Ticino e Grigionitaliano

«Vecchie cose», antica bellezza

Un breve racconto estivo per riflettere sulla poesia della vita. In questi giorni segnati dal riposo e dalle vacanze, ci giunge in redazione la proposta della signora Maria La Placa Osterwalder che volentieri pubblichiamo.

«Le vecchie cose»

«Noi eravamo belle», dissero le rose bianche con un sospiro, dentro al vaso rosso di Murano, «lo siamo ancora» aggiunsero, «tu sei invece un misero mazzolino di fiori di campo, neppure bello» e risero tra loro con quelle voci secche da zitelle, «e ti hanno dimenticato». Le tende di bisso giallo ebbero un fremito e carezzarono pietose il mazzolino sul vecchio cassettone. Il sole calando dietro il monte fiammeggiò nella stanza, e le cose furono grate.
Nel lungo corridoio, voci e passi, due donne entrarono, la vecchia disse: «Tu dormirai qui, era la stanza di mia madre. È ancora come la lasciò con le sue vecchie e care cose, faremo spazio per le tue e questi vecchi fiori, via! Ne metteremo di freschi, come la tua gioventù». «Ti prego, lasciale, le vecchie cose», disse la giovane, «anche i fiori. Il mazzolino glielo raccolsi io», disse carezzandolo con le dita «e lo ebbe tanto caro, le rose gliele offrì papà, e a lei piacevano. No! Terremo ciò che lei amava». Le rose bianche credettero di morire una seconda volta e piansero i petali. La giovane disse allora: «Sul tavolino accanto alla finestra metterò un grosso vaso di capelvenere, starò nella poltrona a leggere e a scrivere guardando il lago». La stanza, ora, era avvolta nel crepuscolo e, in un attimo, le vecchie cose ebbero un’anima.

Maria La Placa Osterwalder, Bellinzona

24 Luglio 2023 | 14:08
Tempo di lettura: ca. 1 min.
estate (42), racconto (4)
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