Tavoli di lavoro al sinodo
Papa e Vaticano

Sfide sinodali

L’esercizio della sinodalità – fatto di ascolto, messa in comune di temi, preghiera, apertura al discernimento, invocazione dell’aiuto dello Spirito Santo – nel documento finale di Sintesi del Sinodo che si è svolto a Roma alcuni temi ora sottoposti al discernimento di tutta la Chiesa per poi ridiscuterli nell’assembla sinodale di ottobre del 2024. Il metodo sinodale, che è una vera e propria cultura, cioè modo di accogliere e vivere nella Chiesa, con cuore libero e in preghiera, questioni, approfondimenti, esigenze pastorali nuove, riflessioni aperte, raccoglie anche alcune sfide innovative. Se il tema principale resta ed è la sinodalità, la pari dignità dei laici, dei presbiteri e dei religiosi, il sacerdozio ministeriale e quello comune che devono trovare sempre di più nella sinodalità l’espressione di una vita insieme per il bene della Chiesa ci sono anche alcuni temi emersi nel documento finale (testo di lavoro e non documento del magistero) che qui vi proponiamo, per aiutare i lettori ad entrare nel sereno spirito dialogico sinodale a cui è chiamata tutta la Chiesa. Ne abbiamo già proposto altri, in particolare la riflessione sulla Chiesa del Vaticano II che si rispecchia nella sinodalità.

I presbiteri che hanno lasciato il ministero e la questione del celibato

1 «Si consideri, valutando caso per caso e a seconda dei contesti, l’opportunità di inserire presbiteri che hanno lasciato il ministero in un servizio pastorale che valorizzi la loro formazione e la loro esperienza». E’ questo uno dei passaggi più innovativi del documento di sintesi dei lavori del Sinodo approvato questa sera nell’Aula Paolo VI in Vaticano. In queste poche righe c’è un cambiamento storico, un approccio totalmente diverso da quello tradizionale. Nel mondo sono più di 120.000 i preti che hanno abbandonato il sacerdozio per farsi una famiglia, circa un quarto dei preti attualmente in servizio pastorale. È un segnale così importante che la Chiesa non può più ignorare: «il tema del celibato che ha raccolto valutazioni diverse nel corso dell’assemblea. Tutti – si legge nella Relazione finale – ne apprezzano il valore carico di profezia e la testimonianza di conformazione a Cristo; alcuni chiedono se la sua convenienza teologica con il ministero presbiterale debba necessariamente tradursi nella Chiesa latina in un obbligo disciplinare, soprattutto dove i contesti ecclesiali e culturali lo rendono più difficile. Si tratta di un tema non nuovo, che richiede di essere ulteriormente ripreso».

La poligamia in Africa

2 Il Sinodo invita la Chiesa a prendere atto della realtà concreta in cui vivono le persone, così c’è nel documento anche un invito al SECAM (Simposio delle Conferenze Episcopali dell’Africa e del Madagascar) a promuovere «un discernimento teologico e pastorale» sul tema della poligamia e «sull’accompagnamento delle persone in unioni poligamiche che si avvicinano alla fede». C’è finalmente, insomma, un approccio umano e non dogmatico-punitivo a questo ed altri temi. Il Sinodo ha accolto «il grido dei poveri, di chi è costretto a migrare, di chi subisce violenza o soffre le devastanti conseguenze dei cambiamenti climatici è risuonata tra noi, non solo attraverso i mezzi di comunicazione, ma anche dalla voce di molti, personalmente coinvolti con le loro famiglie e i loro popoli in questi tragici eventi». Sono tante le sfida a cui la Chiesa universale è chiamata e alle quali il Sinodo ha provato ad offrire una risposta nei Circoli minori e negli interventi in Aula. Tutto è confluito nella Relazione di sintesi approvata questa sera a conclusione della prima parte del Sinodo, suddivisa in tre parti, che traccia la strada per il lavoro da svolgere nella seconda sessione del 2024.

I poveri

3 I poveri chiedono alla Chiesa «amore» inteso come «rispetto, accoglienza e riconoscimento». «Per la Chiesa l’opzione per i poveri e gli scartati è una categoria teologica», ribadisce il documento, identificando come poveri anche migranti, indigeni, vittime di violenza, abuso (in particolare donne), razzismo e tratta, persone con dipendenze, minoranze, anziani abbandonati, lavoratori sfruttati. «I più vulnerabili tra i vulnerabili, a favore dei quali è necessaria una costante azione di advocacy, sono i bimbi nel grembo materno e le loro madri», si legge nel testo dell’Assemblea che si dice «consapevole del grido dei «nuovi poveri» prodotti dalle guerre e dal terrorismo causati anche da «sistemi politici ed economici corrotti».

Gli emarginati

4 Con la stessa premura si rinnova l’invito ad un ascolto «autentico» nei confronti delle «persone che si sentono emarginate o escluse dalla Chiesa, a causa della loro situazione matrimoniale, identità e sessualità» e che «chiedono di essere ascoltate e accompagnate, e che la loro dignità sia difesa». Loro desiderio è di «tornare ›a casa’», nella Chiesa, ed «essere ascoltate e rispettate, senza temere di sentirsi giudicate», afferma l’Assemblea, ribadendo che «i cristiani non possono mancare di rispetto per la dignità di nessuna persona».

Gli abusi e i feriti dalla Chiesa

5 Lo sforzo principale richiesto è «l’apertura all’ascolto e all’accompagnamento di tutti, compresi coloro che hanno subito abusi e ferite nella Chiesa». E se reta ancora lungo il cammino da compiere «verso la riconciliazione e la giustizia», esso «richiede di affrontare le condizioni strutturali che hanno consentito tali abusi e compiere gesti concreti di penitenza».
C’è dunque bisogno di un dialogo tra chi teme un allontanamento della tradizione, uno svilimento della natura gerarchica della Chiesa la perdita di potere o, al contrario, un immobilismo e un mancato coraggio per il cambiamento. «Sinodale» e sinodalità» sono invece termini che «indicano un modo di essere Chiesa che articola comunione, missione e partecipazione». Dunque un modo di vivere la Chiesa, valorizzando le differenze e sviluppando il coinvolgimento attivo di tutti. A cominciare da presbiteri e vescovi: «Una Chiesa sinodale non può fare a meno delle loro voci», si legge. «Abbiamo bisogno di comprendere le ragioni della resistenza alla sinodalità da parte di alcuni di loro».

La fraternità

6 In questo contesto è necessario che «le comunità cristiane condividano la fraternità con uomini e donne di altre religioni, convinzioni e culture, evitando da una parte il rischio dell’autoreferenzialità e dell’autoconservazione e dall’altra quello della perdita di identità». In questo nuovo «stile pastorale», a parere di molti risulta importante rendere «il linguaggio liturgico più accessibile ai fedeli e più incarnato nella diversità delle culture». Eguale impegno e accortezza si chiede alla Chiesa «nell’educazione alla cultura del dialogo e dell’incontro, combattendo il razzismo e la xenofobia, in particolare nei programmi di formazione pastorale». Urgente pure «identificare i sistemi che creano o mantengono l’ingiustizia razziale all’interno della Chiesa e combatterli»
In tema di migrazioni, i recenti conflitti che hanno causato il flusso di numerosi fedeli dell’Oriente cattolico. L’appello alle Chiese locali di rito latino è che «in nome della sinodalità, aiutino i fedeli orientali emigrati a preservare la loro identità», senza subire «processi di assimilazione»

Le donne

7 Forte l’impegno chiesto alla Chiesa, poi, per l’accompagnamento e la comprensione delle donne in tutti gli aspetti della loro vita, compresi quelli pastorali e sacramentali. Le donne, si legge, «reclamano giustizia in una società segnata da violenza sessuale e disuguaglianze economiche, e dalla tendenza a trattarle come oggetti». «Accompagnamento e decisa promozione delle donne vanno di pari passo». Tante donne presenti al Sinodo «hanno espresso profonda gratitudine per il lavoro di sacerdoti e vescovi, ma hanno anche parlato di una Chiesa che ferisce». «Clericalismo, maschilismo e un uso inappropriato dell’autorità continuano a sfregiare il volto della Chiesa e danneggiano la comunione». È richiesta «una profonda conversione spirituale e cambiamenti strutturali» oltre che «un dialogo tra uomini e donne senza subordinazione, esclusione o competizione».
Diverse le opinioni sull’accesso delle donne al diaconato: per alcuni è un passo «inaccettabile», «in discontinuità con la Tradizione»; per altri ripristinerebbe una pratica della Chiesa delle origini; altri ancora vi vedono «una risposta appropriata e necessaria ai segni dei tempi» per «una rinnovata vitalità ed energia nella Chiesa». C’è poi chi esprime «il timore che questa richiesta sia espressione di una pericolosa confusione antropologica, accogliendo la quale la Chiesa si allineerebbe allo spirito del tempo». Padri e madri del Sinodo chiedono di proseguire «la ricerca teologica e pastorale sull’accesso delle donne al diaconato», utilizzando i risultati delle commissioni appositamente istituite dal Papa e le ricerche teologiche, storiche ed esegetiche già effettuate: «Se possibile, i risultati dovrebbero essere presentati alla prossima Sessione dell’Assemblea»

In proposito il Sinodo ribadisce l’urgenza di «garantire che le donne partecipino ai processi decisionali e assumano ruoli di responsabilità nella pastorale e nel ministero», adattando il diritto canonico di conseguenza . Necessario pure affrontare i casi di discriminazione lavorativa e di remunerazione iniqua, inclusi quelli nella Chiesa dove «le consacrate spesso sono considerate manodopera a basso prezzo». Bisogna invece ampliare l’accesso delle donne all’istruzione teologica e ai programmi di formazione, promuovendo anche l’uso di un linguaggio inclusivo nei testi liturgici e nei documenti della Chiesa.

8 Guardando alla ricchezza e varietà delle diverse forme di vita consacrata, si mette in guardia dal «perdurare di uno stile autoritario, che non fa spazio al dialogo fraterno» e dal quale si generano casi di abuso di vario genere. Un problema che «richiede interventi decisi e appropriati» .

I diaconi

9 Gratitudine si esprime poi ai diaconi «chiamati a vivere il loro servizio al Popolo di Dio in un atteggiamento di vicinanza alle persone, di accoglienza e di ascolto di tutti». Il pericolo è sempre il clericalismo, «deformazione del sacerdozio» da contrastare «fin dalle prime fasi della formazione», grazie a «un contatto vivo» con il popolo e i bisognosi. Espressa pure la richiesta, su questa scia, che i seminari o altri percorsi di formazione dei candidati al ministero siano collegati alla vita quotidiana delle comunità, al fine di evitare «i rischi del formalismo e dell’ideologia che portano ad atteggiamenti autoritari e impediscono una vera crescita vocazionale». Ma si parla nella Relazione di sintesi anche di ambiente digitale. L’incoraggiamento è a «raggiungere la cultura attuale in tutti gli spazi in cui le persone cercano senso e amore, compresi i loro telefoni cellulari e tablet», tenendo ben presente che internet «può anche causare danni e ferite, ad esempio attraverso bullismo, disinformazione, sfruttamento sessuale e dipendenza». È urgente, pertanto, «riflettere su come la comunità cristiana possa sostenere le famiglie nel garantire che lo spazio online sia non solo sicuro, ma anche spiritualmente vivificante».

Ruolo del vescovo

10 In definitiva un grande cambiamento riguarda il ruolo del vescovo, chiamato a esercitare la «corresponsabilità», intesa come il coinvolgimento di altri attori interni alla diocesi e al clero, così da alleggerire il «sovraccarico di impegni amministrativi e giuridici» che spesso ne impediscono la missione. Unito a questo, il vescovo «non sempre trova sostegno umano e supporto spirituale» e «non è rara l’esperienza sofferta di una certa solitudine». Sulla questione abusi, che «pone molti vescovi nella difficoltà di conciliare il ruolo di padre e quello di giudice», si suggerisce di «valutare l’opportunità di affidare il compito giudiziale a un’altra istanza, da precisare canonicamente»

Leggi anche: La Chiesa sinodale è chiesa che vuole vivere fino in fondo il Concilio Vaticano II

Tavoli di lavoro al sinodo | © vaticanmedia
30 Ottobre 2023 | 18:21
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