Ticino e Grigionitaliano

Il commento ai Vangeli di domenica 20 febbraio

Calendario Romano

Anno C / Lc 6, 27-38 / VII Domenica del Tempo ordinario

L’inferno di cristallo e il campo del re

di Dante Balbo*

In mezzo alle fiamme, un pompiere salva un gattino, commuovendo la platea in quello che per molto è stato l’emblema del film catastrofico, originato da un paio di romanzi, che descrive l’incendio di un grattacielo di San Francisco. A rievocare il film l’Inferno di Cristallo è don Willy Volonté, per raccontare la chiave di lettura di questa Settima domenica del Tempo ordinario. Le condizioni estreme nelle quali sono stati posti i protagonisti del film, costringono a fare scelte decisive, a mostrare il meglio o il peggio di sé. Lo stesso accade nella vita, così come nei testi biblici, in particolare nella prima lettura. Saul è il re d’Israele, Davide è stato scelto come suo successore, ma è inseguito e attaccato dal Re che non vuole cedere il potere. Le condizioni mettono Saul nelle mani di Davide, ma questi si rifiuta di ucciderlo, perché è ancora il consacrato del Signore, nonostante gli stia disobbedendo. Anche il Vangelo non risparmia questa radicalità e il Messia esorta a pregare per i nemici, porgere l’altra guancia, perdonare e dare con generosità, confidando nella ricompensa divina. Al centro di tutto è il nostro cuore e la sua capacità di specchiarsi in quello di Gesù. Egli infatti è il generoso, capace di amare i nemici, di porgere l’altra guancia, di donarsi fino all’estremo sacrificio. Quello che chiede, è il primo a praticare, quello che promette è il primo a offrire nella straripanza della Risurrezione. Nel Vangelo di Luca, ricorda don Willy, il rischio è di ridurre il messaggio ad una sorta di rivendicazione sociale, perché è scritto contrapponendo poveri e ricchi, affamati e sazi, tristi e gaudenti, perseguitati e osannati. In realtà, il seguito, presentato in questa domenica, sottolinea proprio che sono le condizioni estreme a svelare i cuori, quelli che in un grattacielo in fiamme o nel campo di un nemico, sanno quale sia la scelta giusta, quella della dignità umana.
*Dalla rubrica televisiva Il Respiro spirituale di Caritas Ticino in onda su TeleTicino e online su YouTube

Calendario ambrosiano

Anno C / Mc 2, 13-17 / Domenica della Divina clemenza

Gesù e i peccatori, una lezione per tutti

di don Giuseppe Grampa
Gesù sta bene in compagnia con gente che i suoi contemporanei disprezzavano. Si tratta dei pubblicani. Con questo nome venivano designati, allora, gli esattori delle tasse. Già esigere il pagamento delle tasse non è mestiere che attiri simpatia su chi lo svolge, se poi le tasse vengono raccolte affinché finiscano a Roma nelle casse di una potenza nemica che occupa militarmente il Paese, allora l’avversione diventa ostilità, odio, disprezzo. E ultimo, ma non meno importante dettaglio: spesso questa raccolta delle tasse era occasione di soprusi e frodi. Ed ecco che proprio tra i pubblicani Gesù sceglie uno dei suoi discepoli, Levi: anzi: lo chiama proprio mentre è seduto al banco della riscossione delle tasse. Gesù chiama là dove l’uomo si trova, intento al suo lavoro: la vita quotidiana è lo spazio della vocazione, non dobbiamo estraniarci da essa se vogliamo esser raggiunti dalla voce del Signore che vuole avere bisogno di noi. Dopo questa prima provocazione – scegliere proprio un pubblicano tra i suoi amici più intimi – una seconda provocazione: Gesù accetta l’invito alla tavola di Levi e si ritrova tra i suoi colleghi, pubblicani come lui, gente poco raccomandabile. E infatti i benpensanti, dottori della legge e farisei, criticano questa convivialità di Gesù con i peccatori. Danno voce ad una opinione che troverà seguito nei primi secoli di vita della Chiesa, secondo la quale la Chiesa doveva comprendere nel suo grembo solo «puri e duri», escludendo i peccatori, in particolare coloro che nel turbine delle persecuzioni avevano vacillato. «Catari» si chiamavano questi rigoristi e questo termine, greco, vuol dire, appunto, «puro». La Chiesa delle origini reagì a questa opinione, persuasa d’essere quel campo nel quale crescono insieme buon grano e zizzania. E nella preghiera che il Signore ci ha insegnato non riconosciamo forse i nostri debiti? Davanti a Dio siamo sempre debitori e la Chiesa è santa e insieme sempre bisognosa di conversione e riforma, perché è Chiesa di peccatori.

20 Febbraio 2022 | 06:56
Tempo di lettura: ca. 3 min.
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