Ticino e Grigionitaliano

San Josemaría Escrivá sulla vocazione femminile all'Opus Dei. Un commento di don Arturo Cattaneo

Di don Arturo Cattaneo*

Quando il 2 ottobre 1928 l’allora ventiseienne Josemaría Escrivá fondò l’Opus Dei, pensò di rivolgersi solo agli uomini. Solo un anno e mezzo dopo, il 14 febbraio 1930, Dio gli diede l’intuizione inconfondibile che l’Opus Dei era anche un cammino di santificazione per le donne in mezzo al mondo. Nella società d’allora le donne svolgevano un ruolo nettamente secondario rispetto agli uomini. Le iniziative promosse da san Josemaría erano perciò audacemente rivoluzionarie, tendendo ad affidare alla donna un ruolo centrale nel plasmare la società del futuro. Oggi, incoraggiate dal suo messaggio, le donne dell’Opus Dei di tutto il mondo sono impegnate nel lavoro, nella società e nella vita familiare, e offrono una testimonianza viva di fede.

Un grande promotore dell’emancipazione

Escrivá fu un grande promotore delle donne e della loro emancipazione. Così, già nel 1939, quando le donne erano poco rappresentate nelle università e nella vita pubblica – le donne rappresentavano meno del 15% degli studenti universitari – affermava che «ci saranno mie figlie che saranno professori universitari, architetti, giornalisti e medici». In un’intervista del 1967, egli commentò così l’uguaglianza tra donne e uomini: «Non mi pare che ci sia davvero nessun motivo per adottare un criterio di distinzione e di discriminazione nei confronti della donna quando si parla del laicato, del suo compito apostolico, dei suoi diritti e dei suoi doveri, ecc. Tutti i battezzati, sia uomini che donne, partecipano in eguale misura al patrimonio comune di dignità, libertà e responsabilità dei figli di Dio» (Colloqui con Mons. Escrivá de Balaguer, n. 14).

La famiglia è un compito comune dell’uomo e della donna

Inoltre, per lui l’uomo e la donna non solo possiedono la stessa dignità umana: hanno anche un compito comune. Il lavoro, la famiglia e la cultura non sono ambiti di attività riservati a un solo sesso, ma in tutti questi ambiti entrambi dovrebbero svolgere il proprio ruolo di supporto. Per lui, la famiglia in particolare è sempre stata un compito congiunto di uomo e donna, non solo della donna. Escrivá aveva già questa convinzione in un’epoca in cui le donne erano sistematicamente degradate nella società. Ha inoltre incoraggiato il dialogo con le autorità pubbliche per promuovere una politica che sviluppi strategie educative e di comunicazione che creino una maggiore consapevolezza che le responsabilità familiari devono essere condivise da tutti.

La presenza delle donne in politica e nella Chiesa

Escrivá sostenne che tutte le professioni dovessero essere aperte alle donne, in un’epoca in cui la società era ancora lontana da questo obiettivo, sia dal punto di vista organizzativo che mentale. Di massima chiarezza è stata la sua difesa della presenza delle donne in politica. In un’intervista rilasciata nel 1968 alla nota rivista spagnola di moda femminile «Telva», chiese senza mezzi termini: «Una società moderna, democratica, deve riconoscere alla donna il diritto di prendere parte attiva alla vita politica, e deve creare le condizioni atte a favorire l’esercizio di questo diritto da parte di tutte coloro che desiderino farlo». La sua posizione era chiara: «Una donna dotata della necessaria preparazione deve poter trovare aperti tutti gli sbocchi alla vita politica, a tutti i livelli» (Colloqui con Mons. Escrivá de Balaguer, n. 90).

Donne nell’industria, nella teologia, nella gestione della casa, nella ricerca

Encarnación Ortega (1920-1995), una delle prime donne dell’Opus Dei, ha lasciato una preziosa testimonianza sull’immagine che il fondatore aveva delle donne. Nelle sue memorie parla del panorama che già nel 1942 Escrivá aprì alle poche donne che all’epoca appartenevano all’Opus Dei: «Fin dal primo momento, vide noi donne lavorare in tutti i campi: insegnamento, industria, sanità, commercio, ricerca, moda, giornalismo… Era anche molto interessato al fatto che studiassimo teologia». Va ricordato che le università pontificie non ammisero studentesse fino al 1965.

L’umanizzazione della società e il ruolo della casa

Oltre a ciò va ricordato il suo impegno per valorizzare il lavoro domestico e manuale. A tale scopo egli suggerì alle donne dell’Opus Dei la creazione di centri accademici per migliorare il lavoro tecnicamente impegnativo delle pulizie domestiche con aspetti quali la dietetica, la scienza dell’alimentazione, l’organizzazione del lavoro e la contabilità, e per elevarlo a livello universitario.

L’uguaglianza anche nella Chiesa

Per lui era chiaro che le donne hanno un ruolo altrettanto importante nella Chiesa che nella famiglia e nella società. Così ha chiesto che alle donne siano riconosciuti gli stessi diritti e doveri degli uomini nei diversi ambiti anche nella Chiesa: il diritto, cioè, di esercitare l’apostolato, di fondare e dirigere associazioni, il diritto di esprimere responsabilmente le proprie opinioni in tutto ciò che riguarda il bene della Chiesa, e così via.

Organo di governo separato per le donne nell’Opus Dei

San Josemaría ha anche tradotto la sua concezione del ruolo della donna nella Chiesa direttamente nelle strutture di governo dell’Opus Dei, dove le donne sono uguali agli uomini nel numero di uffici e funzioni. Fin dall’inizio, ha dato alle donne le stesse responsabilità degli uomini, a tutti i livelli. Il prelato esercita il suo ufficio di pastore capo dell’Opus Dei insieme ai suoi vicari in modo collegiale con la collaborazione di due consigli. Questi consigli – uno di donne e uno di uomini – sono composti principalmente da laici e lavorano in modo indipendente sia a livello centrale che regionale con le proprie strutture di governo.

Le donne hanno un grande patrimonio spirituale

Isabel Sánchez, segretaria ad interim dell’Assessorato Centrale dell’Opus Dei, occupa la posizione più importante nell’organismo femminile, composto da circa quaranta donne di diverse nazionalità. In un’intervista (El Mundo, 19.5.2021), ha spiegato il tocco specifico che le donne apportano al lavoro di leadership: «Noi donne portiamo slancio e immaginazione perché le donne sono particolarmente vicine alla vita, alla vita concreta. Pertanto, sono sempre alla ricerca di nuove soluzioni». Ci sono «molti argomenti e compiti in cui la prospettiva femminile può dare un contributo». Le donne hanno un grande patrimonio spirituale e sarebbe triste se non sapessimo come utilizzarlo nella Chiesa e nella società», ha detto, aggiungendo: «Se per femminismo intendiamo il principio di pari diritti per uomini e donne, pari dignità e pari opportunità, io sono una femminista e una superfemminista».

*sacerdote dell’Opus Dei

17 Febbraio 2023 | 08:50
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