Ticino e Grigionitaliano

XXII Domenica del Tempo Ordinario. I commenti al Vangelo

Calendario romano: Lc 14, 1.7-14

Sembrano molto edificanti le parole del Vangelo di questa domenica. Gesù, a pranzo da un ricco fariseo, dove c’è molta gente e ciascuno sceglie i posti per essere più vicino al padrone di casa, fa notare che questa è una manovra pericolosa, specie se si ci si è seduti in un posto che il padrone ha destinato ad altri. Fin qui sembra buon senso, anche se il maestro ha mire più alte che un suggerimento di bon ton, perché va ben oltre e propone al suo ospite di organizzare banchetti per poveri, ciechi, storpi: persone che mai potranno ricambiarlo. La ragione addotta dal Messia è che in questo modo saremo ricompensati in cielo. Qui casca il proverbiale asino, il linguaggio di Gesù e della Chiesa che lo trasmette diventa faticoso da capire. In un tempo in cui la soddisfazione ha la velocità di un like, ci sono colonne chilometriche per l’acquisto dell’ultimo modello di smartphone, la pandemia ci insegna a godere dell’attimo, perché il domani è incerto. La logica dell’ultimo posto o dell’attesa dell’ultimo giorno è inconcepibile, perché abbiamo perso quello che qualcuno ha definito il senso delle «cattedrali», dove chi iniziava a costruire non avrebbe mai visto la fine dell’opera. È più facile liquidare l’affermazione di Gesù come anacronistica, legata ad un paradiso che ormai non si aspetta più nessuno, fatto per imbrogliare gli ingenui, piuttosto che rischiare un’impresa che vada oltre la fiamma di un giorno. Se c’è un uomo concreto, vicino alla nostra realtà più profonda è proprio il carpentiere di Nazareth, che qui sta parlando di libertà, di un orizzonte che non si accontenta della soddisfazione immediata, non considera eterne le relazioni costruite sul commercio di favori. L’umiltà di stare all’ultimo posto non è una specie di autoflagellazione, in cui si debbano negare le proprie qualità, ma la bellezza di scoprire e stimare gli altri come dono straordinario per noi, lasciandoli emergere, perché diventino beneficio per tutti. Certo, per capire, bisogna ascoltare!

Dante Balbo, il Respiro spirituale di Caritas Ticino, in onda su TeleTicino e online su YouTube.

Calendario ambrosiano: Mt 18, 1-10

Gli Evangelisti non ci hanno nascosto i limiti dei discepoli di Gesù. In particolare la preoccupazione di stabilire chi tra loro fosse il primo, il più grande, chi dovesse avere il primo posto accanto al Maestro. Preoccupazione che non ci aspetteremmo di trovare tra coloro che hanno lasciato tutto per seguire Gesù. Hanno lasciato tutto, casa, famiglia, lavoro ma non la presunzione, la rivalità, la ricerca del potere. Sembra che nessun altro argomento catturi più di questo la preoccupazione dei dodici. E il Maestro, con pazienza, aiuta i suoi a comprendere l’incredibile novità del Regno che nella sua Persona viene. Un Regno nel quale i piccoli sono al centro, anzi nei piccoli è il Signore stesso che viene. Il Regno è per i piccoli, meglio per quanti si fanno piccoli come un bambino. Ancora una volta l’Evangelo ci avverte che il valore, la dignità della persona non sono in misura delle tante o poche risorse che la persona possiede. Nel bambino le qualità sono ancora largamente inespresse, eppure non gli manca quella costitutiva dignità che è propria di ogni essere umano. Quante persone mancano, purtroppo, di talune qualità: pensiamo alle molteplici forme di disabilità che cerchiamo di nascondere parlando non già di disabilità ma di «diversa» abilità. Si devono, io credo, riconoscere senza infingimenti le molteplici e spesso gravi disabilità ma al tempo stesso affermare che non devono in alcun modo pregiudicare il riconoscimento della piena dignità di tali persone. Ecco perché il gesto di Gesù che mette al centro un bambino, una creatura ancora larga[1]mente incompiuta, è appello a riconoscere proprio in lui la piena e compiuta dignità. Ecco perché la seconda parte della pagina evangelica ribadisce con espressioni paradossali la necessità di un assoluto rispetto proprio per i piccoli. Il pensiero corre, tristemente, a tanti non lontani episodi di sfruttamento e abuso di minori. Quanti, anche uomini di Chiesa, hanno dimenticato che i piccoli sono i primi nel Regno.

don Giuseppe Grampa

28 Agosto 2022 | 05:04
Tempo di lettura: ca. 2 min.
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