Uno scritto papale «sorprendente» che dall'Amazzonia parla al mondo

L’ira dei progressisti sul Papa. Questo il titolo su un quotidiano italiano in rete. I mezzi di comunicazione avevano ridotto i temi del sinodo sull’Amazzonia a due questioni: l’ordinazione di uomini sposati al presbiterato e delle donne al diaconato. Questioni importanti e gravi. Ma Papa Francesco ha scelto, ancora una volta sorprendendo, una diversa impostazione. Sorprende: parla dell’Amazzonia (con il bell’inizio non più in latino, Querida Amazonia), ma poi si rivolge al «popolo di Dio e a tutte le persone di buona volontà», cioè a tutta la Chiesa e a tutti, uomini e donne, che vogliono ascoltarlo. L’Amazzonia, il particolare, parla a tutta l’umanità. Anch’io, lo confesso, sono andato subito a cercare una parola sulle due questioni ricordate. Niente? Poi ho letto il tutto, e ho trovato cose straordinarie. La prima: come Papa Francesco si esprime libero dal passato.

La sua esortazione postsinodale, a differenza dei predecessori, non riassume i punti delle votazioni del sinodo. Il documento che li esprime non è superato dalla esortazione papale. Francesco invita a mantenerlo, a rileggerlo, studiarlo. Un seme che deve produrre frutti. Il linguaggio di Papa Francesco è vicino alla realtà, politico nel senso più alto del termine, e nello stesso tempo poetico (con belle citazioni di testi provenienti dall’America latina). Francesco parla alla responsabilità e al cuore di credenti e uomini di buona volontà. I problemi che tocca e descrive sono gravi e urgenti, ma sono detti in prospettiva positiva. Sono tradotti in quattro sogni: per i diritti dei più poveri, degli ultimi; per la cultura nel senso più ampio e profondo (»sogno un’Amazzonia che difende la ricchezza culturale che la distingue, dove risplende in forme tanto varie la bellezza umana»); per una natura rispettata e bella; infine «sogno comunità cristiane capaci di impegnarsi in Amazzonia fino al punto di donare alla Chiesa nuovi volti con tratti amazzonici».

L’intenzione di Papa Francesco è chiara: la Chiesa è chiamata a questa conversione, nella giustizia per i poveri, nel rispetto delle culture, nella cura della casa comune, nel rinnovato impegno a testimoniare il vangelo di Gesù, crocifisso e risorto, che tutti salva, che a tutti vuol donare la vita vera, piena felice. Il quarto sogno è forte, interpella la Chiesa. Ogni comunità cristiana ha bisogno dell’annuncio della Parola e, soprattutto, della celebrazione dell’Eucaristia, senza questa la Chiesa non vive (qui il problema della mancanza di ministri: Francesco invita a operare, pregare per le vocazioni, ma anche a cercare soluzioni). Poche righe non permettono di dire molto su un documento di grande interesse.

È soltanto possibile suggerire la lettura di una esortazione, con un testo non difficile, ma coinvolgente, che deve interessare tutti; giustizia, valorizzazione di tante culture che sono ricchezza di tutta l’umanità rispetto e gioia del cosmo creato; annuncio e celebrazione della salvezza sono compito di ognuno di noi.

Azziolino Chiappini, già Pro-rettore Facoltà di teologia di Lugano

17 Febbraio 2020 | 15:58
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