La conferenza stampa in curia a Lugano sugli abusi sessuali nella Chiesa.
Ticino e Grigionitaliano

Il vescovo Alain in conferenza stampa a Lugano: «Mi sconcerta il silenzio assordante di tante vittime»

Nel rapporto pubblicato dall’Università di Zurigo sugli abusi sessuali nel contesto della Chiesa pubblicato ieri a Zurigo viene citata anche la diocesi di Lugano che figura coinvolta soprattutto per una prassi archivistica non chiara negli archivi della diocesi prima del 2000 e per la distruzione di 100 anni di documenti avvenuta in particolare durante l’episcopato di mons. Torti e prima ancora per la distruzione di carteggi privati del vescovo Corecco e altri documenti negli ultimi mesi di vita dello stesso Corecco, deceduto il 1. marzo 1995. E per le pochissime segnalazioni di vittime avvenute in Ticino e di cui si trova riscontro negli archivi perlustrati. Questa mattina, il giorno successivo alla presentazione a Zurigo del rapporto, c’è stata una conferenza stampa nella curia vescovile di Lugano. Mons. Alain De Raemy ha affermato senza mezzi termini che il rapporto «spaventa, sconcerta, rattrista e ci sfida».

Assieme all’amministratore apostolico erano presenti mons. Nicola Zanini, delegato ad omnia dell’amministratore, la giudice Fabiola Gnesa, presidente della Commissione diocesana di esperti per la gestione di casi di abusi sessuali in ambito ecclesiale e Luca Montagner, addetto stampa della diocesi.

«Abusatori sono come lupi contro le loro vittime e il Vangelo»

” Quello che più sconvolge – prosegue mons. De Raemy – è il silenzio assordante di tante vittime che non hanno potuto parlare e di tutti i fatti accaduti, che vanno in flagrante contraddizione con il Vangelo».

Questo studio fa capire bene quanto hanno sofferto e soffrono tutt’ora le vittime. Sono donne e uomini che vengono umiliati, trattati con sconcertante disprezzo da parte di uomini di Chiesa «che si presentavano come pastori ma in realtà hanno agito come lupi».

I milledue casi identificati nel rapporto svizzero sono la punta dell’iceberg. Essi mettono in luce ripetuti comportamenti illeciti e «l’irresponsabilità di molti, che è stata causa di immense sofferenze per le vittime di abusi a scapito degli autori di questi misfatti, che spesso sono riusciti a passarla liscia», continua De Raemy. Cercando di salvaguardare la buona reputazione della Chiesa si è quindi trascurato completamente la dignità, l’integrità fisica e morale delle vittime.  »Non bastano delle semplici scuse per superare questo passato su cui non si può e non si deve mettere una pietra sopra. Il progetto prosegue perché non si vuole voltare pagina, ma al contrario si vuole aprire tutte le pagine. Non possiamo non riconoscere questa colpa, non possiamo non metterci davanti alla grande sofferenza di chi ha subito questo trattamento dalla Chiesa. E’ un dovere di giustizia verso le vittime rimaste sole con la loro indescrivibile sofferenza. Siamo davanti a una sfida di verità e di conversione. La Chiesa in Svizzera ha assicurato piena collaborazione e che farà tutto ciò che è umanamente possibile per rendere giustizia alle vittime e impedire da subito e in futuro ulteriori abusi sessuali. Ci vogliamo impegnare per un cambiamento culturale definitivo e repentino al fine di consegnare alle future generazioni una chiesa più umana e più degna, cioè ispirata solo dal Vangelo», ha concluso mons. Alain De Raemy.

Fabiola Gnesa: «Alla commissione abusi in Ticino sono pervenuti solo 5 casi»

Dopo l’amministratore apostolico la parola è stata data alla signora Fabiola Gnesa, avvocatessa e presidente della commissione di esperti diocesana abusi sessuali in ambito ecclesiale (commissione creata nel 2009 dall’allora vescovo Grampa in conseguenza dell’attuazione della terza edizione delle direttive sugli abusi della conferenza dei vescovi svizzeri, ma convocata solo nel 2016 dall’allora vescovo Lazzeri). «Alla commissione sono pervenuti cinque casi», riferisce la sig.ra Gnesa. «Le vittime sono state accolte e ascoltate con molta attenzione. Ci sono state inoltre tre prese di contatto telefonico da parte di persone che non hanno voluto identificarsi. Ci tengo a sottolineare che non è stata omessa o distrutta alcuna documentazione. Invito di  tutto cuore, le persone che sono state vittime di abusi sessuali nell’ambito ecclesiale a farsi avanti che saremo attenti a seguire i loro casi».

Lo studio di Zurigo, i documenti bruciati e le spiegazioni di mons. Nicola Zanini

Ha concluso la prima tornata di interventi mons. Nicola Zanini, delegato dell’amministratore apostolico, affrontando di petto la questione spinosa della distruzione dei documenti nell’archivio diocesano.

Quanto è emerso attraverso le due lettere citate dal rapporto dell’Università di Zurigo è assai chiaro. Da una prima lettera scritta nel 1997 dall’allora vicario generale Oliviero Bernasconi al nunzio, si evince che mons. Corecco, negli ultimi mesi di vita, avrebbe chiesto a un sacerdote di eliminare gli scritti «conservati nei suoi cassetti», quindi nel suo ufficio privato, riguardanti i preti. Le ricercatrici confermano, nel rapporto, di aver interpellato il collaboratore di Corecco, il quale ha informato di non aver distrutto documenti riguardanti casi di abuso. Infatti questi documenti delicati sono sempre conservati non nell’ufficio del vescovo, ma nell’archivio segreto del vescovo.

L’altro scritto, del 1999, durante l’episcopato di mons. Torti, afferma che un sacerdote riferisce al vescovo di aver fatto quello che gli era stato chiesto e di aver distrutto – secondo lui per misericordia – della documentazione riguardante i preti in un arco temporale di un secolo. L’errore non fu tanto quello di aver distrutto i documenti, cosa permessa dal diritto canonico, ma di non aver creato un registro di quanto eliminato, così come richiesto dal diritto canonico.

«Devo precisare, e il rapporto dell’Università di Zurigo ce ne dà testimonianza – ha affermato mons. Zanini – che a partire dall’inizio del XXI secolo, vuol dire con l’episcopato Grampa, con la costruzione del nuovo archivio, con l’episcopato Lazzeri e con l’amministratore apostolico de Raemy, nessuna documentazione è stata distrutta. Tanto che le ricercatrici hanno trovato tutto il materiale. Da settimana scorsa inoltre tutti i vescovi svizzeri hanno sottoscritto un accordo affinché non venga più applicato il Canone del Codice di Diritto Canonico che invita alla distruzione dei documenti».

Lo stesso rapporto universitario riconosce che in questi ultimi anni il riordino dell’archivio diocesano sta avvenendo grazie alla presenza di un archivista esperto e diplomato. Ben diversa era la situazione degli archivi all’epoca di Corecco e Torti, quando avvennero le distruzioni di documenti con il grave errore di non mantenere un registro: allora il lavoro venne affidato a personale a non qualificato. «In linea con quanto auspicato dalle ricercatrici, che chiedono di impiegare risorse maggiori per questo lavoro, dal 1. ottobre 2023 inizierà a lavorare in archivio una persona al 60%, in aiuto all’archivista diocesano don Carlo Cattaneo e al suo attuale collaboratore al fine di accelerare il riordino degli archivi», conclude mons. Zanini.

Una Chiesa ticinese in preghiera e in ascolto attivo: incontro il 21 settembre

A conclusione dell’incontro, mons. Alain De Raemy ha invitato tutti ad un incontro di preghiera, giovedì prossimo, 21 settembre, a Giubiasco, alle ore 20. «Sarà una preghiera di intercessione – dice mons. De Raemy – per la conversione della comunità ecclesiale, dei suoi modi sbagliati di vivere ed essere, e per un aiuto deciso e duraturo a tutte le vittime. Sarà anche per me l’occasione d’incontrare le persone presenti e mettermi a loro disposizione per ascoltarli e confrontarmi con loro». Un primo incontro quindi, una importante presa di contatto con chi vorrà discutere con il vescovo il tema o incontrarlo.

Il vescovo Alain interviene in TV sull’indagine da parte di Roma che lo riguarda

Mons. Alain è successivamente andato in studio Tv al Quotidiano (RSILa1 del 13 settembre) dove in intervista ha risposto anche ad una domanda relativa all’indagine in corso da parte di Roma che riguarda alcuni vescovi svizzeri per presunta cattiva gestione di casi di abusi. Il vescovo Alain ha spiegato che il caso che lo riguarda è un fatto che è stato già ampiamente trattato dai media in Svizzera romanda e che ora qualcuno chiede che venga ancora approfondito. Dal canto suo mons. de Raemy si è detto sereno riguardo all’indagine in corso.

Sabato 16 settembre mons. Alain sarà presente in studio a Strada Regina su RSILa1 alle 18.35.

Incontri del vescovo Alain nei vicariati con i fedeli

Successivamente l’amministratore apostolico visiterà anche ogni singolo vicariato della diocesi con il medesimo scopo di incontro e ascolto dei fedeli e di ogni persona che lo desidera. Ma l’invito più importante riguarda il cammino di rielaborazione che la Chiesa ha avviato. «E’ ancora lungo, siamo solo agli inizi», afferma De Raemy. «Per questo, voglio incoraggiare chiunque abbia subito situazioni oggetto di umiliazione o sofferenza personale, e che magari, per tanti anni, non è riuscito a esprimere a denunciare questi fatti! Mi metto io personalmente a disposizione, come vescovo, per l’ascolto: chi lo vorrà potrà rivolgersi direttamente a me. Oppure si può fare riferimento alla nostra Commissione d’esperti, che ha nel suo gruppo due persone di contatto per il sostegno alle persone vittime. Per chi invece non volesse più avere a che fare con la chiesa, e si capisce, lo invito a rivolgersi al Servizio per l’aiuto alle vittime di reati (Servizio LAV) del Canton Ticino».

Numeri di contatto della commissione di esperti della diocesi di Lugano: Carlo Calanchini, +41 91 923 72 72, carlo.calanchini@catt.ch; Rita Pezzati, +41 76 529 27 22, pezzri@gmail.com

Numero di contatto del Servizio per l’aiuto alle vittime di reati (Servizio LAV) del Canton Ticino: 0800 866 866

oppure contatto diretto del vescovo di Lugano: Mons. Alain de Raemy, Vescovo di Lugano, Borghetto 6, CH-6900 Lugano

oppure via email a: segreteria.vescovo@catt.ch

La conferenza stampa in curia a Lugano sugli abusi sessuali nella Chiesa. | © catt.ch
13 Settembre 2023 | 16:27
Tempo di lettura: ca. 6 min.
abusi (336), ticino (911)
Condividere questo articolo!