Delle vigne vicino a Losanna
Ticino e Grigionitaliano

Dio è amore infinito e giusto: l'esempio nel Vangelo odierno

Il vangelo di domenica 20 settembre è un brano «misterioso», nel senso etimologico del termine: da myo, cioè «socchiudo». Bisogna socchiudere gli occhi, come quando si vuole riconoscere una sagoma lontana, perché è facile confondersi. È facile confondere la generosità del padrone della vigna per una sorta di garantismo libera-tutti e senza condizioni, una visione che tuttavia non sarebbe né coerente con il vangelo nella sua interezza né con le esigenze della natura umana.

Giustamente questo brano evangelico è esaltato come il brano della misericordia, ma bisogna sottolineare che la parabola, sin da subito, inizia con un riferimento alla giustizia, attributo divino che di solito viene posto – erroneamente – in antitesi alla misericordia: «Andate anche voi nella vigna; quello che è giusto ve lo darò» (Mt 20,4).

Un vignaiolo va in cerca di operai: ne assume alcuni all’alba, altri verso le nove del mattino, altri verso mezzogiorno, altri verso le cinque del pomeriggio. Poi, al calar del sole, egli dà a tutti gli operai la stessa paga – un denaro – senza badare alla durata del lavoro di ciascuno. Un denaro è un compenso proporzionato per gli operai assunti all’alba, ma per quelli che sono stati assunti in seguito è più del dovuto. La logica umana – spesso più mossa dalle emozioni che dalla ragione – spinge gli operai a mormorare: «Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo» (Mt 20,12). Ma il padrone non ha defraudato del giusto compenso i primi operai: «Non hai forse concordato con me per un denaro?» (Mt 20,13). Il compenso del denaro è misurato su chi ha lavorato di più, così da non commettere nei confronti di questi ultimi un’ingiustizia: la misericordia vera, infatti, non si oppone mai alla giustizia.

E la domanda che il padrone rivolge a sua volta agli operai della prima ora è spiazzante: «Sei invidioso perché sono buono?» (Mt 20,15). Il Signore – che è il padrone della vigna – ci invita a guardare questo episodio da una prospettiva diversa. Gli operai della prima ora sono stati pagati in maniera proporzionata alla loro fatica. Gli operai dell’ultima ora, tuttavia, hanno anch’essi bisogno del denaro come i primi per vivere. Sarebbe stato giusto dar loro un quarto di quel denaro? Certamente, perché giustizia è dare a ciascuno ciò che gli spetta. Ma è ingiusto dar loro ciò di cui essi hanno bisogno? No. Ecco la misericordia: ancora una volta, come abbiamo visto le scorse domeniche, essa è dare al prossimo considerando i suoi bisogni. Allora, possiamo anche comprendere meglio la risposta che gli operai dell’ultima ora hanno dato al padrone al momento dell’ingaggio: «Nessuno ci ha presi a giornata» (Mt 20,7). Non è questa un’esclamazione di beata oziosità, ma di rassegnata disperazione. Dio  che è misericordioso e buono e la sua giustizia si esprime nella sua misericordia ci coglie come siamo e dove siamo: passa nel silenzio, ci chiama e ci converte se siamo disposti a lavorare e ci ripaga in abbondante grazia, più di quella che meriteremmo, per mostrarci che Lui è amore, un amore giusto.

(g.m/red)

Delle vigne vicino a Losanna
18 Settembre 2020 | 07:31
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