Caos in Venezuela. Dopo la sentenza del tribunale che ha esautorato il parlamento

«Una grave battuta d’arresto per la democrazia in Venezuela». Così il dipartimento di stato americano ha definito la decisione del tribunale supremo di giustizia del Venezuela di assumere tutte le funzioni dell’assemblea nazionale, il parlamento unicamerale in mano all’opposizione antichávista. «Questa rottura delle norme democratiche e costituzionali — si legge in una nota — danneggia grandemente le istituzioni democratiche del Venezuela e nega al popolo il diritto di plasmare il futuro del suo paese attraverso i rappresentanti eletti».

La mossa del tribunale supremo di giustizia, che consegna anche il potere legislativo nelle mani del presidente Nicolás Maduro, è stata contestata anche dall’Unione europea. «Il parlamento europeo sostiene l’assemblea nazionale, unico potere legittimato, e denuncia l’auto colpo di stato perpetrato dal regime del Venezuela» ha dichiarato il presidente del parlamento di Strasburgo, Antonio Tajani, su Twitter. Parole molto dure sono state pronunciate anche dal presidente dell’Argentina, Mauricio Macri, che ha espresso «preoccupazione» per la sentenza del tribunale e ha lanciato un appello «a favore della ricomposizione dell’ordine democratico» a Caracas. Macri ha incontrato Lilian Tintori, moglie del leader dell’opposizione venezuelana Leopoldo López, attualmente in carcere e considerato un prigioniero politico dall’opposizione e da numerosi gruppi di difesa dei diritti umani. Al termine della riunione, Macri ha chiesto «la liberazione di tutti i prigionieri politici e la definizione di un calendario elettorale certo» in Venezuela.

Diversa la linea del governo boliviano del presidente Evo Morales, che ha espresso oggi il suo «appoggio incondizionato» a Maduro, affermando che il capo di stato venezuelano «è vittima di un nuovo attacco il cui obiettivo è la frattura della democrazia e il disconoscimento della costituzione venezuelana». In un comunicato ufficiale, La Paz ha criticato anche le iniziative lanciate dall’Organizzazione degli Stati Americani (Osa) per ristabilire l’ordine democratico a Caracas. «Questo tipo di azioni attentano contro l’unità dell’America latina e dei Caraibi» e rappresentano «una chiara ingerenza».

Sul piano interno, la tensione resta altissima. L’arcivescovo di Mérida, il cardinale Baltazar Enrique Porras Cardozo, ha detto, in alcune dichiarazioni alla stampa, che il Venezuela si trova «a un passo dalla dittatura».

L’opposizione antichávista ha parlato di «colpo di stato in piena regola» chiamando i cittadini in piazza a partire da domani, sabato. Ha poi lanciato un appello alle Forze armate «perché appoggino il parlamento». Ieri un gruppo di deputati dell’opposizione è stato aggredito da alcuni militari della Guardia nazionale e da membri di organizzazioni pro-Maduro, mentre tentavano di avvicinarsi alla sede del tribunale.

(Osservatore Romano)

31 Marzo 2017 | 18:26
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