Ticino e Grigionitaliano

Domenica 5 maggio. Commento ai Vangeli

Calendario romano: Gv 15,9-17

di Dante Balbo*
Sono seduto nella cappella, cuore di Caritas Ticino, dove, dietro ad un’icona, sta un tabernacolo. Basta spostare sui propri binari il legno che riproduce la Trinità di Andrej Rublëv, per scoprire un vetro al di là del quale sta un piccolo ostensorio con un’ostia consacrata. Visto dall’esterno il mio atteggiamento è quasi ridicolo: non posso nemmeno vedere il Santissimo, ma solo ricordare l’onore immenso di averlo tenuto fra le mani, per esporlo; è un tondo di pane azimo, apparentemente inerte. Eppure in esso è contenuto il mistero di un Dio che si è fatto uomo, è morto per me, è risorto, ha deciso di stare con noi tutti i giorni, nella forma umile di una particola, che le mani e le preghiere di un sacerdote hanno mutato nella sua presenza viva, in corpo, sangue, anima e divinità. Questa verità nasce dalla storia di Gesù in mezzo a noi, non è frutto di un’elaborazione a tavolino, o della fantasia di qualche mistico con problemi psichici; la Chiesa non si è costruita su favole, ma sull’esperienza di un amore sperimentato da persone ragionevoli, che hanno accolto l’evidenza dell’incredibile. Succede a Pietro nell’incontro con Cornelio e i pagani riuniti con lui, investiti dallo Spirito Santo, che manifestavano gli stessi effetti che avevano conosciuto su di sé gli apostoli nella Pentecoste. Lui, un pescatore di Galilea, non può che prendere atto dei fatti: «In verità sto rendendomi conto che Dio non fa preferenze di persone, ma accoglie chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque nazione appartenga». Adorazione è stupore, meraviglia per l’opera di Dio, senso di infinita piccolezza di fronte ad un amore smisurato. Ragione è accoglienza della realtà, senza pregiudizi, preconcetti o forzature ideologiche. Insieme sono il fondamento dell’esperienza cristiana, indispensabili l’una all’altra: una ragione adorante rende l’adorazione ragionevole. Rimetto a posto l’icona e sorrido, sapendo che non mi lascerà mai solo.

*Il Respiro spirituale di Caritas Ticino su TeleTicino e su YouTube

Calendario ambrosiano: Gv 15,26-27.16,1-4

di don Giuseppe Grampa
Si avvicinano i giorni della separazione tra Gesù e i discepoli. Essi si concludono con una promessa e un compito. Anzitutto la promessa: «Quando verrà il Paraclito che io vi manderò dal Padre». Verrà il Paraclito. Questa strana parola greca è stata resa in latino con «ad-vocatus», «chiamato vicino», «accanto»: di qui il termine «avvocato», uno che per professione è chiamato a «stare accanto». La fine della presenza terrena di Gesù non lascerà un vuoto; qualcuno starà accanto: lo Spirito che Gesù manderà, il suo Spirito, il cui compito sarà quello di rendere testimonianza a Gesù. Ma che vuol dire «rendere testimonianza a Gesù?». L’evangelista descrive una sorta di processo che il mondo fa a Gesù mettendolo sotto accusa. A questo punto interviene lo Spirito Santo che appunto farà da testimone, prenderà le difese, deporrà a favore di Gesù. Davanti all’ostilità del mondo i discepoli saranno esposti al dubbio, alla tentazione di pensare che il mondo, avendo eliminato Gesù, ha avuto ragione, ha vinto e che quindi Gesù è perdente, sconfitto. Lo Spirito aiuterà i discepoli a stare dalla parte di Gesù, spiegherà ai discepoli la grazia di essere dalla parte di Gesù.
Ecco in che senso lo Spirito sarà testimone: ristabilirà di fronte al mondo la verità riguardante Gesù, proclamerà la sua vittoria e rivelerà così il peccato del mondo che non ha creduto in Gesù.
Il tempo dopo Gesù non sarà vuoto, ma sarà «abitato dal suo Spirito», ecco la promessa accompagnata da un compito per i discepoli, quello della testimonianza: «Anche voi mi renderete testimonianza». E i discepoli possono, anzi devono farlo perché «sono stati con Lui, con Gesù, fin dal principio».
I discepoli che hanno ascoltato le parole del Maestro e per anni ne hanno condiviso la vita potranno dire, dovranno dire che in Lui,Gesù, quel Dio che gli uomini cercano, si è fatto vicino, uno di noi, uno per noi. E che in lui solo c’è salvezza.

4 Maggio 2024 | 07:11
Tempo di lettura: ca. 2 min.
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