Una croce in vetta (archivio)
Ticino e Grigionitaliano

I commenti al Vangelo di domenica 5 novembre

Calendario Romano Mt 23,1-12 / XXXI Domenica del Tempo ordinario

Grandezza e responsabilità nel servizio

di Dante Balbo

Oggi sempre di più ci sono cose che superano la nostra possibilità di intervento, perché gli scenari sono globali, le decisioni vengono prese a centinaia o migliaia di chilometri di distanza. Ci sembra di essere impotenti, ma anche sollevati, perché non ne possiamo molto rispetto ai poteri che si muovono sopra le nostre teste. Così le invettive del Vangelo o della prima Lettura di questa domenica ci fanno capire che né il profeta, né Gesù avevano peli sulla lingua, accusando chiaramente chi deteneva un’autorità, di ipocrisia, incoerenza, disinteresse per il popolo e sfruttamento dei deboli.
Le recenti vicende occorse alla Chiesa svizzera e non solo, ci dicono che la responsabilità è di tutti e di ciascuno. Siamo infatti investiti di un qualche potere, che possiamo usare secondo il Vangelo, con il criterio del servizio, oppure come strumento di prevaricazione o per dirla con un termine più recente, di
abuso.
Questo ci riporta immediatamente alla sopraffazione sessuale nei confronti di minori o di adulti incapaci di resistere alle pressioni di chi ha una qualche autorità, ma in realtà il ventaglio delle possibilità di imporre la propria volontà è molto più ampio: si può influenzare spiritualmente, nelle relazioni, nelle scelte economiche o professionali, nell’indirizzo di studi, ecc.
Siamo insegnanti, genitori, compagni più grandi, partner in una coppia, capi di altri sul lavoro e abbiamo una responsabilità enorme, perché chi ci sta accanto si fida di noi. La questione diventa ancor più grave se le nostre risposte si accompagnano a motivazioni religiose, perché in questo caso in gioco non è solo il nostro rapporto personale, ma la relazione con Dio e con la Chiesa.
Un padre rigido e intransigente darà ai suoi figli l’occasione per allontanarsi dalla fede, ottenendo così il contrario di quanto desiderava per loro. Gesù non ha mai fatto così, anzi, si è donato fino alla morte, mettendo il servizio al primo posto, nella gratitudine per l’immenso amore ricevuto dal Padre.

Calendario Ambrosiano Gv 18,33c-37 / Signore Gesù Cristo Re dell’Universo

Il trionfo di colui che non ha potere

di don Giuseppe Grampa

Questa festa di Cristo Re è recente: è stata istituita nel 1925 da un papa di origine milanese, Achille Ratti brianzolo di Desio per l’esattezza. Pio XI voleva con questa celebrazione contrastare la mentalità laicista che già allora tendeva ad escludere dalla vita pubblica e civile la presenza dei valori cristiani che dovevano essere rigorosamente confinati nella sfera privata, nell’ambito della coscienza personale senza alcun rilievo pubblico. Anzi nel documento istitutivo della festa il Papa arriva a scrivere: «I Capi di Stato, sia per via personale che a nome del loro popolo non dovrebbero rifiutare di rendere pubblici omaggi di rispetto e sottomissione alla sovranità di Cristo». Oggi , in una visione laica dello Stato, ritengo non siano auspicabili questi gesti di devozione. Basterebbe che coloro che hanno autorità ricercassero con competenza e coerenza il bene comune. In questi tempi difficili questo dovrebbe essere lo stile. Temo l’esibizione ufficiale di comportamenti religiosamente devoti da parte degli uomini politici. Rischiano d’esser gesti di propaganda. Nata in un contesto polemico la festa odierna manifesta comunque un valore perenne. L’immagine regale vuol esprimere il primato di Cristo, il suo essere il prototipo dell’umanità, il primogenito, l’uomo nella sua compiutezza, l’uomo pienamente realizzato. Ma qual è il luogo di tale realizzazione? Questo titolo di re, lo sappiamo, è scritto su un cartiglio inchiodato alla croce e la croce è il paradossale trono di questo re. La sovranità di Cristo non si esprime quindi nell’esercizio del potere, ma solo ed esclusivamente nell’incondizionato dono di sé. Proclamare Cristo re vuol dire proclamare il trionfo di colui che non ha potere, di colui che non dispone di eserciti per difenderlo, di colui che sta in mezzo a noi come colui che serve. Cristo è l’antipotere, è il trionfo di chi non ha e non vuole avere potere. L’ultima sera della sua vita, prima d’esser spogliato delle sue semplici vesti, Gesù si cinse il grembiule per lavare i piedi dei suoi discepoli. Questa è la sua divisa regale.

Una croce in vetta (archivio) | © hugues-de-buyer-mimeure-321544-unsplash
4 Novembre 2023 | 17:37
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