«Dopo la paura» giovani cristiani, yazidi e sabei stanno tornando «ad affollare» le aule dell’ateneo cittadino. Molti percorrono decine di chilometri per assistere alle lezioni.
P. Najeeb Michaeel: «Un uomo senza cultura, è un uomo morto». Con l’arrivo dello Stato islamico, egli ha trasferito il patrimonio religioso e culturale da Mosul e Qaraqosh al Kurdistan irakeno. Oggi continua la propria opera insegnando il lavoro a cristiani e musulmani. Migliaia i volumi e i documenti secolari salvati grazie al suo lavoro.
Dichiarato sconfitto a dicembre, Daesh continua a colpire. Gli attacchi concentrati nelle province di Diyala, Salahuddin e Kirkuk. In poche settimane decine di vittime. L’area di maggiore criticità attorno alla città di Kirkuk, focolaio di tensione etniche e confessionali. I timori della Chiesa caldea.
Il rito presieduto dal patriarca Ignatius Aphrem II alla presenza di un piccolo gruppo di cristiani che lentamente stanno tornando nella città devastata dallo Stato Islamico
Indonesia, Malaysia, Filippine, Singapore, Thailandia e Brunei lanciano l’iniziativa «Our Eyes». Lo scambio di informazioni e la creazione di un database di estremisti sono al centro dell’intesa. Nel 2017 terroristi hanno assediato per mesi la città di Marawi (Filippine). Altre nazioni potrebbero aderire: Usa, Australia e Giappone sono possibili futuri membri.
«Un messaggio di speranza e di vittoria. ISIS voleva cancellare la presenza cristiana e invece i jihadisti se sono andati, mentre noi siamo tornati». Con queste parole monsignor Bashar Matti Warda ha festeggiato la riconsacrazione della Chiesa di San Giorgio a Tellskuf, gravemente danneggiata e profanata da ISIS e ricostruita grazie ad un contributo di 100mila euro da parte di Aiuto alla Chiesa che Soffre.
Milioni di persone sono scese in piazza a Baghdad, Mosul, Najaf, Bassora per festeggiare. Per la prima volta dopo tre anni e mezzo celebrata una messa nella ex roccaforte dell’Isis. La chiesa ripulita e sistemata da giovani musulmani. Le cinque sfide per il futuro dell’Iraq. E il dovere di unità della Chiesa irakena per tutelare il futuro della comunità.
Sarà una coppia di giovani sposi caldei a dirigere il primo ospedale cattolico per le vittime della guerra e del terrorismo nella regione del Kurdistan iracheno.
Giovial Maslob, insegnante, racconta gli anni di esilio e il ritorno nella casa e nella terra di origine. La nascita di Gesù oggi riveste «un sapore e un significato speciali». Sono «giornate bellissime», caratterizzate da «un senso profondo di spiritualità e semplicità». Il rientro di quanti hanno deciso emigrare «essenziale per garantirci un futuro».
AsiaNews ha incontrato due famiglie fuggite dalla ex roccaforte del Califfato, ancora oggi esuli nel Kurdistan irakeno. Il grazie alla Chiesa locale che «ci ha fatto sentire a casa» e ha contribuito a livello materiale e spirituale. La nascita di Gesù fonte di speranza. Un appello ai cristiani irakeni emigrati all’estero: tornate e contribuite alla ricostruzione del Paese.
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