Segreto confessionale e lotta agli abusi: alcune domande alla prof.ssa Astrid Kaptijn dell'università di Friborgo e partecipante all'evento.
In questi giorni, contraddistinti dall’epidemia di coronavirus, la comunità cristiana soffre anche perché impossibilitata a partecipare ai sacramenti. Si tratta dunque di attingere a strumenti alternativi per sperimentare l’efficacia della grazia. A questo proposito, l’Ufficio liturgico della diocesi ha messo a disposizione su www.liturgiapastorale. ch un sussidio per la Settimana Santa e un altro per la preparazione penitenziale in tempo di coronavirus, nell’impossibilità di accedere al sacramento della riconciliazione.
L'Ufficio Liturgico della Diocesi (www.liturgiapastorale.ch) ha preparato un Sussidio per la preparazione penitenziale in tempo di Coronavirus, che si fa strumento prezioso anche nell'impossibilità di vivere personalmente il sacramento della Riconciliazione.
Un Decreto della Penitenzieria vaticana concede l’indulgenza plenaria ai malati di coronavirus, a chi li assiste e a tutti i fedeli del mondo che pregano per loro. Si ricorda anche la possibilità della assoluzione collettiva.
Lo ribadisce un documento della Penitenzieria apostolica avallato dal Papa: si è diffusa una «morbosità per gli scandali» che contagia anche le più alte gerarchie della Chiesa. Il cardinale Piacenza: non vuol dire tollerare abusi.
Confessarsi «non è come andare dallo psicologo, dallo psichiatra, dal sociologo o semplicemente andare da un amico: prima di tutto, la confessione è l’incontro con Cristo», e questo incontro «dipenderà quasi interamente dal sacerdote».
«Un tempo la confessione ricadeva più in una metafora di tipo giudiziale che poteva supportare atteggiamenti inquisitori da parte del sacerdote. Ora, anche se è ormai diffusamente acquisito, bisogna sempre ricordarsi che il richiamo alla concretezza è giusto perché quanto più c'è concretezza tanto più il perdono mette radici e ci sana».
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