Ticino e Grigionitaliano

Sempre meno le pratiche di adozione, anche in Ticino

di Silvia Guggiari 

C’è una pratica che da anni sta riscontrando una grande crisi in tutto il mondo: si tratta di quella delle adozioni internazionali che a causa di numerosi fattori ha visto il numero dei bambini adottati diminuire drasticamente, in tutti i Paesi così come anche in Svizzera e in Ticino. Nel 2022, i minori adottati nel nostro Cantone sono stati 9: 3 provenienti dalla Thailandia, 2 da Haiti, 2 dal Burkina Faso, e 2 dall’Europa (Svizzera e Spagna). Due in meno quelli arrivati nel 2021, un numero sicuramente influenzato dalla pandemia che ha ostacolato e allungato le pratiche di adozione che oggi possono arrivare fino a cinque anni di attesa. Abbiamo contattato coloro che si occupano di questa pratica: una lunga attesa che per essere portata a termine necessita della determinazione dei genitori ma anche di validi professionisti.

La procedura

Come spiega Sabina Beffa, capoufficio dell’ Ufficio dell’aiuto e della protezione del Cantone, «Tutti i candidati all’adozione residenti in Ticino devono rivolgersi all’Ufficio dell’aiuto e della protezione, autorità cantonale competente in materia di adozione». È qui che faranno un primo colloquio di consulenza con un operatore sociale, «per farsi una idea più precisa e completa di cosa vuol dire accogliere un bambino in adozione e di quello che li aspetta in termini di percorso adottivo da tutti i punti di vista». Una volta confermata la decisione di candidarsi, la successiva tappa importante sarà il corso di formazione obbligatorio, dopo il quale «inizia la valutazione psicosociale, fatta per la parte sociale dal nostro ufficio e per la parte psicologica affidata a specialisti esterni. Una volta che questo iter si è concluso, dopo 5-6 mesi circa, la famiglia riceverà un certificato di idoneità che precisa il profilo del bambino (la differenza della sua età da quella dei genitori adottivi non potrà superare i 45 anni). A questo punto si dovrà iniziare a preparare il dossier di candidatura da trasmettere al Paese scelto. Una fase, questa, che avviene con l’aiuto dell’intermediario, ovvero un’associazione o un ente che opera con i Paesi di provenienza dei bambini e aiuta la famiglia a costituire il dossier che faccia riferimento alle linee della Svizzera e del Paese scelto. In Ticino, gli intermediari sono due: l’Associazione «Chaba» per la Thailandia e «Mani per l’infanzia” per il Burkina Faso, la Costa d’Avorio, l’Etiopia e la Repubblica Dominicana. Per adottare in altri Paesi è necessario rivolgersi ad altri intermediari nel resto della Svizzera.

L’Associazione «Chaba»

Da più di 15 anni, l’Associazione «Chaba» ricopre un ruolo delicato e fondamentale nell’accompagnamento al percorso di adozione. Un legale, un traduttore, insegnanti, pedagogisti: diversi i professionisti che ruotano intorno all’Associazione «così da favorire un’offerta completa », come spiega la responsabile Nicoletta Gagliardi, che conosce molto bene la Thailandia: «Ci rechiamo in Thailandia regolarmente per mantenere contatti con le autorità, visitare le strutture e conoscere a fondo questa realtà. È un Paese che ha firmato ancora prima della Svizzera la Convenzione dell’Aia (vedi sotto) – ci dice –, quindi molto attento nel trovare soluzioni per mantenere i bambini al suo interno. Si è inoltre sempre dimostrato serio e rispettoso delle richieste della famiglia adottiva ».

Una volta inviato il dossier, ai genitori non rimane che attendere che la commissione per le adozioni thailandese accetti o meno la candidatura: «questa risposta arriva al massimo entro un anno. Dopo di che la famiglia entra nella lista di attesa: la commissione deciderà l’abbinamento migliore per quel bambino e quella famiglia. Così, dopo aver aiutato ad allestire il dossier, si passa al lungo e faticoso periodo dell’attesa durante il quale cerchiamo di accompagnare e sostenere i genitori proponendo delle formazioni mirate in particolare sulla cultura thailandese. Sull’arco di quattro anni la famiglia vivrà dei momenti positivi, ma anche tanti momenti di sconforto. Noi ci siamo proprio per rendere utile questo tempo di attesa. Una volta deciso l’abbinamento, la famiglia conoscerà la storia del bambino e noi l’aiuteremo a preparare il soggiorno nel Paese che dura all’incirca due settimane».

Il percorso però non finisce con il viaggio in rientro in Ticino della famiglia al completo, «continueremo a seguire i neo genitori fino al momento della pronuncia del decreto di adozione, circa un anno e mezzo dopo l’arrivo del bambino».

La Convenzione dell’Aja

Si tratta di un accordo internazionale, firmato a l’Aja (Olanda) il 29 maggio 1993, sulla protezione dei minori e sulla cooperazione in materia di adozione internazionale, che vincola gli Stati firmatari, sia di origine che di accoglienza del minore, a rispettare delle procedure operative rigorose nelle svolgimento delle pratiche adozionali, allo scopo di arginare fenomeni quali gli abusi e il traffico di esseri umani. In Svizzera la Convenzione è in vigore dal 1° gennaio 2003.

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11 Aprile 2023 | 11:27
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