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Valle Verzasca: i prossimi progetti di restauro delle cappelle e dei dipinti votivi

Ritmano il passo ai viandanti sui sentieri, frangono il paesaggio, introducendovi elementi di una bellezza antica e, soprattutto, parlano di una fede viva, che alimenta ancora oggi nel ricordo la devozione. Si tratta delle cappelle e dei dipinti della Valle Verzasca – in tutto oltre 500 – che dagli anni Ottanta in poi possono contare sul lavoro di restauro e conservazione coordinato dalla commissione preposta dal Museo vallerano. Riorganizzatasi di recente, la commissione ha deciso di impegnarsi per una serie di ulteriori interventi che richiedono ora uno sforzo di finanziamento. Abbiamo posto per iscritto alcune domande alle responsabili Carla Rezzonico e Franca Matasci.

La nascita di una Commissione «cappelle e dipinti murali» risale al 1989. Quali passi sono stati compiuti da allora?

La Commissione cappelle e dipinti della Val Verzasca è nata nel 1989 in seno all’assemblea del Museo etnografico della valle per fronteggiare il degrado progressivo di queste testimonianze di religiosità popolare, numerosissime nel territorio, sia in valle che al piano. Per alcuni decenni un gruppo di volontari ha svolto un importante lavoro di sensibilizzazione attraverso conferenze, gite di studio, consulenze e restauri basandosi su alcuni inventari effettuati in precedenza. C’è stato poi un momento importante in cui si è dato vita al progetto «Santi dipinti», a cui accenneremo in seguito. Quando Angela Maria Binda Scattini e Sandro Romerio – che sono state le anime della Commissione per lunghi anni – si sono ritirati, il Museo di Val Verzasca e la Fondazione Verzasca (agenzia di sviluppo territoriale) hanno ridato vigore al lavoro sfruttando le sinergie possibili e creando una nuova commissione. I primi tempi, che hanno coinciso con l’arrivo della pandemia e le restrizioni, sono stati dedicati allo studio della situazione e alla valutazione di alcuni possibili restauri.

Di che tipo di patrimonio si parla?

Il patrimonio di cappelle e dipinti murali di stampo religioso si aggira attorno ai 500 oggetti, di cui circa 350 nel territorio vallerano e 150 nelle terre al piano che sono storicamente legate alla Verzasca (Gordola, Tenero, le  ex frazioni di Lavertezzo e Gerra Piano). Sono poco meno di 200 cappelle e più di 300 dipinti murali, che spaziano dal XV. secolo ai nostri giorni e che si trovano spesso in posizioni cruciali: agli inizi dei villaggi, sui sentieri che portano in montagna, sui maggenghi e gli alpeggi dove si svolgeva la vita quotidiana per una parte dell’anno. Moltissime le raffigurazioni della Madonna, soprattutto Madonne di Re, del Rosario, del Carmelo o Madonne con il Bambino, anche se non manca qualche singolare Madonna dell’Uva o delle Alpi. Numerose anche le Pietà e le Crocifissioni. Tra i Santi troviamo san Giuseppe, sant’Antonio da Padova, sant’Antonio abate, santa Teresa del Bambin Gesù, san Carlo Borromeo, san Cristoforo, san Rocco protettore dalla peste e molti altri.

Il vostro intervento si rivolge a tutte queste cappelle o ne avete selezionate solo alcune? Se sì, quali e perché?

Gli interventi di restauro hanno tempi lunghi, anche perché non è facile reperire gli ingenti fondi necessari ai lavori. Si procederà valutando man mano le necessità e le caratteristiche degli oggetti: antichità, valore artistico, ubicazione. Naturalmente si terrà conto anche delle segnalazione dei cittadini. Pur riconoscendo ad ogni cappella o dipinto una sua dignità di testimonianza sarà data la precedenza a quelle inserite nei villaggi e nei monti o posizionate sui sentieri più frequentati. In parallelo si cercherà di effettuare quei piccoli interventi regolari che permettono una migliore conservazione: controllo dei tetti, protezione con gronde ai dipinti murali, taglio della vegetazione invasiva, rifacimento di accessi.

C’è, tra tutte queste testimonianze storiche, una cappella in particolare, di cui si può raccontare la storia?

«Cappella del vescovo» (Foto Franca Matasci)

Una cappella dalla storia singolare è quella detta «del Vescovo» che tra l’altro è stata restaurata negli anni ›90 proprio dalla Commissione cappelle e dipinti murali. Si trova nel bosco di Selvatica (territorio di Gordola) sulla vecchia mulattiera della valle, non lontano dalla diga, e conserva una bella Crocifissione. Deve la sua costruzione ad un episodio che la tradizione tramanda da generazioni: siamo nel 1669, Monsignor Ambrogio Torriani si accinge a dar inizio alla sua visita pastorale in valle; arrivato in quel luogo ripido e selvaggio cade con il suo cavallo e precipita giù nella valle, rischiando la vita. In memoria dello scampato pericolo e come ringraziamento a Dio, il vescovo fece edificare una cappella quale ex voto, dove si vedono ancora tracce della scritta in latino che ricorda quanto successo.

Ci sono, su queste cappelle, delle pubblicazioni o degli studi compiuti in passato meritevoli di essere citate?

Una prima pubblicazione si deve a Piero Bianconi (con la collaborazione di Giuseppe Mondada) e risale al 1934, si chiama «I dipinti murali della Verzasca», ancora oggi uno strumento prezioso. Altri due lavori importanti per lo studio sono gli inventari; il primo, degli anni ’70, commissionato dall’allora Ente turistico Tenero e Valle Verzasca; il secondo, nato dalla volontà di Museo di Val Verzasca e Centro di dialettologia e di etnografia, degli anni ’90. In seno alla commissione sono state poi pubblicate, tra il 2011 e il 2016, le piccole guide tascabili «Passeggiate tra i Santi dipinti», una per ogni villaggio, che propongono dei facili giri di esplorazione alla ricerca delle più significative testimonianze ancora presenti in valle. Si possono acquistare a 5 franchi l’una presso il Museo di Val Verzasca o richiedere a museo@verzasca.com .

Concretamente, come avviene il recupero di una cappella? Come si passa da un lavoro di inventario all’intervento?

Dopo aver individuato una di queste opere di devozione ritenuta meritevole, si procede alle valutazioni necessarie relative allo stato di conservazione, si coinvolgono sia restauratori che maestranze edilizie, in quanto spesso i problemi sono dati anche dalle infiltrazioni di acqua; in caso di tutela si interpellano le autorità competenti. Dopo aver chiesto i relativi preventivi si procede alla ricerca fondi (per chi volesse partecipare: Fondazione Verzasca – Banca Raiffeisen Piano di Magadino – IBAN – CH90 8080 8004 9643 5624 6). Per quanto riguarda i dipinti, è importante ricordare che restaurare non significa rifare; si cerca di riportare alla luce quanto rimane dell’originale senza forzature.

Perché cappelle, oratori ed edifici votivi sono oggi delle testimonianze preziose da recuperare?

Perché sono un tassello significativo della nostra storia, ci rivelano desideri, necessità, sensibilità di un tempo. Spesso ci trasmettono notizie relative ai committenti, più raramente agli autori dei dipinti. Non è raro trovare cognomi ormai scomparsi o accenni a episodi (incidenti o pericoli) per esempio negli ex voto. Ci raccontano che in un territorio difficile la vita dura di uomini e donne confrontati con continue difficoltà (maltempo, epidemie, disgrazie) poteva trovare consolazione o forza in una preghiera; cappelle e dipinti diventano così la concretizzazione di un legame con il soprannaturale e testimoniano una religiosità che si intreccia nel quotidiano.

Laura Quadri

7 Dicembre 2022 | 07:31
Tempo di lettura: ca. 4 min.
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