Ottocento anni di presenza in Terra Santa, ottocento anni di custodia dei luoghi santi, ottocento anni accanto ai cristiani locali, ai poveri e ai piccoli. Questo l’importante anniversario festeggiato nel 2017 dai frati francescani della Custodia di Terra Santa.
Secondo i Patriarchi e i capi delle Chiese di Gerusalemme è in atto «un tentativo sistematico per minare l'integrità della Città Santa» e «per indebolire la presenza cristiana in terra Santa».
Lo ha detto martedì mons. Pierbattista Pizzaballa, amministratore apostolico del Patriarcato latino di Gerusalemme, durante il suo intervento al Meeting di Rimini, sul tema «Quello che tu erediti dai tuoi padri, riguadagnatelo, per possederlo».
Torna a far discutere la gestione del patrimonio immobiliare della più antica Chiesa locale. Con il patriarca Teofilo contestato anche dagli ortodossi palestinesi.
Ripartire da dove tutto era cominciato, nel 1217: circa settanta frati da Gerusalemme e dalla Galilea hanno partecipato l’11 giugno, ad Acri, alla giornata celebrativa, riservata ai religiosi della Custodia, dell’ottavo centenario della presenza francescana in Terra Santa.
Con le crisi in Medio Oriente e le persecuzioni dei cristiani aumentano le spese «straordinarie» e la Colletta non basta. L’appello del prefetto della Congregazione per le Chiese orientali.
Intervista al Custode di Terra Santa a pochi giorni dalla celebrazione di ringraziamento del 22 marzo per i lavori di restauro.
Un nuovo gesto vandalico in Terra Santa, dove è stata forzata e bruciata nella notte tra martedì e mercoledi la porta d’ingresso della Chiesa dell’Ascensione, sul Monte degli Ulivi.
Riuniti dal 14 al 19 gennaio, i vescovi europei hanno discusso di migranti, pace in Medio Oriente, dialogo ed ecumenismo. Fino poi a stilare il comunicato finale, tutto centrato sull’ «occupazione» israeliana dei territori, ormai presente da 50 anni.
«Ci sono segni di morte dovunque e in tutte le forme di violenza di cui siamo testimoni. Non solo di morte fisica ma anche etica. Conosciamo bene la violenza che strappa le vite in questa Terra, santa e difficile»: dalla basilica del Santo Sepolcro, l’amministratore apostolico per il patriarcato latino di Gerusalemme, mons. Pierbattista Pizzaballa, ha invitato a contrastare la cultura di morte affidandosi alla Resurrezione di Cristo.
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