Svizzera

Chiesa svizzera: vescovi sotto indagine e prossima pubblicazione dello studio sugli abusi sessuali

di Cristina Vonzun

Mentre si attende la pubblicazione martedì 12 settembre 2023 – con la presentazione in conferenza stampa a Zurigo dei risultati del «progetto pilota», uno studio storico portato avanti da aprile 2022 a maggio 2023 e preludio di un lavoro che proseguirà per il periodo 2024-2026 sugli abusi sessuali in ambito ecclesiastico in Svizzera, mediante un’indagine condotta da esperti dell’UNI di Zurigo negli archivi ecclesiastici svizzeri, Curie in primo luogo – si è appreso in queste ore tramite una rivelazione del Sonntagsblick che una parte dell’episcopato elvetico attuale, alcuni vescovi emeriti e alcuni membri del clero sono sotto indagine da parte del Vaticano per presunto occultamento di prove e taluni (un vescovo e alcuni preti) anche per presunti abusi. Di questi presunti casi di abusi si occupa la giustizia pubblica. Successivamente è arrivato un comunicato dei vescovi svizzeri che conferma l’indagine. Insomma: un vero e proprio terremoto che lascia presumere l’avvento di giorni e settimane difficili, addirittura mesi dato che l’indagine sui vescovi e prelati, affidata dal Vaticano al vescovo di Coira mons. Bonnmain, esperto in questo campo, si concluderà a fine 2023. La missiva scatenante questa indagine, che è stata pubblicata con perfetto tempismo giornalistico alla vigilia della presentazione dello studio sugli abusi sessuali nella Chiesa in Svizzera, era stata inviata a maggio 2023 da un ex pezzo grosso della Chiesa di Losanna, Ginevra e Friburgo, padre Betticher, già vicario generale della diocesi di Losanna, Ginevra e Friborgo, oggi parroco a Berna. Nella missiva, che Betticher nega di aver passato alla stampa ma dice di aver trasmesso solo a Roma, ci sono parole pesanti che abbiamo già sentito in altre occasioni, laddove via via in questi anni siamo stati confrontati con casi di abusi nel mondo o in Svizzera: dissimulazione, occultamento, persone vittime, abusi sessuali.

Dissimulazione e occultamento

Nel rumore di queste ore una prima parola e i suoi sinonimi, mi pare, preoccupi moltissimo: dissimulazione che è occultamento, nascondimento di prove. Questo termine e i suoi sinonimi ci riportano infatti a quello che fu il caso bomba che fece scoppiare il tema abusi sessuali nel mondo ecclesiale: l’indagine dei giornalisti del Boston Globe che rivelarono al pubblico un sistema di insabbiamenti e di trasferimenti dei colpevoli di abusi all’interno dell’arcidiocesi americana di Boston. Caso che venne raccontato anni dopo dal film Spotlight. Ed eravamo nel 2002. La dissimulazione, che emerse evidente allora, vuole anche dire non rispetto per le persone vittime di abusi, le loro storie umane, la loro vita. Una persona vittima di abusi, in qualsiasi ambito essi accadano, fatica tantissimo a venire alla luce, a raccontare e denunciare. Se poi il caso viene occultato… ci chiediamo che fiducia potrà mai avere ancora questa persona nei confronti della realtà che non l’ha presa sul serio. Poi occultamento vuole dire spesso anche trasferimento di colpevole altrove… con altri eventuali abusi che poi si producono. La storia ormai ha insegnato già tanto in tal senso.

Abuso: la gravità del crimine va ben oltre il fatto

La gravità del crimine va ben oltre il fatto. Basta porsi in ascolto delle persone vittime, come ha raccontato in questi giorni anche l’abate di Hauterive (Friborgo) su un caso riguardante il proprio Monastero (vedi sotto) : il danno loro inflitto va oltre l’abuso del momento e resta sovente una frattura interiore che chiede un accompagnamento lungo e un processo di risanamento psicologico e spirituale che dura anni.

La storia di Adriana

Che la gravità del crimine vada oltre il fatto lo dimostra la storia di Adriana, raccolta dai colleghi di cath.ch (storia da leggere sotto). La sua vicenda aiuta a capire cosa vuol dire essere stata una vittima, abusata da bambina quando aveva 9 anni, non ascoltata nella denuncia fatta internamente alla Chiesa e ancora in attesa di giustizia. Ad oggi Adriana, quarant’anni dopo l’abuso, fa ancora fatica ad avere fiducia nel suo prossimo. Nel suo difficile percorso una volta arrivata all’adolescenza, racconta di aver vissuto un tentativo di suicidio.

La caratteristica specifica degli abusi nella Chiesa, come ha spiegato più volte – anche durante un convegno Aspi a Lugano – il vescovo di Coira mons. Bonnmain che è responsabile per la CVS di questi dossier, è innervata in una cattiva interpretazione del potere spirituale: l’abuso sessuale è spesso susseguente ad un abuso di potere spirituale, cioè una manipolazione spirituale e psicologica da parte della figura di riferimento su altri soggetti: minori, donne, giovani che siano. L’esempio di questa dinamica trova conferma nei fatti portati alla cronaca in questi giorni a Hauterive (Friburgo), risalenti agli anni ’70 e ’80 e dovuti ad un rapporto di direzione spirituale di un religioso (oggi è e religioso) su donne adulte, sfociato in abusi. La stessa dinamica si ritrova nella storia della piccola Marie, abusata dallo zio prete ad inizio anni ’60 con il pretesto di «liberarla fisicamente dal demonio». Tempi passati, qualcuno dirà, ma la dinamica dovuta alla manipolazione spirituale e psicologica, magari con motivazioni più complesse se riguardano abusi odierni su adulti, è ancora molto presente nella recente casistica che vede sul tavolo degli imputati a livello mondiale, nomi illustri, come l’ex gesuita Rupnik, ad esempio.

La testimonianza della signora Vreni Peterer a Strada Regina

Per questo le persone abusate, si definiscono persone «sopravvissute», perchè la vita di una persona vittima è distrutta e solo lentamente ricostruita: la loro esistenza è una lotta con i fantasmi del passato. La signora Vreni Peterer racconterà che si definisce «sopravvissuta» ad un abuso intervenendo nel reportage dedicato a Strada Regina sul tema e che andrà in onda sabato 16 settembre su RSILA1. In studio a commentare ci sarà il vescovo Alain De Raemy.

Mentre a Chiese in diretta su RETEUNO domenica mattina alle 8.30 l’intervista di Corinne Zaugg al vescovo Bonnmain.

Laddove studi storici come quello che sarà presentato in Svizzera martedì 12 settembre sono stati condotti, la comunità cristiana ha avuto occasione di crescere in umiltà e verità, di cominciare a guardare le vittime negli occhi, di purificarsi, di intraprendere processi formativi nuovi, di stare accanto alle vittime e promuovere o performare dinamiche sinodali.

Lo studio presentato il 12 settembre a Zurigo

I vescovi svizzeri insieme alla Conferenza centrale cattolica romana della Svizzera (RKZ) e alla Conferenza delle unioni degli ordini religiosi (KOVOS) ha voluto investire per un’indagine scientifica e indipendente sugli abusi. Studi di questo tipo in questi ultimi anni ci sono stati in altri Paesi, ricordiamo quelli in Francia, Austria, Paesi Bassi e Germania. Lo studio elvetico tratta i casi che vanno dal 1950 ai giorni nostri. I risultati dello studio saranno resi noti in conferenza stampa a Zurigo il 12 settembre. Sono interessate tutte le diocesi svizzere anche quella di Lugano i cui archivi sono stati perlustrati dagli esperti dell’Università di Zurigo. Lo studio proseguirà nel periodo 2024 – 2026 con altre indagini.

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11 Settembre 2023 | 16:18
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