Ticino e Grigionitaliano

Commenti al Vangelo di domenica 11 giugno

Calendario Romano X Domenica del Tempo Ordinario

Se anche vado al di là del mare

di Dante Balbo*

Il nostro rapporto con Dio è spesso malato, perché è difficile ammettere che qualcuno possa volerci bene quando sbagliamo, ricambiamo l’amore con la sfiducia, le pretese, la rabbia, la delusione. Abbiamo la memoria corta, non ricordiamo più le ragioni per essere grati, perché la vita spesso è dura, le difficoltà si moltiplicano, ci ritroviamo dopo anni a pensare di aver sbagliato strada, di aver rinunciato alle occasioni che forse ci avrebbero fatto più felici.
Se moltiplichiamo i nostri vissuti personali, sommandoli con quelli di molti altri, otteniamo un popolo ribelle, continuamente rincorso dal Signore, accompagnato, educato, rassicurato, benedetto con il dono di una terra e una legge preparata da Lui stesso. Questa è la storia di Israele come ci viene raccontata dalla sacra Scrittura e lungo questo cammino, Dio non ha cessato di amare il suo popolo, inviando i suoi profeti a ricordare i suoi benefici. Uno di questi è Osea, il protagonista della Prima Lettura della decima domenica del Tempo Ordinario, ripreso dopo la lunga pausa Pasquale, sigillata dalla solennità della Santissima Trinità. In essa è Dio stesso a parlare per bocca del suo inviato, che si rammarica perché nonostante abbia fatto di tutto per il suo popolo, questo si è ribellato, ha cercato altri dèi o altri culti e ha formalizzato i riti, svuotandoli del loro senso più profondo. Si parla di castigo, non quello che immaginiamo noi, che abbiamo una fede infantile, per la quale il peccato prevede una punizione divina, ma della pedagogia di Dio, che semplicemente lascia che i suoi figli vadano per la loro strada, come nella parabola del Padre Misericordioso. Il castigo è l’esperienza dell’assenza di Dio che conduce al peccato, alla fragilità, a perdersi per mille strade tortuose. Ci consola il profeta, perché Dio non solo non smette di amarci, ma ricorda che l’amore è la misura della relazione con lui, non le offerte e i sacrifici. Per quanto mi allontano, Signore tu mi raggiungi con il tuo amore.

*Dalla rubrica televisiva Il Respiro spirituale di Caritas Ticino

Calendario Ambrosiano II Domenica dopo Pentecoste

Riconoscere in ogni uomo la radice dell’umanità

di don Giuseppe Grampa

L’evangelo di questa domenica racchiude una parola ardua. Oso dire che Gesù supera la legge antica con una parola autorevole: «Ma io vi dico». Vi dico che dobbiamo amare i nemici e pregare per quelli che ci perseguitano. E perché non vi siano dubbi aggiunge che l’agire dei suoi discepoli, il nostro agire, deve essere «straordinario». A questo proposito, due volte Gesù ci invita a guardare e imitare il Padre che fa sorgere il sole e manda la pioggia sui giusti e sugli ingiusti. E ci rinvia addirittura alla perfezione del Padre come criterio del nostro agire: sembra davvero paradossale questa parola che comanda alle creature di vivere come vive il Creatore. Un’altra volta, quando Gesù consegnerà ai discepoli il comandamento dell’amore fraterno – «Amatevi gli uni gli altri» – aggiungerà «come io vi ho amati». Di nuovo la misura dell’amore deve esser trovata non in noi ma in Dio, nel suo amore per noi. Prima di darci un comandamento, anzi il comandamento, Gesù ci offre un esempio, l’esempio del Padre. Ma come è possibile chiedere ad un essere umano impastato di fragilità e debolezza un agire che sia perfetto come l’agire del Padre? Tuttavia, il comandamento «Siate perfetti come è perfetto il Padre» non indica solo imitazione. Il Padre non è solo un modello che sarebbe al di là delle nostre risorse, è anzitutto un dinamismo capace di infondere nella nostra debolezza la sua forza. Siate perfetti in forza dell’energia che io riverso nei vostri cuori. Amatevi non solo come io vi ho amati ma amatevi perché io vi ho amati, grazie al mio amore, in forza del mio amore riversato in voi. Prima del precetto vi è la forza, il dono di grazia che ci avvolge e ci trasforma. E «amate i vostri nemici». Ovvero: non considerare nessuno tuo nemico, cancella dal tuo vocabolario questa parola che ti impedisce di riconoscere in ogni uomo la comune umanità. E se sei uomo o donna di fede, di qualsiasi fede, riconosci la paternità di Dio che ti lega a quello che consideri nemico.

| © unsplash.com
10 Giugno 2023 | 17:59
Tempo di lettura: ca. 3 min.
Condividere questo articolo!

En relation