Il sacerdote Giovanni Scalese, responsabile della Missio sui iuris, è confinato in Ambasciata ma testimonia il Vangelo nel remoto paese dell'Asia centrale, sognando una Chiesa «pubblica».
I cattolici in piazza chiedono nuove elezioni presidenziali e il Governo ordina ancora di sparare sulla folla. Dopo quella di dicembre, anche la marcia di domenica è stata repressa.
Per sanare le ferite di una società che si scopre ancora razzista, i presuli sollecitano una buona legge sull’immigrazione e un cambio di mentalità all’insegna della dignità umana.
Il presidente Santos ha ritirato la delegazione di Bogotá dal tavolo dei negoziati con i guerriglieri. La Chiesa chiede alle parti di non vanificare i progressi compiuti fin qui.
Si è celebra sabato nel mondo la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, una ricorrenza istituita dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 1999.
Il ministro degli Esteri tedesco, Sigmar Gabriel, afferma che nei centri di detenzione in Libia «è vero che le violenze e i soprusi sono all'ordine del giorno». Il commissario europeo Dimitris Avramopoulos ieri ha avvertito che senza l'azione dell'Unione europea e senza «gli sforzi eroici» dell'Italia andrebbe anche peggio.
«Esiste un problema di base nella nostra società e di questo tutti dobbiamo essere consapevoli. Una cultura della vita non può più tollerare la violenza armata in ogni sua forma». Lo ha dichiarato con fermezza il card. Daniel DiNardo, presidente della Conferenza episcopale statunitense.
«La violenza contro i bambini non risparmia nessuno e non conosce limiti». E' la dichiarazione di Cornelius Williams, Responsabile Unicef per la Protenzione dell'Infanzia, a margine della presentazione del nuovo Rapporto sulla violenza contro i minori, realizzato dall'organizzione dell'Onu: »A Familiar Face: Violence in the lives of children and adolescents» (Un volto familiare: la violenza nella vita di bambini e adolescenti).
Scuola, lavoro, ambiente domestico. La violenza su bambine e ragazze viene registrata in qualsiasi luogo, quotidianamente, ed è la seconda causa di morte, tra i 10 e i 18 anni, per le «indifese» di tutto il mondo.
Le «leggi-anti conversione», che di fatto sono strumenti per coartare la libertà religiosa, continuano a destare preoccupazione e polarizzare la società indiana: lo racconta all’Agenzia Fides il gesuita p. Michael Kerketta, teologo indiano e docente a Ranchi, capitale dello stato indiano di Jharkhand, nell'India settentrionale.
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