4.11.1975, udienza privata di mons. Del-Pietro con Paolo VI
Ticino e Grigionitaliano

La dottrina sociale della Chiesa per i lavoratori in Ticino

L’Organizzazione cristiano-sociale ticinese venne fondata nel corso di un congresso a Bellinzona il 18 maggio 1919, in seguito allo sciopero generale dell’anno prima che aveva fatto emergere esigenze nuove dal punto di vista dei lavoratori. Nel 1929 il giovane don Del-Pietro (1906-77) diventa segretario cantonale dell’organizzazione e insieme ai suoi collaboratori riesce a rilanciare il sindacato, a dotarlo di servizi utili per i lavoratori (cassa disoccupazione, cassa malati, consulenza legale, segretariato femminile, colonie di vacanze e altro ancora) e a radicarlo sul territorio, aprendo una serie di sedi regionali.

Quest’anno questa poliedrica realtà festeggia i suoi 100 anni, durante i quali è stata a fianco di tutti i lavoratori ticinesi, per offrire loro consulenza e assistenza concreta. «L’OCST rappresenta un caso particolare, infatti negli altri cantoni i sindacati più rappresentativi sono quelli legati all’Unione Sindacale Svizzera. In un contesto di grande secolarizzazione, la presenza di un sindacato che cerca di mantenere nei suoi principi quelli legati all’insegnamento sociale della Chiesa costituisce un fatto originale. Rappresentiamo una presenza nel sociale con un profilo, un’identità e un metodo di lavoro ben caratterizzati», spiega lo storico Alberto Gandolla.

corteo del sindacato a Lugano, per il congresso del 25.9.1938

Per seguire al meglio i lavoratori bisogna però essere in grado di dialogare con i tempi che corrono e l’OCST ha sempre corrisposto le aspettative: «Un secolo fa – prosegue Gandolla – il Ticino era ancora in grande parte un cantone rurale e di emigrazione. Con il boom economico del dopoguerra ci siamo modernizzati, in parte industrializzati e si è sviluppato un terziario cittadino molto vasto e differenziato. Insieme alle nuove tecnologie, adesso stiamo entrando nella nuova rivoluzione legata alla digitalizzazione. Il rapporto tra capitale e lavoro si è deteriorato: il mercato del lavoro oggi è veramente precario e difficile. Le esigenze dei lavoratori sono sempre quelle (condizioni dignitose, un positivo rapporto fra professione e famiglia, possibilità di crescere nell’esperienza lavorativa) ma risentono pesantemente degli odierni cambiamenti legati alla globalizzazione. Il sindacato deve riprogettarsi per riuscire ad accompagnarli in questa delicata fase di sviluppo sociale ed economico».

Ma concretamente, cosa significa? A quali strumenti fa ricorso l’OCST? «Il metodo è quello fondamentale del dialogo, del confronto e della contrattazione, non escluso il ricorso alla mobilitazione e allo sciopero quando necessario». I principi, dunque, seguendo la dottrina sociale della Chiesa che mira a uno sviluppo autentico della persona, sono la ricerca del bene comune, la solidarietà e la sussidiarietà, anche se «oggi non vi sono più personaggi carismatici come mons. Del-Pietro; occorre quindi un importante lavoro di équipe e una formazione continua dei quadri del sindacato per poter affrontare le nuove sfide».

Come guarda dunque al futuro l’OCST? Lo chiediamo al suo Segretario generale, Renato Ricciardi: «Riassumo le prospettive future per l’OCST in una parola per noi centrale: contrattazione. Passa tutto da qui: la lotta al dumping salariale, la conquista di nuovi diritti, la regolarizzazione di settori che oggi appaiono come un sottobosco selvaggio, la risoluzione di applicazioni distorte della libera circolazione delle persone». La storia dimostra che questa è una strada vincente: ogni risultato positivo per i lavoratori lo si è raggiunto costruendo un rapporto di stima reciproca con la controparte e con le autorità. «Certo e, concretamente, significa principalmente tre cose: costruire, denunciare, accompagnare. Si ascolta il problema del lavoratore e si cerca di risolvere il contenzioso con il datore di lavoro (costruendo appunto un bene comune). Laddove vi sono chiare lesioni dei diritti del lavoratore è necessario denunciare, come dimostrano le pratiche che ogni anno si accolla la nostra assistenza giuridica. Infine è necessario accompagnare il lavoratore in tutte le fasi della sua vita, costruendo con lui un dialogo ed un rapporto anche quando le cose sembrano andare bene così come quando insorgono contesti spiacevoli come la disoccupazione. Per questo OCST ha sviluppato molti servizi, proprio per accompagnare il lavoratore in ogni fase della sua vita sociale».

Con un riguardo speciale per le donne e i giovani… «Sì, anche perché i giovani oggi devono imparare a puntare molto sulla formazione che dovrà essere continua nel percorso lavorativo, rimettendosi in discussione ogni volta. Se dovessi scegliere tre parole per descrivere il mondo del lavoro con un focus sui giovani sceglierei proprio queste: formazione, percorso, flessibilità. Mentre la via maestra per aiutare le donne è per noi la contrattazione collettiva che non deve più discutere unicamente di salari, ma deve porre l’attenzione sul problema della conciliabilità donna-lavoro tramite strumenti moderni quali nuovi congedi per l’assistenza dei figli, il potenziamento del congedo di maternità, l’introduzione del congedo di paternità, nuove forme di welfare aziendale (asili nido, telelavoro.)».

gruppo femminile, colonia estiva al San Bernardino (inizio anni 60)

Tutto questo seguendo un credo preciso: «il lavoro è salute mentale, è crescita culturale, è realizzazione. Lo ha ricordato bene Papa Francesco nel suo discorso a Genova il 27 maggio del 2017: «La mancanza di lavoro è molto di più del venire meno di una sorgente di reddito per poter vivere. Il lavoro è anche questo, ma è molto di più. Lavorando noi diventiamo più persona, la nostra umanità fiorisce, i giovani diventano adulti soltanto lavorando»».

Laura Quadri

4.11.1975, udienza privata di mons. Del-Pietro con Paolo VI
11 Maggio 2019 | 13:06
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