Cambiamento climatico
Internazionale

Knecht di «Azione Quaresimale» dopo la Conferenza ONU sul clima

di Corinne Zaugg

Non sono bastati 15 giorni di lavori alla COP28, la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici riunitasi a Dubai, per elaborare un documento finale che mettesse d’accordo tutti. E se fino a poche ore dal termine dell’incontro si sussurrava di un summit deludente, se non del tutto fallimentare, nel corso di un riunione plenaria convocata in extremis dal presidente della COP 28, il sultano Al Jabar, è stato comunque possibile strappare un consenso formale che mettesse d’accordo i 197 Stati più l’Unione europea, e licenziasse un bozza dove alle parti venisse richiesto di fare una serie di azioni, tra cui «la transizione fuori dai combustibili fossili, in un orizzonte temporale definito». Se per il sultano si tratta di un «accordo storico», il documento finale è stato accolto con meno entusiasmo da tante delegazioni presenti.

David Knecht di "Azione Quaresimale"
David Knecht di «Azione Quaresimale».

Per esempio da David Knecht, specialista responsabile della campagna «Energia e giustizia climatica » per «Azione Quaresimale» che abbiamo sentito mentre stava rientrando da Dubai. «Non siamo soddisfatti di questo accordo», ha detto Knecht. «È troppo poco ambizioso e non risponde come dovrebbe alla grande urgenza di mantenere a tutti i costi l’innalzamento delle temperature entro 1,5 gradi».

Non sufficiente, ma tuttavia neppure totalmente fallimentare…

«Diciamo che si tratta di un piccolo passo nella giusta direzione. Un passo che dobbiamo ora sfruttare per fare pressione sul nostro Governo per uscire quanto prima e in maniera completa dalle energie fossili a livello nazionale. I poveri non possono più aspettare!».

La vostra preoccupazione va soprattutto a loro?

«Sì, soprattutto per loro sarebbe stato necessario fare un passo più coraggioso e prevedere un passaggio rapido, concreto e sostenuto da misure finanziarie adeguate, dalle energie fossili a quelle rinnovabili».

Si può comunque dire che con questo documento inizia ( seppur timidamente) l’era delle energie rinnovabili?

«Direi piuttosto che è il tempo delle energie fossili che sta volgendo al termine. E su questo vorremmo ora iniziare a costruire con i nostri partner. E vorremmo anche incoraggiare tutti gli Stati a voler il più rapidamente possibile tradurre in realtà la decisione presa qui a Dubai».

Sul fatto che questi incontri siano davvero il luogo in cui si incontrano coloro che hanno a cuore la salvezza del pianeta, David Knecht nutre alcuni dubbi…

«Sicuramente non è questo l’obiettivo di tutti i partecipanti alla COP28 (a questa edizione hanno partecipato oltre 100’000 persone, n.d.r.). In molti erano presenti per salvaguardare innanzi tutto i propri interessi: e qui in particolare penso ai rappresentati dell’industria fossile. E quest’anno questi ultimi erano molto ben rappresentati! D’altra parte abbiamo però anche assistito ad una grande mobilitazione della società civile: dei giovani e anche delle popolazioni indigene».

Al summit negli Emirati Arabi avrebbe dovuto partecipare – e sarebbe stata la prima volta per un pontefice – anche il Pontefice. Purtroppo l’influenza lo ha trattenuto a Roma. È stato comunque rappresentato dal cardinal Pietro Parolin, segretario di Stato della Santa Sede, che ha trasmesso ai presenti un testo in cui il Papa richiama i potenti della terra ad unirsi contro la devastazione del Creato e a frenare deliri di onnipotenza e avidità. «L’ora è urgente» – ha scritto il Papa – e «sia il 2024, l’anno della svolta».

Cambiamento climatico | © pixabay
16 Dicembre 2023 | 13:41
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