Il vescovo Bonnmain durante la conferenza stampa a Zurigo.
Svizzera

Il vescovo di Coira: «Alle persone vittime dico: fatevi avanti con coraggio»

di Corinne Zaugg e Laura Quadri

Ospite oggi a Rete Uno alle ore 8.30 per «Chiese in diretta», mons. Joseph Bonnemain, vescovo di Coira, è stato incaricato durante la conferenza stampa del 12 settembre scorso a Zurigo per la presentazione dello studio sugli abusi nella Chiesa svizzera, di prendere la parola a nome di tutti i vescovi svizzeri. Negli anni si è occupato per la stessa Conferenza dei vescovi, a più riprese, di dossier concernenti casi di abusi, mentre proprio di recente il Vaticano gli ha affidato un compito di indagine nei confronti di alcuni vescovi locali.

Mons. Bonnemain, se in passato contava il buon nome della Chiesa, oggi si comprende che è necessario mettere al centro le vittime. Come giudica questo cambio positivo di atteggiamento?

«Dobbiamo ripartire dall’inizio: un Dio che si è fatto uomo per servire gli uomini, per renderli felici, un Dio che è soltanto amore per ciascuno. Una Chiesa piramidale, di potere, una Chiesa che si nasconde per omertà è agli antipodi dell’essere con amore al servizio dell’uomo. Ma dalla teoria alla pratica c’è ancora tanto cammino da fare. Devo confessare che faccio fatica a parlare; le vittime sono stufe di belle parole, come «tolleranza» o «trasparenza». Diciamo tante belle parole ma le cose non cambiano o cambiano con tanta lentezza. Mi viene più spontaneo tacere, piangere e accettare la responsabilità, non soltanto di quello che persone concrete hanno fatto ma dell’istituzione «Chiesa» e della sua mancanza di coerenza. Oggi dobbiamo andare avanti con questa colpa istituzionale senza pensare alla «brutta figura»: accettare questa colpa, portarla sulle spalle. C’è bisogno di fatti non di parole».

Gli studiosi dell’università di Zurigo propongono alla fine del loro rapporto l’introduzione di una serie di nuove misure molto specifiche. La Chiesa svizzera ne farà tesoro? Quali di queste ritiene più urgenti?

«Tutte le misure proposte sono molto giuste. Per me ad esempio è chiarissimo quanto sia necessario introdurre degli standard psicologici a livello nazionale quando si tratta di ammettere possibili candidati al cammino sacerdotale o, negli organi religiosi, ai novizi che muovono i primi passi. Vanno ammesse solo le persone con maturità affettiva e senso di responsabilità, in grado di discernere le relazioni giuste. Inoltre è un bene che tutti i vescovi e i superiori degli ordini abbiano deciso di obbligarsi a non adoperare quella norma del diritto canonico che prevederebbe la distruzione dei documenti dopo 10 anni dalla condanna del colpevole. Deve restare negli archivi, d’ora in poi, fino all’ultima pagina. Infine, abbiamo anche iniziato a pensare a nuovi investimenti per gestire molto meglio tutti gli incarti del personale pastorale. Nel trasferimento da un luogo o una diocesi all’altra, bisogna fare in modo che vengano comunicati tutti i dati. Tutto quello che stiamo mettendo in atto richiede uno sforzo grande ma vogliamo farlo».

C’è qualcosa che si sente di dire alla signora Vreni Peterer, ospite a «Chiese in diretta», o più in generale alle tante altre vittime di abuso, specialmente quelle che in Ticino forse non hanno sempre trovato orecchie attente ad ascoltare e che si sentono tradite dagli archivi dati alle fiamme?

«Sento tanto dolore per questo tradimento e non lo posso diminuire o giustificare, ma solo dire: la vostra sofferenza non cadrà nel vuoto. Essere confrontati con queste situazioni darà più coraggio per cambiare le cose. Sono sicuro che anche in Ticino le cose cambieranno, che questa empatia, vicinanza all’uomo, soprattutto a chi ha sofferto, sarà una realtà. Direi alle vittime: non lasciateci soli, senza il vostro aiuto non faremo le cose bene. Quello che è distrutto non si può recuperare, ma i vostri racconti rimangono fondamentali. Ho l’impressione che in Ticino viga ancora molto una cultura latina, la vergogna di parlare di queste cose, presentarsi in pubblico con la propria sofferenza. Per questo bisogna incoraggiare tutti quanti a farsi avanti».

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Il vescovo Bonnmain durante la conferenza stampa a Zurigo. | © foto cath.ch
18 Settembre 2023 | 07:40
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