Ticino e Grigionitaliano

I commenti al Vangelo di domenica 10 marzo

Calendario Romano Gv 3,14-21 / IV Domenica di Quaresima

Un canto sulle mura della città perduta

di Dante Balbo*

La Quaresima non è un tempo tranquillo, anche se lo abbiamo definito un fidanzamento. Una relazione troppo serena probabilmente è superficiale, mentre spesso l’incontro di due anime è scontro di diversità, aggiustamento di differenze. Lo stesso accade ad un cristiano che si confronti con l’esperienza della vita e con la presenza di Gesù, che lo interpella sulle questioni fondamentali, sul senso da scoprire, scavando oltre la superficie, per non sentirsi inutile o fallito. Ogni generazione si deve misurare con la sensazione di un assedio, di essere imprigionati in un’esistenza circondata da minacce: le guerre non sono mai cessate, la povertà non è stata sconfitta, il vuoto di valori risucchia ogni energia, condannandoci ad inseguire bisogni illusori. Sulle mura della città perduta c’è però un guerriero solitario, l’unico capace di cantare in faccia alla morte la vita che non può essere contenuta o fermata. A lui, nel Vangelo della Quarta domenica di Quaresima, si rivolge un vecchio, di nascosto, per non incappare nella disapprovazione dei suoi pari, ma desideroso di trovare un senso alla sua vita, una profondità che risponda alla sua sete, che gli permetta di stare in piedi sui bastioni dell’esistenza perennemente minacciata di piombare nell’abisso del nulla. La posta in gioco è alta: la legge, le prescrizioni, i sacrifici non bastano alla domanda di senso, non soddisfano il bisogno di una relazione autentica con il Dio che ci ha voluto in questo mondo. Gesù non rassicura, anzi, suggerisce qualcosa di apparentemente incomprensibile, chiedendo a Nicodemo, maestro in Israele di rinascere. Invece di consigliare una pratica rivoluzionaria, un metodo per ottenere l’attenzione garantita di Dio, Gesù propone di fidarsi, di affidarsi al soffio dello spirito che dà la vita, cogliendo ogni occasione per sentirne la voce, lasciandosi portare come Abramo verso una terra sconosciuta. Solo così potremo stare sulle mura, offrendo la vita, certi che la morte non ce la potrà sottrarre.

*Il Respiro spirituale di Caritas Ticino su TeleTicino e su YouTube

Calendario Ambrosiano Gv 9,1-38b / Domenica del cieco

Un cammino di fede con il cieco nato

di don Giuseppe Grampa

L’evangelista Giovanni descrive la guarigione come un segno, un gesto che non si esaurisce nell’apertura degli occhi ma conduce ad aprire all’uomo Gesù l’intera esistenza. A questo punto Gesù scompare e il cieco guarito è solo alle prese con la sua nuova condizione che suscita contestazioni e polemiche. E sono proprio le contestazioni che conducono il cieco guarito ad interrogarsi sul suo guaritore. Alla fine riconoscerà Gesù proprio grazie a quanti hanno tentato, invano, di negare la sua guarigione.
Il cammino di fede può avanzare anche grazie alle obiezioni, ai dubbi. Ma il cieco non si arrende, anche quando i suoi genitori, impauriti, lo lasciano solo: cresce in lui la consapevolezza del gesto che l’ha guarito e quindi la certezza che quell’uomo forse è un profeta, certamente è da Dio, è il Messia e finalmente gettandosi ai suoi piedi lo riconosce come «il Signore». Adesso non solo i suoi occhi vedono la luce del sole ma in lui si è aperto uno sguardo che riconosce nell’uomo Gesù il Signore. Possiamo dire che il cammino della fede può essere, paradossalmente, aiutato da quanti con il loro scetticismo, le loro obiezioni tentano di demolirlo. Così è stato per il cieco, uomo senza nome che tutti ci rappresenta. Accanto al cieco che ha ritrovato la luce vi è un gruppo di persone che pur avendo buona vista sono nell’oscurità. Sono i farisei, persuasi di veder bene, di non aver bisogno di alcuna luce. È la presunzione dell’uomo che ritiene di bastare a se stesso e di non aver bisogno di nessuna illuminazione. La pagina del cieco nato ci dice invece che se non riconosciamo in Gesù il Signore siamo come ciechi. Parola difficile questa per noi che riconosciamo la nostra ragione come luce per la conoscenza del mondo. Ma questa ragione e la sua luce non bastano. Riconosciamo invece: «Il Signore è mia luce e mia salvezza di chi avrò paura?» (Sal 27,1); «Lampada per i miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino» (Sal 118,105).

9 Marzo 2024 | 17:15
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