La sede della Facoltà di Teologia di Lugano nel campus USI.
Diocesi

Una Facoltà di teologia in un’università del XXI secolo? Boas Erez, rettore USI, dice la sua

Giovedì 19 aprile si è svolto il Dies academicus della Facoltà di Teologia, che quest’anno compie i 25 anni e che dal 2001 ha sede sul campus di Lugano. Il Rettore dell’USI Boas Erez, nel suo intervento, ha sottolineato che integrare gli studi di teologia all’USI sarebbe un arricchimento. Segue il testo integrale del suo discorso.

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Una Facoltà di teologia in un’università del XXI secolo?
Boas Erez, Dies academicus FTL 19 aprile 2018

In occasione dei festeggiamenti del 25° anniversario della  creazione della  Facoltà  di  teologia  di  Lugano  (FTL)  avete  posto  la  domanda: «Quale teologia per il XXI secolo?». Vorrei contribuire a questa riflessione con una breve discussione della pertinenza della presenza di una Facoltà di teologia in un università del XXI secolo, come lo è l’Università della Svizzera italiana (USI). Si ricorda spesso che molte università si sono create, centinaia di anni fa, o più recentemente a Lucerna, attorno ad una Facoltà di teologia e che tutte le università svizzere, tranne quella di Neuchâtel (e i due Politecnici), hanno una Facoltà di teologia. Si potrebbe quindi considerare che la questione sia già risolta per analogia con quanto accade nel resto del mondo accademico svizzero, ma penso che si debbano ribadire le ragioni che giustificano l’appartenenza delle Facoltà di teologia alle università pubbliche contemporanee. In questo, mi ispiro alla posizione diffusa in Germania piuttosto che alla tradizione della più vicina Italia.

La teologia cambia grazie al lavoro dei teologi
Parlare di una teologia per il XXI secolo indica di per sé che la teologia cambia e cambia nel tempo. Cosa evidente per voi qui, ma probabilmente sorprendente per i più. Permettetemi di presentarvi come vedo il motore di questo cambiamento.

Delle novità in teologia, come nelle scienze naturali?
Una delle domande più frequenti che mi pongono, quando mi presento come matematico è «ma si può ancora scoprire qualcosa di nuovo in matematica?». Forse vi succede qualcosa di analogo, se l’idea che ci si fa della teologia come scienza si riducesse allo studio del Vecchio e del Nuovo Testamento, come se fosse un libro qualunque. Vediamo cosa possiamo dire, se guardiamo un po’ più in dettaglio.

Una disciplina come l’approfondimento della prassi liturgica sembra poco scientifica e quindi forse non è la più adatta per il confronto che ci occupa. Le cose vanno diversamente per le discipline con approcci storici o ermeneutici, ma le novità in questo campo sono, per esempio, la scoperta di nuovi documenti oppure nuove interpretazioni, opinabili e non più certe di altre, precedenti o future. Se novità vi sono, allora non sono così interessanti, importanti come i nuovi risultati ottenuti ancora e ancora dalle scienze naturali, che avanzano accumulando i loro risultati? Una teologia per il XXI secolo sarebbe allora semplicemente una teologia espressa diversamente, à la page, ma non essenzialmente nuova?

Mostrare l’attualità di una verità rivelata
Ma la pretesa dei teologi (cattolici) è di occuparsi della verità, di certi misteri e forse ancora più importante degli uomini e delle donne a loro contemporanei. La questione che si pone loro è quella di mostrare l’attualità di una verità rivelata una volta per tutte. Da qui nel XXI secolo, la necessità di una teologia per il XXI secolo.

Ipotesi difficili da comprendere, che hanno degli effetti
Per un non credente è certamente difficile apprezzare un lavoro intellettuale, una ricerca che ha come ipotesi di base enunciati quali « il Verbo si è fatto carne ». La storia della fisica ha mostrato che entità astratte come i numeri immaginari o gli spazi geometrici a più dimensioni si sono rivelati indispensabili per la descrizione dei fenomeni naturali. Stranamente tali ipotesi astratte risultano meno comprensibili delle conclusioni alle quali permettono di arrivare. Si può capire l’utilità di un navigatore GPS, anche se non si capisce la teoria della relatività, che è usata per il suo funzionamento. I numeri immaginari come altre finzioni hanno degli effetti tangibili. Non penso però che l’incarnazione possa essere considerata dai teologi come una finzione. Questa è però una difficoltà tutta loro e non dovrebbe imbarazzare gli altri! Di fatto, visto che il loro approccio è razionale, ognuno di loro vive, a livello individuale, una tensione, che dovrà risolvere da solo e la soluzione che troverà sarà un suo contributo alla scienza teologica. Ecco qual’è il motore del cambiamento.

La FTL ha il suo posto in seno all’USI
Credo che, se lasciamo le questioni di fondamento alle quali ho accennato, ci rendiamo più facilmente conto della rilevanza del lavoro sviluppato in una Facoltà di teologia come la FTL e di come potrebbe svilupparsi in modo armonico in seno all’USI.

Una rilevanza facilmente comprensibile
Il lavoro svolto (a) ci ricorda quanto dobbiamo alla tradizione giudaico-cristiana, (b) che ci mette in guardia dalle derive dello scientismo, e (c) più generalmente contribuisce al dibattito etico e morale che traversa la nostra società. Ognuno può capire l’interesse per approfondire la conoscenza dei siti archeologici biblici o l’opera dei primi grandi pensatori cristiani. Per non parlare poi di azioni tese a far beneficiare la società delle competenze sviluppate, come fa la FTL con l’intermediazione culturale in ambito carcerario o con l’organizzazione di conferenze pubbliche. Da queste considerazioni dovrebbe apparire con evidenza quanto sarebbe prezioso che la FTL cooperi in modo organico e con il minimo di barriere amministrative con le diverse componenti dell’USI.

Delle attività che potranno svilupparsi in modo armonico
All’USI ci occupiamo di edificare per l’Uomo, della giusta ripartizione delle risorse e della condivisione di ricchezze, di salute, di diversità, dell’elaborazione e della trasmissione della cultura, e della circolazione dell’informazione. All’USI, in tutti gli ambiti appena citati si potrebbe sviluppare un’interazione proficua con i docenti e ricercatori della FTL. Se l’USI integrasse la FTL, tutte le sue componenti si arricchirebbero di nuove opportunità di sviluppo scientifico e didattico. Dal canto loro, i collaboratori della FTL potrebbero più facilmente intensificare le loro attività di ricerca, nel quadro favorevole del sistema universitario pubblico svizzero.

Una Facoltà come le altre, con le sue particolarità
Detto questo, anche se le regole che si imporranno alla nuova Facoltà saranno le stesse che valgono per le altre cinque, si dovrà tener conto dell’ancoraggio nella pratica religiosa dei principi che fondano il lavoro dei suoi collaboratori. Visto che si tratta della religione cattolica, si dovrà naturalmente tener conto della pratica promossa dalla Chiesa e dai suoi rappresentanti. Ci tengo a sottolineare che questa pratica è perfettamente compatibile con i principi che reggono la nostra Università, come è compatibile la nomina di professori in medicina o in architettura, che sviluppano una parte importante della loro attività fuori dall’Università. Se vi saranno opposizioni all’integrazione della FTL nell’USI, queste dovranno fondarsi su altre basi.

In conclusione, auspico che la FTL trovi il suo posto in seno all’USI e al sistema universitario pubblico svizzero. Il Senato dell’USI discuterà del tema oggi pomeriggio. L’Assemblea generale del corpo accademico dell’USI e della FTL lo farà settimana prossima. Sulla base di queste discussioni, il Consiglio dell’USI si pronuncerà sull’integrazione, a inizio maggio. Ma spetterà al potere politico, al Consiglio di Stato, al Parlamento e alle sue Commissioni, decidere se sussistano le condizioni per permettere alla nostra Università di prendere pienamente in conto la questione del fenomeno religioso, che malgrado certe predizioni, è sempre centrale nella nostra società e dare così all’USI un taglio ancora più contemporaneo.

USI

La sede della Facoltà di Teologia di Lugano nel campus USI.
21 Aprile 2018 | 21:43
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