Mons. Alain de Raemy
Ticino e Grigionitaliano

Mons. de Raemy: «Tutto quello che è accaduto con gli abusi è negazione del Vangelo»

intervista di Cristina Vonzun

«Il Vangelo è l’unità di misura della Chiesa» ci dice il vescovo Alain mentre la comunità ecclesiale e la società tutta in Svizzera e in Ticino fanno i conti con lo shock, il dolore delle vittime, l’orrore, le scuse dei vescovi svizzeri. Ci sono i 1002 casi di abusi in Svizzera venuti alla luce nella prima fase dell’indagine storica dagli anni ›50 ad oggi portata avanti dagli esperti dell’Università di Zurigo; in Ticino ci sono i 5 casi segnalati, i documenti distrutti negli anni ’90 e c’è un silenzio inquietante perché gli esperti presumono che ci siano molte altre vittime. «Tutto quello che è accaduto è stata una negazione dello stesso Vangelo», osserva mons. Alain.

Mons. de Raemy, partiamo dalla distruzione di documenti in diocesi, nel 1999. Tra quegli scritti si può supporre che ci fossero anche lettere di persone vittime, non sappiamo, ai tempi, se ascoltate o meno. Cosa si sente di dire?

C’è stata una mancanza di professionalità totale da parte di chi agì all’epoca. Oltretutto pensavano di seguire il codice di diritto canonico e invece non lo hanno fatto, non tenendo i registri. La memoria non è sempre affidabile e serve avere lo scritto. Ora, per coloro che scrissero la verifica della loro propria memoria non è più possibile perché tutto è stato distrutto.

In tutti questi anni c’è qualcosa che l’ha cambiata riguardo alla percezione del problema?

L’incontro con il numero di casi. Tanti anni fa si sentiva di qualche caso di prete isolato, ma prendendo coscienza della quantità, del ripetersi di scenari simili, ci dice che c’è qualcosa da correggere in profondità: perché è troppo facile che accada in Chiesa. C’è questa sacralizzazione della persona del prete che diventa una figura incontestabile. Poi anche il tabù della sessualità. Attraverso i secoli la Chiesa ha sempre avuto lo stesso Vangelo ma ha fatto tanti sbagli, anche in altri ambiti. La Chiesa è semper purificanda ci ricorda il Concilio (Lg 8).

Cosa ha personalmente scoperto incontrando persone che hanno subito un abuso?

Io ho sempre pensato che l’abuso fosse molto grave ma la sofferenza interiore, la frattura interiore che scopri nell’altro, capisci che è unica e molto personale. Lo stupro è grave, la molestia anche, ma c’è chi soffre di più per la molestia che per lo stupro o viceversa. La gravità percepita a livello personale si misura dalle conseguenze che il reato subito causa nella vita, in tutta la vita, oltre il fatto specifico e questo dipende dalla storia personale, dal carattere, dalla situazione di ognuno. Fino a quando non parli e non incontri chi è stato ferito, rischi di non capire, di pensare in modo «freddo» alla gravità collegandola solo al tipo di reato non a quello che il reato provoca alla persona e alla sua storia.

In Ticino i casi emersi, secondo gli esperti di Zurigo, sono troppo pochi. Qual è il suo invito rivolto a chi sa di casi o a chi ha sofferto e taciuto?

Vale la pena poter parlare e ricevere una risposta fatta oggi più che mai di accoglienza, di condivisione della sofferenza e di aiuto. Solo per avere queste risposte e non rimanere da soli, vale la pena manifestarsi. Per questo ci sono vari servizi che sono stati attivati e io mi sono messo personalmente a disposizione (n.d.r. vedi sotto).

Lei viene dalla Svizzera romanda dove c’è un’associazione creata dalle vittime, che aiuta e sostiene chi ha subito abusi. Qual è la sua opinione sul valore di questa presenza?

Ci sono due reazioni diverse tra chi ha subito una violenza di questo tipo: la persona vittima che non vuole più avere a che fare direttamente con la Chiesa e che quindi trova in un’associazione come quella un valido accompagnamento. Altri invece preferiscono manifestarsi direttamente agli organi ecclesiali, bene quindi che la Chiesa abbia una sua commissione di accoglienza e ci sia la disponibilità del vescovo, come abbiamo qui in Ticino.

I fedeli sono amareggiati. State pianificando alcune iniziative a partire dal 21 settembre. Di cosa si tratta?

A Giubiasco alle 20 ci sarà un incontro diocesano aperto a tutti, un momento di sfogo dell’anima, di preghiera e di incontro fraterno, per ascoltare e poter parlare liberamente. In chiesa rimarrà esposto il Santissimo per coloro che desiderano anche solo pregare, mentre altri potranno venire al centro poco vicino per confrontarsi. Successivamente mi metterò a disposizione per delle visite in tutti i vicariati. I parroci trasmetteranno l’invito a tutti coloro che vorranno prendervi parte. Saranno delle occasioni per condividere idee e confrontarci su questa tematica, per aiutarci a vicenda a cambiare le cose.

Oggi alle 18,35 mons. Alain sarà ospite di Strada Regina su RSI La1 per fare il punto sugli abusi.

Iniziative in Diocesi e nei vicariati

Sabato sera e domenica nelle chiese del Ticino verrà letta una lettera che il vescovo Alain ha scritto ai fedeli. Inoltre è previsto per giovedì 21 settembre alle 20 a Giubiasco in parrocchia un incontro di preghiera e condivisione aperto a tutti i fedeli della diocesi. Successivamente il vescovo Alain si metterà a disposizione per delle visite ai fedeli nei diversi vicariati della diocesi di Lugano con un programma che sarà pubblicato quanto prima.

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Mons. Alain de Raemy | © Pierre Pistoletti
16 Settembre 2023 | 19:10
Tempo di lettura: ca. 3 min.
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