Abusi, il commento del prof. Markus Krienke: oltre le condanne urgono riforme strutturali

La Chiesa tedesca è nella bufera e la parola «vergogna» è stata la reazione sincera e spontanea non solo da parte del presidente della Conferenza episcopale Bätzing ma anche dell’arcivescovo di Monaco Reinhard Marx, uno degli accusati diretti dal rapporto pubblicato una settimana fa dallo studio Westphal Spilker Wastl (WSW) sui casi di pedofilia nel clero nella sua arcidiocesi tra il 1945 e il 2019.

Accusati per «comportamenti erronei», cioè mancato intervento doveroso nei confronti di preti pedofili, sono anche il Papa emerito Benedetto XVI – per il suo periodo da arcivescovo dal 1975 al 1982 – e il suo successore nella curia di Monaco, Friedrich Wetter: mentre quest’ultimo, nel frattempo, ha ammesso errori oggettivi assumendosene le responsabilità, per Ratzinger si tratta anche di salvare la sua eredità storica.

Questo rapporto si aggiunge a quello della Conferenza episcopale tedesca del 2018 (MHG-Studie) e al «caso Colonia» che accusa il Cardinale Woelki – attualmente sospeso da papa Francesco – e l’arcivescovo di Amburgo Heße, di cui il Papa non ha accettato le dimissioni, come del resto neppure dello stesso Marx che a seguito di queste vicende ha ammesso non solo «fallimenti personali» ma anche «istituzionali e sistemici».

Responsabilità personale e istituzionale

L’intenzione di questi rapporti, che non sono espressione di anticlericalismo proprio perché commissionati dalla Chiesa stessa, è di superare l’omertà strutturale dell’istituzione e dei suoi rappresentanti nei confronti dei preti criminali.

Inoltre non ci deve più essere alternativa alla collaborazione con la giustizia civile e al giusto risarcimento delle vittime, nonché alla realizzazione di riforme strutturali: riforme non solo al fine di fare chiarezza sui casi e sulle responsabilità del passato, ma anche di prevenire efficacemente futuri casi. Il rapporto WSW parla infatti di «condizioni strutturali che favoriscono» gli abusi, per cui non si può parlare più di «casi singoli». Inoltre, i ritardi della stessa Chiesa nel far chiarezza arrecano danno non solo alle vittime, ma anche all’istituzione stessa: più le indagini vanno per le lunghe, più l’opinione pubblica identifica l’istituzione con questi crimini.

Le riforme di Ratzinger e Bergoglio

Con una serie di riforme dal 2019, papa Francesco inserendosi su un processo attivato con grande determinazione soprattutto da Benedetto XVI, ha cercato di reagire agli abusi e segnalare ai suoi vescovi la necessità inderogabile di cambiare atteggiamento nei confronti dei preti pedofili; e solo sei mesi fa ha riformato il diritto penale ecclesiale in merito.

Il famoso Synodaler Weg (il cammino sinodale) della Chiesa tedesca è espressione della presa di coscienza che le riforme si lasceranno realizzare solo da clero e laici insieme.

E ricordiamo che l’importanza di rispondere ai mali della Chiesa con riforme strutturali – perché altrimenti la Chiesa stessa rischia di spezzarsi di fronte all’enormità della pressione esterna – era stata formulata dal grande prete e filosofo Antonio Rosmini (1797-1855) nella sua famosa opera Delle cinque Piaghe della santa Chiesa. Essa denuncia, tra l’altro, i mali dell’allontanamento del clero dal popolo (clericalismo) e della carente formazione del clero, nonché l’offuscamento della vera missione della Chiesa per il prevalere della preoccupazione per il potere e la ricchezza. Piaghe che vengono rilevate oggi nuovamente come «condizioni strutturali» di un ambiente favorevole all’abusatore.

Quando papa Francesco ha ripreso la dinamica del sinodo tedesco a cui si è associato anche l’avvio di quello della Chiesa italiana, inserendoli nel mese di ottobre scorso nel sinodo mondiale per l’intera Chiesa, egli ha sottolineato che l’unica frase proibita è «si è fatto sempre così».

Francesco insiste che la Chiesa deve ripartire dall’incontro e dal Popolo di Dio: quindi vede nel recupero di fiducia – anche dei propri fedeli – il compito più urgente, dopo le riforme che ovviamente continuano.

Una condizione decisiva ed indispensabile per ogni fiducia è, senza dubbi, far chiarezza e giustizia – il prima possibile – nello scandalo della pedofilia.

Markus Krienke, Docente di Etica alla FTL, direttore della Cattedra Rosmini della FTL

Approfondimento: I rapporti tedesco e francese

Il rapporto pubblicato una settimana fa dallo studio Westphal Spilker Wastl (WSW) di Monaco sui casi di pedofilia nel clero dell’arcidiocesi di Monaco tra il 1945 e il 2019 accerta 497 vittime – di cui il 60% tra gli 8 e i 14 anni – e 235 presunti criminali – tra cui 173 preti e 9 diaconi. In 18 casi, preti penalmente condannati da tribunali civili sono ordinariamente rimasti nella pastorale. 42 casi che riguardano preti ancora viventi, sono stati trasmessi alla magistratura. Purtroppo il margine di casi sconosciuti, come in tutte le indagini de[1]gli ultimi 20 anni, è piuttosto ampio.

Nel 2010 il caso del Canisius-Kolleg di Berlino ha portato per la prima volta i riflettori sulla Germania, dove la Conferenza episcopale ha pubblicato nel 2018 un report complessivo (MHG-Studie) che ha rilevato per il periodo dal 1946 al 2014 un minimo di 4.4% dei preti (1670) abusatori di 3677 vittime.

Solo tre mesi fa, un rapporto commissionato dalla Chiesa francese ha stimato 216mila vittime minorenni tra il 1950 e il 2020, di circa tremila preti criminali. Per i risarcimenti, la Conferenza episcopale francese ha annunciato di vendere immobili e proprietà.

Sempre di recente, le vicende nella diocesi di Colonia che coinvolgono non solo il suo Cardinale – che è stato sospeso da papa Francesco per sei mesi – ma anche l’arcivescovo di Amburgo accusati entrambi di aver coperto preti pedofili, hanno portato nel 2021 ad un record storico di uscite di fedeli dalla Chiesa cattolica.

Il 10 dicembre infine, è uscito, quasi senza suscitare attenzione mediatica, il report della diocesi di Treviri in cui sono accusa[1]ti tra l’altro tre vescovi attuali per inadempimento dei loro doveri di sorveglianza e responsabilità.

Lo scandalo tedesco domenica su Rete Uno

Domani alle 8.30 su RSI Rete Uno ci sarà un approfondimento radiofonico a «Chiese in diretta» dedicato al dossier sugli abusi sessuali commessi nell’arcidiocesi di Monaco e Frisinga negli ultimi 80 anni. La puntata guarderà anche alla vicina Italia dove uno studio simile a quello tedesco, per ora sembra lontano, mentre in Svizzera è previsto dai vescovi.
Gli ospiti della puntata sono la sociologa Paola Lazzarini-Orrù, fondatrice di «Donne per la Chiesa», la storica italiana Lucetta Scaraffia e mons. Lorenzo Ghizzoni, vescovo di Ravenna-Cervia e presidente del Servizio per la tutela dei minori e degli adulti vulnerabili nella Chiesa, in Italia. Con loro, la collega Corinne Zaugg cerca di capire dove questo dossier tedesco porterà la Chiesa cattolica e con quali conseguenze.

29 Gennaio 2022 | 05:52
Tempo di lettura: ca. 4 min.
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