Ticino e Grigionitaliano

I commenti al Vangelo di domenica 18 febbraio

Calendario Romano I Domenica di Quaresima

L’amore non è bello se non è litigarello

di Dante Balbo*

Un proverbio popolare ricorda che l’amore è pieno di fascino, ma anche punteggiato di piccoli o grandi scontri. La Sacra Scrittura può essere descritta anche con la metafora di una coppia, Dio e il popolo da lui scelto ed amato, con il quale si scontra regolarmente. Sono mille i tradimenti, le riconciliazioni, gli accorati appelli, i salmi pieni di pentimento. Nella pienezza del tempo è il figlio Gesù a porsi come il centro di questo amore, che affronta con la sua piena umanità, ma nella potenza della divinità misericordiosa. In lui il matrimonio è compiuto e è reso possibile anche per noi, pur nella nostra fragilità per la quale è istituito un tempo speciale, la Quaresima che ripercorre le tappe della salvezza, fino allaPasqua che ci libera e porta nel regno del risorto, dove le nozze sono gioia senza fine. La Quaresima, osserva don Willy Volonté, somiglia molto al tempo del fidanzamento, glorioso e fragile, appassionato e drammatico, fatto di scelte coraggiose e ripensamenti. È l’esperienza di ciascuno e perché il fidanzamento assuma una caratteristica di stabilità occorre che sia superato il tempo dell’innamoramento, per giungere all’intelligenza di una relazione più stabile, così che entrambi possano capire se fare il grande passo o decidere che non sono pronti. La quaresima tuttavia è diversa, perché in essa è Gesù stesso a coinvolgersi, iniziando il suo percorso con noi, accogliendo nella sua umanità le nostre stesse tentazioni, sull’orgoglio, sul potere, sulla sua stessa identità. Egli però le vince tutte e tre, grazie al rapporto profondo di fiducia nel Padre, dal quale non si separa neanche un attimo. Non ha bisogno di dimostrare nulla, perché suo pane è la Parola del Dio vivente; non gli serve sfidare il Padre chiedendogli un miracolo inutile; smaschera l’illusione di un potere effimero, per ottenere il quale dovrebbe piegarsi ad un Dio falso e bugiardo. Imperfetti e ribelli, abbiamo nella quaresima l’occasione per seguire le sue orme e lasciarci salvare dalla sua fede incrollabile.

*Dalla rubrica Il Respiro spirituale di Caritas Ticino

Calendario Ambrosiano I Domenica di Quaresima

Su questa polvere Dio ha tracciato il suo volto

di don Giuseppe Grampa

L’evangelo che abbiamo appena ascoltato è lo stesso che sant’Ambrogio leggeva e commentava ai milanesi la prima domenica di Quaresima. Diceva : «Abbiamo letto che per quaranta giorni Gesù digiunò nel deserto e fu tentato dal diavolo». Entriamo oggi in questo cammino verso la Pasqua con un gesto duro e significativo: la cenere sulla testa. La formula che un tempo accompagnava il gesto ne sottolineava, quasi con un brivido, la serietà: «Ricordati che sei polvere e in polvere ritornerai». Oggi usiamo una formula meno inquietante, più positiva: «Convertiti e credi al vangelo». Eppure questo gesto e la formula antica custodiscono una verità che non bisogna dimenticare. Le ceneri dicono la precarietà dei nostri giorni che sono giorni contati e quindi non sono giorni onnipotenti. Abitiamo il tempo, lo programmiamo, lo pianifichiamo eppure non ne siamo davvero padroni, lo abitiamo da inquilini provvisori a rischio quotidiano di sfratto. Nemmeno Gesù vuole essere onnipotente. Rifiuta l’onnipotenza che trasforma i sassi in pane, l’onnipotenza che pretende di usare Dio e i suoi Angeli come paracadute per le nostre acrobazie e infine l’onnipotenza di chi pur di avere potere su tutto e su tutti è pronto a vendere l’anima al diavolo. Gesù non vuole essere onnipotente. Il nostro Dio è un Dio crocifisso. Ma le ceneri mi suggeriscono un secondo pensiero. Leggiamo nella prima pagina della Scrittura sacra che con la polvere del suolo il Creatore ha plasmato l’uomo, l’Adam. Adam vuol dire appunto terrestre, impastato di polvere, eppure immagine somigliantissima del suo Artefice, il Creatore. Ricevendo le ceneri non ci prenda un brivido di paura perché se è vero che siamo polvere e in polvere ritorneremo è ancor più vero che con questa polvere sono stati plasmati i nostri volti e quelli degli uomini e delle donne che con noi condividono l’esistenza. Il gesto delle ceneri che concluderà questa nostra celebrazione ci ricordi che siamo polvere ma che su questa polvere Dio ha tracciato il suo volto.

17 Febbraio 2024 | 17:45
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