Ticino e Grigionitaliano

I commenti al Vangelo di Domenica 25 giugno

Calendario Romano XII Domenicia del Tempo Ordinario

«Non abbiate paura spalancate le porte a Cristo»

di Dante Balbo*

Abbiamo ereditato, soprattutto noi che superiamo il mezzo secolo, l’idea di un Dio giudice, che come diceva don Camillo, il protagonista dei romanzi di Giovannino Guareschi: «anche nella cabina elettorale Dio ti vede». La legge che san Paolo contrappone alla logica dell’amore condizionava il nostro rapporto con il divino, imponendo meccanismi di colpa ed espiazione. A smantellare questa struttura, ci ha pensato san Giovanni Paolo II, nel suo primo discorso, appena eletto Pontefice, gridando alla piazza san Pietro gremita il suo slogan più famoso: «Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo». Lo ha ricordato don Willy Volonté nel suo commento alla dodicesima domenica del Tempo Ordinario, in cui il Vangelo riporta per ben tre volte l’affermazione di Gesù «Non abbiate paura». Questo è il nostro Dio, che ama il suo popolo, è per noi roccia di salvezza, porto sicuro, speranza che non delude. Parla al nostro cuore in segreto, con una confidenza tutta umana, come il canto di un amante al suo amato, tanto dirompente che diventa annuncio al mondo intero. Quando una persona si sente amata in questo modo è impossibile che lo nasconda: si vede nello splendore del volto, nella speranza che trasuda da tutti i suoi gesti, nella consapevolezza che impregna la sua vita, nell’impegno sociale, politico, umano. Come il nostro Maestro sa bene, questa luce è in contrasto stridente con le tenebre che il mondo propone, con la falsificazione delle relazioni, rivestite di possesso, di sopraffazione, di ricerca del proprio bene esclusivo. Noi non siamo migliori di nessuno, travolti dallo stesso fango, fragili della identica debolezza, ma se siamo investiti, abbracciati, commossi dall’amore di Gesù, diventiamo come Lui segno di contraddizione e rischiamo la vita. Per questo il Signore ci rassicura: «Ognuno di voi vale più di tutto il mondo! Per voi do la mia vita!». Tutto il resto, anche la morte, è solo polvere, che la luce di Cristo spazza via in un respiro d’amore. *Dalla rubrica televisiva Il Respiro spirituale di Caritas Ticino

Calendario Ambrosiano IV Domenica dopo Pentecoste

Semplicità e rettitudine: la scelta radicale di Noè

di don Giuseppe Grampa

Del diluvio, oggetto della prima e terza lettura, troviamo traccia non solo nel primo libro della Bibbia ma anche in diverse tradizioni mediorientali. I Sumeri hanno il loro Noè che si chiama Ziusudra, quello dei Babilonesi si chiama Atrahasis. In questi racconti gli dei decidono di distruggere l’umanità che è divenuta troppo numerosa e turba i loro sonni. Ma uno degli dei avverte in segreto l’eroe, il Noè di turno, che costruisce un’arca di salvezza. Le analogie con il racconto biblico sono evidenti probabilmente a partire dal ricordo di inondazioni catastrofiche. La causa del diluvio secondo il racconto biblico non è il capriccio degli dei ma il peccato dell’uomo, la malvagità degli uomini al punto che Dio si pente d’aver creato l’umanità e decide di cancellarla dalla faccia della terra, con l’unica eccezione di Noè, l’uomo giusto che diviene principio di speranza per il futuro dell’umanità. Il testo evangelico, descrivendo i tempi di Noè, ha una osservazione illuminante per noi e per il nostro tempo. «Nei giorni di Noè mangiavano e bevevano, prendevano moglie, prendevano marito…fino al giorno in cui venne il diluvio». Mi colpisce il contrasto tra la malvagità dilagante sulla terra e il tranquillo disinteresse di quanti continuano come se niente fosse. L’evangelo di questa domenica denuncia l’indifferenza di quanti sono esclusivamente preoccupati di fare i fatti propri e non hanno occhi per il dilagare del male in tutte le sue forme. L’indignazione è certamente uno stile evangelico: esprime la reazione della coscienza di fronte a quelle situazioni che contraddicono la verità dell’Evangelo, calpestano la dignità dell’uomo, soprattutto dei piccoli e dei poveri. Dietrich Bonhoeffer, il pastore della Chiesa evangelica che ha pagato la sua indignazione contro il nazismo con la vita, si è chiesto: «Ci sarà rimasta tanta forza di resistenza interiore contro le situazioni imposteci, ci sarà rimasta tanta spietata sincerità verso noi stessi, da poter ritrovare la strada della semplicità e della rettitudine?».

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24 Giugno 2023 | 16:53
Tempo di lettura: ca. 3 min.
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