Ticino e Grigionitaliano

I commenti al Vangelo di domenica 21 aprile

Calendario Romano Domenica IV di Pasqua/ Gv 10,11-18

Il pastore ferito guida un popolo nuovo

di Dante Balbo*

Daniel Ange ha scritto un libro intitolato «Il Pastore Ferito». Mi è venuto in mente per questa quarta domenica di Pasqua, perché il Vangelo ci riporta a un discorso di Gesù che si definisce il buon pastore, colui che dà la vita per le proprie pecore. Si contrappone al mercenario che, quando vede il lupo, scappa. Gesù non è fuggito, ha affrontato la persecuzione e la morte, perché si è commosso davanti alla fragilità umana, ha spalancato gli occhi sulla miseria del mondo e ci ha visti per quello che siamo, pecore disperse, senza qualcuno che ci guidi. La risurrezione cambia la nostra vita, ma non trasforma il maestro in una specie di Superman, che, vinta la morte, ha poteri straordinari. Quando si mostra ai discepoli, sono le sue ferite, sulle mani, sui piedi, nel fianco a farlo riconoscere. È Tommaso a dire per primo nei Vangeli: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù si offre per noi e nella risurrezione la vita trabocca in un impeto che genera una comunità: persone come Pietro, che lo hanno rinnegato, diventano testimoni di questo fluire immenso.Sono gli Atti degli Apostoli a confermare nella guarigione di uno storpio la potenza vivificante dell’amore di Dio, della cura del Buon Pastore. Come questo mendicante, anche noi siamo feriti dalla vita, smarriti, così che la sua guarigione diviene testimonianza di una possibilità reale di essere accolti, consolati, ma soprattutto rinvigoriti nella speranza che possiamo chiedere di più, se ci fidiamo di Gesù che nelle sue piaghe manifesta la vittoria sulla morte. Ciò che accade è narrato da Giovanni l’evangelista nella sua lettera, quando dice che l’amore del Padre in Suo figlio ci rende figli di Dio, realmente. Significa amati come lui, vittoriosi, immortali, popolo nuovo, per una pienezza che non avrà mai fine. Se il pastore non si fosse lasciato ferire per sconfiggere il lupo che voleva divorarci, non lo avremmo riconosciuto, saremmo fuggiti. Invece quando ci chiama uno per uno per nome, lo seguiamo con negli occhi la gioia.

* Il Respiro spirituale di Caritas Ticino su TeleTicino

Calendario ambrosiano Domenica IV di Pasqua / Gv 10,27-30

Amore e affidamento: è questo il legame a Cristo

di don Giuseppe Grampa

In questo breve testo decisivi sono sei verbi: due per le pecore, due per il pastore e infine due per la qualità della relazione pastore-pecore. Le pecore ascoltano e seguono. Ma anzitutto ascoltano. Singolare verbo per qualificare degli animali. Il verbo ascoltare è decisivo nella tradizione ebraica. La più importante preghiera che il pio ebreo ripeteva iniziava proprio con questo imperativo: «Ascolta Israele». L’ascolto è apertura e disponibilità verso l’altro, l’ascolto è relazione attiva e consapevole. Queste pecore che ascoltano sono pecore intelligenti! E seguono. Anche questo verbo nel linguaggio evangelico non indica solo l’andar dietro ma piuttosto la decisione di diventare discepoli. Tale seguire il Signore non è gesto conformista, dettato dall’abitudine, dal costume, ma è scelta, decisione che nasce dall’apertura dell’intelligenza e del cuore. E il Pastore conosce le sue pecore: anche questo è un verbo importante nel linguaggio della Bibbia. Sappiamo che indica una relazione che non si limita alla sfera intellettuale ma che coinvolge integralmente le persone: intelligenza, cuore e corpo. La stessa relazione d’amore dell’uomo e della donna è detta conoscenza.
Alla luce di questi verbi proviamo a pensare alla nostra appartenenza alla Chiesa. Una appartenenza che per molti è problematica, difficile… Si sta dentro la Chiesa non come in una organizzazione ma come in un legame di affidamento intelligente e di amore consapevole.
Gli ultimi due verbi dicono la qualità singolare di questa relazione di reciprocità: non verrà mai meno, non andrà perduta in eterno e nessuno ci strapperà dalle mani affidabili del pastore. Spesso la fede popolare esprime questa certezza con una suggestiva espressione: «Siamo nelle mani di Dio».
E Gesù dice: «Nessuno può strapparvi dalla mia mano. Davvero siamo in buone mani».

20 Aprile 2024 | 17:13
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