Ticino e Grigionitaliano

I commenti al Vangelo di domenica 31 dicembre

Calendario Romano Lc 2,22-40 / Santa Famiglia

Essere uomini significa essere figli

di Dante Balbo*

L’incarnazione non è un’assunzione di forma, come una magia di trasformazione, ma una vera e propria immersione nella natura umana. Il Verbo di Dio, la parola unica e con la quale tutte le cose sono state create e continuano ad esistere, ha scelto di essere concepito, di svilupparsi nell’utero di una donna, di nascere nudo e strillante come ogni bambino. Questo però è solo l’inizio, il salto nel mondo della fragilità umana, con tutte le conseguenze che ad ogni uomo spettano. Per questo la santa Famiglia non è un ornamento, ma lo strumento indispensabile per la crescita del figlio di Dio sulla terra. Sua mamma gli ha insegnato le preghiere, i canti, le ninnenanne, i cibi kosher, i primi passi incerti aggrappato ai suoi vestiti o alla sua mano. Le parabole del predicatore Gesù sono storie di contadini, di pescatori, di donne che fanno il pane, che si affannano per una dracma perduta, di briganti che assaltano i viandanti sulla via di Gerico, perché è cresciuto in mezzo a queste cose, ha imparato la nostra lingua, ha patito la fame, ha riconosciuto nell’unicità delle relazioni umane la meraviglia di ogni uomo. Tutto questo ha imparato in famiglia, dalla pazienza silenziosa di Maria, dal lavoro instancabile ed umile di Giuseppe. Persino la sua relazione con il padre celeste ha dovuto conoscere attraverso la fiduciosa confidenza dei suoi genitori verso il Dio che li aveva coinvolti nel suo disegno di salvezza. Esiste però anche l’altra faccia della medaglia, perché è solo grazie alla presenza di Gesù in mezzo a noi che possiamo conoscere la nostra vera identità, come si dice in un documento del concilio Vaticano II, perché è Gesù che svela pienamente l’uomo a sé stesso. La santa Famiglia si santifica perché cresce e impara dal Figlio, in Lui riconosce il prodigio di Dio, da Lui apprende il dono inerme e totale, l’amore senza confini che solo un Dio può offrire alla nostra umanità ferita. Nell’abbandono incondizionato di Gesù, impariamo la nostra umanità nell’essere pienamente figli.

*Dalla rubrica televisiva Il Respiro spirituale di Caritas Ticino

Calendario Ambrosiano Gv 1,1-14 / Domenica nell’Ottava di Natale

La stupenda certezza della paternità di Dio

di don Giuseppe Grampa

L’Evangelo di questo giorno ci svela l’intenzione racchiusa nel cuore di Dio, principio di tutto e di tutti. E questa intenzione da sempre e per sempre ha un solo nome: Gesù. Giovanni qui non pronuncia questo nome ma dice che è Verbo, cioè parola. E la Parola non è forse, per ognuno di noi, il fragile mezzo attraverso il quale la nostra interiorità si apre, si manifesta, si comunica? Così anche per Dio che da sempre e per sempre pronuncia una Parola, anzi la Parola, ci svela l’intenzione che è in Lui: quella che tutto esista per mezzo di Lui, in Lui, in vista di Lui, il Figlio che entrando nel tempo avrà nome Gesù. Dio vuol essere Padre, solamente Padre: Padre del figlio primogenito Gesù e in Lui, per mezzo di Lui e in vista di Lui, Padre di ogni uomo e donna che entra in questo mondo. Questa la certezza che non appariva quando dal caos primordiale il Creatore ha tratto ogni cosa, questa la certezza che nel Figlio Gesù che è da sempre nel Padre, ci viene svelata. Il mondo, l’intera realtà è come avvolta da questa paternità che non esclude ma tutti abbraccia. Quante volte Gesù ci svelerà il mistero di questa paternità. Ecco l’arduo testo che apre l’evangelo di Giovanni e abbiamo ascoltato, ci fa partecipi di questa stupenda certezza: una sola parola Dio pronuncia e questa parola è il suo Figlio Gesù, nel quale ognuno di noi è chiamato ad essere figlio. In questo ultimo giorno dell’anno questa parola– «Padre» – e questa certezza – il nostro essere con Gesù, figli–possono illuminare il tempo che, inesorabile trascorre. La stupenda certezza di questa paternità, fondamento del nostro legame fraterno con ogni uomo e donna, può dare ai nostri giorni incerti quella luce che in una notte lontana ha rischiarato i pascoli di Betlemme e annunciato che quel Verbo, quella Parola che Dio pronuncia da sempre si è fatta carne, cioè fragile umanità, segnata dal tempo, si è fatta condizione umana perché nulla e nessuno vada perduto.

| © unsplash
29 Dicembre 2023 | 17:07
Tempo di lettura: ca. 3 min.
Condividere questo articolo!