne provinciale per ben due mandati, morendo in concetto di santità.

In quanto agli artisti troviamo parecchi Staffieri, Taglioni, Rossi, Gianinazzi e Balestra, fratelli dell’illustre don Serafino, poliedrica figura di sacerdote, restauratore, epigrafista e filantropo. Giuseppe Reina di Savosa affrescò la volta. Mentre l’altare maggiore fu ideato dallo stesso Grossi, l’altare di sinistra proviene da Pavia, molto probabilmente dal monastero di Teodote, compresa l’icona di Simone Peterzano, uno dei dipinti più importanti in Ticino,. Questi fu allievo del Tiziano e maestro del Caravaggio: quindi un grande fra due grandi. I conti Rusca di Trivolzio fecero erigere l’altare di destra che reca la loro arma.

Ci sono aspetti curiosi della sua ricerca, che l’hanno sorpresa?

Nella ricerca vi sono degli aspetti curiosi e sorprendenti ed occorre non solo guardare e descrivere quanto si vede ma, specie per i dipinti, cercare di entrare in essi e scoprire ciò che l’artista esige sia interpretato da noi. Personalmente ho fatto l’esperienza con il famoso dipinto di Simone Peterzano già menzionato. Cito un altro esempio: l’adorazione dei Magi a Sant’Ilario mi ha sempre colpito in molti particolari e mi posi parecchi «perché», dei «perché» che vanno scoperti e che descrivo nel libro.

Nel Novecento come si trasforma il territorio?

Il territorio è sempre mutato oggi come in ogni altra epoca. Nel novecento si è assistito ad una mutazione molto più celere. Il cristiano deve in ogni caso guardare al futuro con serenità e affidarsi al volere di un Padre buono e misericordioso e non ad un Padre grande e terribile. In fondo, anche i fatti spiacevoli del nostro tempo servono a far maturare la nostra fede.

Quale auspicio ha per i lettori che la leggeranno?

Nel mio studio ho accennato al labirinto medievale. Lo si percorre per raggiungere il centro: a volte ti sembra di essere vicino alla meta, a volte hai l’impressione di uscirne. Alla fine però il centro è tuo. Così è la nostra vita: a volte prendiamo la strada giusta, a volte ci smarriamo in una scorciatoia sbagliata, ma alla fine ci viene incontro il Volto di Dio, l’Alfa e l’Omega. A questo punto potremo finalmente cantare con gioia il salmo 125.

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13 Aprile 2024 | 07:00
Tempo di lettura: ca. 5 min.
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