Internazionale

Sinodo: la Sala Stampa vaticana fa il punto sulle Assemblee continentali

La diversità non impedisce l’unità. È il nucleo di quanto condiviso ieri, 20 aprile, durante la conferenza stampa in Sala Stampa vaticana a conclusione della seconda tappa, quella continentale, del processo sinodale 2021-2024. Vi hanno preso parte i membri della segreteria generale del Sinodo e della commissione che pianifica il Sinodo mondiale. Come annunciato da Suor Natalie Becquart, sottosegretaria della Segreteria generale del Sinodo, l‘Instrumentum laboris – in vista dell’Assemblea generale dell’autunno prossimo – si prevede sarà pronto per fine maggio di quest’anno. «La tappa continentale – ha sottolineato Becquart, ribadendo il senso dell’intero processo sinodale – ha voluto incoraggiare la creazione o il rafforzamento dei legami tra le Chiese vicine e, nello stesso tempo, promuovere le relazioni tra la Chiesa universale e le Chiese particolari». Così, «l’idea di circolarità a tutti i livelli e la visione di una Chiesa dialogica sono stati i criteri che hanno guidato, e continueranno a guidare, l’ascolto delle Chiese particolari». Da qui il rapido excursus della sottosegretaria delle tappe continentali, ricordandone le peculiarità: dal Libano, per esempio, dove l’esperienza sinodale si è incrociata con i racconti del trauma post terremoto in Siria e Turchia, ad Addis Abeba, dove la tappa africana ha coinciso con la prima opportunità, per diversi dei partecipanti, di viaggiare fuori dal proprio Paese. Per chiunque le tappe continentali sono dunque state momenti «di scambio di doni»: dalla sensibilità, tipicamente asiatica, per la cura interiore e per l’armonia con il creato al dialogo interreligioso vissuto soprattutto in Medio Oriente. 

La testimonianza dall’Oceania

«C’è più di un modo di essere Chiesa». Ne è convinto mons. Timothy John Costelloe, arcivescovo di Perth e presidente della Conferenza episcopale australiana, e membro della commissione che pianifica il prossimo sinodo, intervenuto a sua volta alla conferenza stampa.  »Stiamo sperimentando una profonda unità, che non è basata sull’uniformità. Ci sono principi universali, ma i principi devono essere incarnati in contesti locali». L’Oceania, infatti, «è composta da una grande varietà di culture», ha spiegato il relatore. Secondo Costelloe, fa dunque parte del cammino sinodale il «riconoscerci come parte essenziale della realtà della Chiesa, facendoci voce delle nostre esperienze, speranze e drammi, delle nostre convinzioni sulla Chiesa, e nello stesso tempo esseri aperti alle convinzioni altrui, come compagni nel viaggio della vita e della fede e non come antagonisti o combattenti».

Il «Sinodo digitale» e oltre 1’000 «missionari digitali»

Lo si potrebbe definire «il Sinodo digitale» e una sorta di «sesto continente». È il popolo di coloro che hanno deciso di dare il loro contributo al Sinodo tramite il web, animando dibattitti, proponendo opinioni, alimentando la discussione in un modo che si è rivelato cruciale, come rilevato a sua volta da mons. Lucio Adrian Ruiz, segretario generale del Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede. »Li potremmo definire evangelizzatori e missionari digitali o influencer cattolici», ha sottolineato il presule. «Se nella prima fase del Sinodo, realizzata in due mesi e mezzo, ne contavamo all’incirca 250, oggi sono più di 1.000. Il potenziale di questi missionari digitali è di 20.000.000 di followers«. Essi, in particolare, «svolgono un lavoro molto importante con tutti i tipi di persone». Hanno dunque «bisogno di essere accompagnati, aiutati, sostenuti e formati, per poter vivere la loro fede e accompagnare i loro followers, e così camminare insieme nel mondo, che è uno, oggi presenziale e digitale».

Sinodalità e ecumenismo: due prospettive, un solo cammino

Padre Hyacinthe Destivelle, officiale del Dicastero per la Promozione dell’Unità dei cristiani, ha posto infine l’accento sul cammino sinodale come percorso ecumenico, favorito da quattro conferenze internazionali tenutesi nel 2022 e 2023, incentrate sulla comprensione e sulla pratica della sinodalità nelle quattro grandi tradizioni cristiane: ortodossi, ortodossi orientali, protestanti storici e nuove realtà ecclesiali. Più di cento teologi, storici e canonisti dalle diverse tradizioni cristiane e provenienti da vari continenti sono stati invitati in queste occasioni a presentare l’esperienza sinodale delle loro Chiese. «Da un lato il cammino della sinodalità è ecumenico, perché la sinodalità è una sfida che deve essere affrontata con gli altri cristiani», ha concluso il relatore: «Dall’altro lato, il cammino ecumenico è sinodale, perché l’ecumenismo è innanzitutto un pellegrinaggio fatto insieme agli altri cristiani. Non solo il movimento ecumenico contribuisce al processo sinodale in corso, in tutte le sue fasi, ma anche il processo sinodale della Chiesa cattolica è un contributo al movimento ecumenico.

La sinodalità e l’ecumenismo sono infatti due cammini che hanno un comune obiettivo: una migliore testimonianza dei cristiani oggi, affinché il mondo creda».

Ribadito l’obiettivo del Sinodo

L’arcivescovo australiano Timothy Costelloe rispondendo ai giornalisti ha voluto smorzare le aspettative per il Sinodo mondiale dell’ottobre 2023 e 2024, affermando che non ci saranno temi concreti di riforma al centro dell’attenzione. Al contrario, ha detto, l’attenzione si concentrerà sui metodi di una Chiesa sinodale nascente. «I temi menzionati nei documenti finali dei sinodi continentali sono molto simili a quelli discussi nella fase delle conferenze episcopali. Una delle peculiarità del prossimo Sinodo mondiale è che non si tratta di un Sinodo su un particolare o su un gruppo di temi. È un Sinodo su come nella Chiesa sta crescendo la sua comprensione di essere una Chiesa sinodale. Come la Chiesa può trovare modi migliori, più produttivi o fruttuosi per impegnarsi nelle diverse questioni. Uno dei rischi di questo Sinodo è quello di aspettarsi che sia un Sinodo su questa o quella questione. In realtà, è un Sinodo su cosa significa diventare una Chiesa sinodale. Una Chiesa in cui affrontiamo tutto ciò che dobbiamo affrontare come Chiesa, all’interno della Chiesa in modo sinodale. Si tratta di ascoltare e di essere rispettosamente aperti gli uni agli altri. Credo che questo sia il punto chiave. E per quanto riguarda le molte questioni che si possono tirare fuori da uno dei documenti continentali o da uno dei documenti precedenti: [È secondario se] queste saranno discusse al Sinodo mondiale. O se ne discutiamo nelle nostre diocesi locali. La vera domanda è: come affrontiamo la questione dopo aver iniziato a intenderci come Chiesa sinodale? La cosa veramente importante di questo Sinodo è che non è un Sinodo sulle questioni. È un Sinodo su cosa significa essere una Chiesa sinodale».

Timothy Costelloe (69) è arcivescovo di Perth. Fa parte della commissione che pianifica il Sinodo mondiale dell’ottobre 2023 e 2024.

Il video con le risposte ai giornalisti:

vaticannews/agensir/kath.ch/red

21 Aprile 2023 | 06:32
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sinodo (103)
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