A Mardin, tra rifugiati in fuga e jihadisti di passaggio, i siriaci attendono che Ankara restituisca loro le proprietà confiscate
Torna a farsi molto tesa la situazione in Siria, nonostante gli sforzi della diplomazia internazionale.
Mons. Paolo Bizzeti, vicario apostolico dell’Anatolia, parla della vicinanza al popolo turco espressa dal Papa all'Angelus e dell’impegno per eliminare le radici del terrorismo.
Tra le migliaia di «detenuti comuni» fatti liberare da Ankara per far posto ai «fiancheggiatori dei golpisti» c’è anche Oguzhan Aydin, il giovane che il 5 febbraio 2006 a Trabzon uccise il sacerdote italiano
Lo ha ribadito ancora una volta la portavoce della Commissione Mina Andreeva, dopo le affermazioni di Erdogan nell'adunata di ieri a Istanbul.
Il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin ha espresso la sua preoccupazione per la situazione in Turchia. Già due giorni fa aveva sottolineato che in questo momento storico il punto di partenza per risolvere le attuali crisi nel mondo è «il rispetto della persona e della sua dignità».
A più riprese «il sultano» ha detto che la pena capitale tornerà «se il popolo lo chiede». Anche se il presidente turco nega di voler approfittare della situazione, sembra essere senza fine l’ondata di arresti che sta colpendo, oltre a migliaia di militari e agenti di polizia, generali e giudici. A tale proposito, esperti del Consiglio d’Europa ieri hanno affermato che «arresti e deferimenti in massa di giudici non sono un mezzo accettabile per restaurare la democrazia».
Nuove manifestazioni pro-Erdogan a Istanbul e Ankara. L’esile tentativo di rovesciare il regime non era appoggiato dallo Stato maggiore. Aumentano gli arresti e la possibilità di introduzione della pena di morte. La democrazia turca minacciata dal secolarismo kemalista e dall’islamismo fondamentalista.
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