Ticino e Grigionitaliano

Commenti ai Vangeli della VII Domenica dopo Pasqua

VANGELO ROMANO (Gv 4, 11-16 / VII Domenica dopo Pasqua)

La Messa: nuovo cenacolo da vivere in pienezza

di Dante Balbo (dalla rubrica Il Respiro spirituale di Caritas Ticino in onda su TeleTicino e online su YouTube)

«Andiamo a messa?»
«Per fare che?»
«Per farci battere il cuore in petto.»
Si potrebbe sintetizzare così il senso che mons. Willy Volonté dà alla Pasqua: l’esperienza che rinnova la nostalgia per qualcosa che non c’è ancora, eppure è presente nella nostra memoria. Il Cenacolo, che indicava la parte superiore della casa di solito adibita alla cena, è il luogo in cui memoria e speranza, ardore e desiderio di profondità, si corrispondono. In esso i discepoli hanno raccolto le confidenze più intime del Maestro, ma hanno anche atteso la manifestazione dello Spirito Santo, venuto proprio per radicare questa nostalgia.
Quante parole ascoltiamo, distrattamente, pensando di conoscerle, finché un giorno ne scopriamo l’intensità struggente, la potenza dirompente. Se sentiamo l’apostolo Paolo dire «pregate incessantemente» lo attribuiamo a una forma retorica, per dire che dobbiamo pregare tanto. Queste stesse parole hanno orientato la vita del Pellegrino russo i cui diari hanno fatto scoprire all’Occidente la preghiera esicastica, detta preghiera del cuore, perché divenuta un tutt’uno con il battito cardiaco di chi l’ha fatta diventare un modo di essere.
La messa è il nuovo cenacolo, in cui saliamo al piano superiore, quello nel quale Gesù ci porta nell’intimità che Lui ha con il Padre, per rivelarci che siamo immersi in questa pienezza. Le parole sono le stesse, ma una corrente immensa di generazioni le ha portate fino a noi. Possiamo lasciare che ci passino addosso, oppure accoglierle perché sono rivolte a noi, pellegrini delusi come i discepoli di Emmaus a cui Gesù vuole far cadere il velo dagli occhi perché possiamo riconoscerlo, nel gesto semplice di spezzare il pane. Allora le parole che abbiamo ascoltato mille volte ci toccano in profondità: «Figlio, oggi ti ho generato»; «tu me li hai dati e io non ne ho perso neanche uno»; «siano una cosa sola come noi». Ci vediamo a messa!

VANGELO AMBROSIANO (Gv 17, 11-19 / VII Domenica di Pasqua)

Non essere del mondo ma capaci di amarlo

di don Giuseppe Grampa

È breve l’Evangelo di oggi; appena nove versetti, nove righe. E una parola ritorna ben dieci volte: «mondo». Una parola preziosa nel vocabolario dell’evangelista Giovanni. Una parola che non ha un solo significato ma almeno tre. Quando Gesù dice: «Io non sono più nel mondo mentre essi, i discepoli, sono nel mondo», il termine mondo indica l’intera realtà, il mondo come nostra abitazione, quella che papa Francesco chiama «la nostra Madre Terra».
Troviamo il secondo significato del termine laddove Gesù dice: «Ho dato loro la tua parola e il mondo li ha odiati, perché essi non sono del mondo, come io non sono del mondo» . E poco più avanti ripete questa medesima dura parola: «Essi non sono del mondo, come io non sono del mondo». Qui «mondo» indica quanto si chiude alla parola che i discepoli portano. La relazione con il mondo può essere drammaticamente ostile, di rifiuto e di odio per la Parola. Mandando i suoi, Gesù li aveva avvertiti: «Vi mando come pecore in mezzo ai lupi». E quante volte nella storia, non solo dei primi secoli, ma anche oserei dire soprattutto ai giorni nostri, l’odio del mondo colpisce i discepoli proprio perché discepoli «di Gesù». I martiri, testimoni della fede fino al dono della vita, non appartengono solo ad un lontano passato, sono uomini e donne del nostro tempo che non hanno piegato la schiena davanti a nessun potere umano.
Può non esser «confortevole» essere nel mondo perché i discepoli di Gesù non sono «del» mondo, non ne condividono sempre lo spirito, possono – e talvolta devono – essere «alternativi», portatori di uno stile di vita che può metterli all’opposizione.
Ecco il terzo significato. Il mondo è oggetto dell’amore di Dio, fino a dare il suo Figlio. Ecco perché accanto alla lucida consapevolezza dell’opposizione talvolta possibile nei confronti del mondo, dobbiamo essere capaci di amarlo.

16 Maggio 2021 | 06:27
Tempo di lettura: ca. 2 min.
Condividere questo articolo!