Ticino e Grigionitaliano

I commenti al Vangelo di domenica 16 ottobre

Calendario Romano Mt 22,1-14 / XXVIII Domenica del Tempo ordinario

Se tu sapessi cosa ti perdi

di Dante Balbo*

Quando ero ragazzo avrei voluto studiare informatica, c’era un istituto per ciechi a Bologna che preparava le persone per questa professione, ma era troppo distante da casa, non mi offriva l’occasione per formarmi e lavorare per mantenermi agli studi, quindi ho rinunciato. Mi sono laureato in psicologia a Padova, contemporaneamente diplomandomi come centralinista, un’altra professione tipica dei ciechi per quei tempi. Con il senno di poi, posso dire di aver scelto bene, ma ogni tanto ci penso, perché il computer è un compagno di viaggio indispensabile e forse avrei avuto delle chances in questo ambito. Quante sono le occasioni mancate nella nostra vita, a volte perse per ragioni banali come il desiderio di percorrere la via più facile, oppure la difficoltà di separarsi dalla famiglia, la paura del nuovo, quando avevamo già immaginato il cammino da percorrere e non volevamo sconvolgere i nostri piani. Il cristianesimo è un’altra occasione immensa, in cui la prospettiva è di coinvolgersi totalmente nell’esistenza, immergersi nella pienezza di una relazione con chi la conosce dall’interno, perché ne è il Signore. Il vangelo di questa domenica propone una parabola in cui il Padre ci offre la possibilità di partecipare ad un banchetto di nozze, il simbolo di una gioia traboccante, in cui a sposarsi è il Figlio, con ciascuno di noi e con l’umanità tutta. Dipende da noi accettare, lasciarci conquistare, fidarci di un Dio che non mente, che ci offre la felicità qui e che non avrà fine neppure dopo la morte. Quando i prescelti accampano scuse, il padre della parabola manda i servi a raccogliere tutti quelli che non hanno nulla da perdere, storpi, zoppi, mendicanti, uomini e donne feriti dalla vita. L’unica condizione è che riconoscano la meraviglia di questo invito, simboleggiata dall’abito nuziale, che nemmeno devono procurarsi, ma viene dato loro dalla grazia della scoperta di una bellezza infinita e gratuita, cui affidarsi. Sembra implorarci il Padre: «Non perderti questa straordinaria occasione!». *Il Respiro spirituale di Caritas Ticino (TeleTicino)

Calendario Ambrosiano Mt 21,10-17 / Dedicazione del Duomo di Milano

La coscienza dell’uomo, vero tempio di Dio

di don Giuseppe Grampa

Sostiamo sulla pagina evangelica e sul gesto, davvero singolare, compiuto da Gesù. Le parole, dure, che l’accompagnano sembrerebbero una sufficiente spiegazione: restituire al Tempio la sua natura di casa di preghiera allontanando da essa qualsiasi forma di commercio. Quante volte, visitando Santuari molto frequentati siamo stati sfavorevolmente colpiti dalla invadente presenza di piccole o grandi attività commerciali. Non è facile sradicare dalla testa della gente questo perverso legame che proprio noi preti abbiamo creato tra denaro e atti di culto. Ma il gesto di Gesù può esser letto ad un livello ancor più impegnativo: liberare la Chiesa da equivoci e non sempre trasparenti connessioni finanziarie. Molti si aspettano da papa Francesco una riforma delle finanze vaticane e di quella che viene chiamata la banca del Vaticano. Infine il gesto di Gesù comporta una lettura ancor più radicale: i cambiavalute e i venditori di piccoli animali erano assolutamente necessari per la vita del Tempio e l’esercizio dei suoi rituali. Anche Maria e Giuseppe quando portarono per la prima volta il piccolo Gesù al tempio (Lc 2,22ss.) offrirono due piccoli animali per riscattare il primogenito che doveva esser consacrato al Signore. Anch’essi si servirono di quel commercio. Il gesto di Gesù colpisce non solo bancarelle e venditori ma compromette alla radice la vita del Tempio e l’esercizio del suo culto, ne annuncia la fine. Ma non solo il Tempio di Gerusalemme ma ogni tempio, basilica, chiesa, santuario ha i giorni contati. Alla donna Samaritana preoccupata di sapere se il luogo del culto è il tempio di Gerusalemme o la montagna come appunto volevano i Samaritani, Gesù risponderà che il vero culto a Dio gradito non avrà più bisogno né del Tempio né di alcun altro luogo. Dio abiterà infatti là dove due o tre si raccolgono nel suo nome, abiterà la comunità raccolta nel suo nome: prima che in un luogo, pur bellissimo come il nostro Duomo. Dio abita nella coscienza di ognuno di noi.

14 Ottobre 2023 | 12:08
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