Ticino e Grigionitaliano

I commenti al Vangelo di domenica 24 marzo

Calendario Romano Domenica delle Palme

Fragili e resistenti come ulivi al vento

di Dante Balbo*

Sono stato nell’orto del Getsemani, durante un pellegrinaggio, una quindicina di anni fa, la sera in un silenzio intimo, circondato da piante antiche, tanto che qualcuno mi ha detto che forse erano presenti quando il Messia veniva a pregare e riflettere in questo giardino. Gli ulivi erano lì, contorti e robusti, intrepidi a sopportare ogni intemperia, ad accogliere muti, bruciati dal sole, strattonati dal vento, percossi dalle tempeste, il cuore di Gesù e di tutti i pellegrini che sono venuti a pregare e riflettere sul mistero di questo messia che ha deciso di accettare il disegno del Padre di offrire la sua vita in riscatto per tutti. La Domenica delle Palme è lo specchio di questo mistero: da un lato il re umile, festeggiato e osannato, benedetto come l’ambasciatore del Signore, dall’altro l’uomo consapevole dell’ora che sta per venire a cambiare la storia, ad un prezzo altissimo. Allo stesso modo, per noi, rappresenta il confronto con la nostra fragilità, incoerenza, infedeltà. È facile risolvere la questione dicendoci che non è comprensibile una folla osannante, che sei giorni dopo grida al proprio re che venga crocifisso, ma onestamente non possiamo chiamarci fuori, solo perché siamo cristiani e abbiamo riconosciuto Gesù come nostro Signore e Salvatore. Altrimenti non si spiegherebbero eventi che nei secoli hanno generato guerre, regimi totalitari, cambiamenti repentini di fronte, persone innalzate fino al cielo e poi distrutte. Chi di noi non ha constatato, a volte con rammarico, altre con leggerezza, la propria incapacità di restare fedele a quanto ci eravamo ripromessi o l’evaporazione dell’entusiasmo alla prima difficoltà? Per questo la Chiesa mette insieme nella Domenica delle Palme la lettura della Passione e la processione esultante dell’ingresso a Gerusalemme. Come gli ulivi del Getsemani siamo forti e fragili, ma abbiamo una possibilità che a loro non è data: riconoscerci per quello che siamo e accostarci al sacramento della confessione.

*Dalla rubrica televisiva Il Respiro spirituale di Caritas Ticino

Calendario Ambrosiano Domenica delle Palme

La bellezza di un corpo che manifesta amore

di don Giuseppe Grampa

Sulla soglia della Settimana Santa la pagina evangelica è di imbarazzante bellezza. Pagina bella che racconta un gesto di singolare tenerezza di una donna per il corpo di Gesù. Imbarazzante perché questo gesto non ci è familiare. Non è consueto fare l’elogio del corpo, soprattutto in chiesa. Eppure proprio l’apostolo Paolo afferma: «Glorificate Dio nei vostri corpi», fate dei vostri corpi il luogo, il mezzo per manifestare la bellezza di Dio e del suo amore. Siamo soliti dire: «Io ho un corpo», dovremmo invece dire: «Io sono il mio corpo», perché il corpo decide della persona e senza il corpo nessun gesto di amore e tenerezza sarebbe possibile. Il nostro mondo interiore con i suoi sentimenti, le sue passioni, sarebbe muto. Senza il corpo saremmo chiusi nell’incomunicabilità: non ci sarebbero parole, né sguardi, ne abbracci. Non ci sarebbe neppure violenza. Perché il corpo dice dell’amore e dell’odio, dell’abbraccio più tenero e dell’abuso più squallido. Nei prossimi giorni, la Chiesa si curverà con amore proprio sul corpo, il corpo di Gesù. Mi sembra allora bello, oggi, fare l’elogio del corpo. Non è tema abituale, in chiesa, ma questa settimana ci chiama alla contemplazione del corpo di Gesù. Io credo che come impariamo il linguaggio mediante l’uso delle parole così dobbiamo imparare il linguaggio del corpo, perché il corpo parla, dice di me, di noi. Negli ultimi decenni è avvenuto un profondo mutamento: il corpo per lo più nascosto dagli abiti si è sempre più esposto; i gesti di tenerezza attraverso il corpo quanto mai rari anche nelle famiglie sono diventati invece intensi e abituali. Una nuova confidenza ha preso il posto della distanza. Questo mutamento non suscita in me alcuna riserva ma ad una condizione: che il corpo e i suoi gesti siano sempre davvero un linguaggio che dice, comunica, manifesta apertura, amore. Proprio come il gesto di questa donna, Maria di Betania che comunica a Gesù tutto il suo amore, anzi ne anticipa misteriosamente l’imminente morte. Impariamo a dire e a dare amore attraverso i nostri corpi.

| © unsplash.com
23 Marzo 2024 | 17:01
Tempo di lettura: ca. 3 min.
Condividere questo articolo!