L’interno della «Cappella d’Antrobio», monumento d’interesse cantonale situato sul territorio della parrocchia di Maggia e databile attorno al 1450.
Ticino e Grigionitaliano

Un messaggio di fede e speranza per viandanti e pellegrini

Luoghi di sosta e devozione, punti di riferimento e presenza rassicurante, in territori spesso discosti, frequentati solo da qualche contadino. Così Gabriella Tomamichel, presidente dell’Associazione per la protezione del patrimonio artistico e architettonico della Vallemaggia (APAV), ci descrive l’origine e il valore che una volta veniva attribuito nelle Valli ticinesi alle cappelle.

L’inventario e i restauri effettuati

Con un progetto iniziato negli anni Settanta e che va avanti da ormai oltre quattro decenni, l’APAV ha finora recensito, sul territorio specifico della Vallemaggia, oltre cinquecento cappelle. L’inventario fornisce i primi dati in vista di un intervento di restauro: «L’APAV è per definizione l’associazione che si occupa di salvaguardare e valorizzare il patrimonio artistico, paesaggistico e architettonico situato nella giurisdizione dei comuni valmaggesi. Sono nostri soci privati, comuni, parrocchie e patriziati della Valle. Per poter impostare progetti di recupero è indispensabile realizzare programmi di inventario. L’archivio, situato a Coglio, riunisce schede descrittive e fotografie di migliaia di oggetti. La documentazione è consultabile su richiesta all’indirizzo dell’Associazione, mentre nel caso delle cappelle è disponibile anche online al nostro sito (www.apav.ch). Le cappelle rientrano tra gli oggetti storico-artistici di nostro interesse, per la loro preziosità e per essere una testimonianza della fede viva dei nostri avi».

Finora, delle cinquecento cappelle inventariate, l’Associazione – ci spiega Tomamichel – è riuscita a restaurarne una cinquantina senza contare quelle restaurate da privati o enti pubblici.

Quelle più antiche risalgono alla metà del Quattrocento. Queste, rispetto alle cappelle più tarde, erano spesso costruite a forma di portico, poiché predisposte per fornire ai viandanti un rifugio sicuro di una certa ampiezza: «Ne è un bell’esempio la Cappella d’Antrobio, monumento di interesse cantonale, sita nella parrocchia di Maggia. Dalle dimensioni del suo portico deduciamo che dovesse probabilmente trattarsi anche di un luogo di culto, in cui si celebravano Messe o si recitava il rosario. Il suo restauro è costato quasi 20’000 franchi ed è durato sei anni, dal 2011 al 2017. La cappella più moderna sul territorio della Valle risale invece agli anni Duemila. A metà del Novecento, inoltre, molte cappelle sono state recuperate spontaneamente dalla gente, che ha introdotto, in cappelle preesistenti, nuovi dipinti e talora anche delle statue, dando nuova vita a questi manufatti del passato».

Testimonianze di fede per rincuorare e dare speranza

Tra le raffigurazioni più ricorrenti, una su tutte è la più presente: Maria. «Si tratta spesso della Madonna del Rosario, dell’Immacolata, di Maria Assunta o di Madre della Misericordia, così da rinvigorire i viandanti con un messaggio di speranza. Ai lati, accompagnano la raffigurazione mariana, molto spesso, Sant’Antonio da Padova, San Carlo Borromeo, San Giuseppe, San Pietro. In tempi più recenti, hanno inoltre a comparire anche riferimenti ai luoghi di pellegrinaggio mariani più noti: Lourdes, Fatima, Einsiedeln; a dimostrazione che la fede mariana è stata una costante lungo tutti i secoli nella nostra Valle».

Alcune rarità

Con qualche eccezione: «Il restauro di cui ci stiamo occupando al momento riguarda una cappella a Peccia, la cui principale raffigurazione è quella di San Nicolao della Flüe. La costruzione è particolarmente significativa di un fenomeno che poteva accadere spesso. La cappella originaria è infatti stata inglobata, nel tempo, da una nuova cappella».

Le ipotesi sui possibili autori

Molte delle scelte iconografiche del passato si devono a un grande pittore ticinese: Giovanni Antonio Vanoni (1810-1886), spesso il principale artefice di queste cappelle. La cappella della Gesola, ad Aurigeno è una di queste: «Sembra si tratti dell’ultima cappella dipinta dal Vanoni. Si racconta che, a causa della malattia che lo portò alla morte, il pittore non poté concludere il lavoro: infatti i cartigli che adornano i personaggi nella nicchia non sono completi e si scorgono le tracce delle incisioni preparatorie. Poi, di recente, dei civilisti ci hanno aiutato a identificare, oltre al Vanoni, anche la mano di alcuni pittori anonimi. Al momento non sappiamo ancora identificare chi siano, ma dobbiamo loro un numero elevato di cappelle in Valle».

Il dossier sulle cappelle, oltre che essere consultabile online, può essere ordinato in formato cartaceo, al costo di franchi 15, alla mail: apav1975@gmail.com

Laura Quadri

L’interno della «Cappella d’Antrobio», monumento d’interesse cantonale situato sul territorio della parrocchia di Maggia e databile attorno al 1450. | © APAV
15 Febbraio 2022 | 09:08
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