Matteo Frondoni.
Ticino e Grigionitaliano

Sabato a Roma l’ordinazione diaconale del ticinese Matteo Frondoni

di Silvia Guggiari

Sabato mattina a Roma, 29 fedeli dell’Opus Dei, provenienti da 19 paesi, hanno ricevuto l’ordinazione diaconale. Tra di essi vi è Matteo Frondoni, nato a Zurigo nel 1990, ma cresciuto a Lugano, che abbiamo contattato alla vigilia di questo giorno così importante.

Matteo, qual è la tua storia?

All’età di tre anni sono arrivato a Lugano dove ho trascorso la mia infanzia e la mia giovinezza, fino a quando sono tornato a Zurigo per frequentare il Politecnico. Qui ho concluso un Bachelor in Ingegneria Meccanica e un Master in Management, Technology and Economics. Al termine degli studi, ho svolto una esperienza lavorativa in un’azienda aiutando banche ed assicurazioni a mettere in piedi strategie che sfruttassero tecnologie emergenti come blockchain e intelligenza artificiale. Un lavoro che mi appassionava ma che ho deciso di lasciare quando ho capito che Dio mi chiedeva altro. Così, a settembre 2018 ho cominciato a Roma i miei studi di teologia e dopo aver concluso alla Pontificia Università della Santa Croce il Baccalaureato in Teologia e la Licenza in Teologia dogmatica, ho ora il piacere di scrivere una tesi di dottorato sulla vocazione battesimale.

Quando è arrivata la vocazione?

È una domanda su cui ho riflettuto parecchio negli ultimi mesi, guardando con molta gratitudine al passato e cercando «la formula» che mi ha guidato in questi anni. Ho constatato che è difficile dire a che punto della mia vita sia «arrivata» la vocazione: sono convinto che Dio mi abbia seguito da vicino lungo tutta la mia vita. Ho avuto la fortuna di ricevere dai miei genitori un’ottima formazione cristiana, attraverso la quale mi hanno fatto vedere il legame fra Dio e la mia vita di ogni giorno. Mi hanno inoltre
mostrato il volto di un Dio che mi vuole bene, il primo interessato a che io sia felice, innanzitutto con il loro esempio. Ho poi avuto il dono di avere al mio fianco fratelli e sorelle eccezionali, e ottime amiche e amici che mi hanno sempre aiutato a prendere le scelte giuste. Sono convinto che un ruolo molto importante lo abbiano giocato momenti di 20-30 minuti che ho dedicato quotidianamente alla preghiera personale sin dai tempi del liceo. Oltre ad aiutarmi molto ad affrontare le giornate, è lì che ho interrogato e sentito più chiaramente la voce di Dio, e dove ho preso in sua presenza decisioni grandi e piccole.
Fu in tali momenti di preghiera che maturai la consapevolezza che Dio mi chiamava a vivere con un cuore celibe come Gesù e al suo servizio nella Chiesa all’interno dell’Opus Dei. E accettai. Mi trovavo in quel periodo nei primi mesi della scuola reclute granatieri a Isone, non esattamente un posto tranquillo, ma senza che ne fossi pienamente consapevole Dio mi aveva probabilmente preparato già da tempo.
Venni quindi qui a Roma per gli studi ed è qui che ho maturato la mia vocazione sacerdotale, aiutato anche in questo caso dalla mia preghiera personale quotidiana e dall’incontro con sacerdoti esemplari – e, soprattutto, molto felici – che vivono la propria vocazione nelle istituzioni della Chiesa più disparate. Sono stati indubbiamente anche loro ad essere per me uno stimolo a rispondere positivamente a ciò che Dio mi chiedeva.

A quando risale l’incontro con l’Opus Dei? Cosa hai trovato in questa realtà?

Ho vari parenti che lo frequentano; oltre che in famiglia e in parrocchia, è lì che ho ricevuto moltissima formazione cristiana. Ad avermi entusiasmato sono state soprattutto due cose: innanzitutto l’ambiente che si respirava all’interno dei luoghi in cui si svolgevano le sue attività; in secondo luogo, con il passare degli anni e la crescita della mia ambizione professionale, mi attraeva molto la formazione che mi aiutava a trovare e continuare il mio dialogo con Dio non solo in Chiesa, ma durante tutto l’arco della giornata indipendentemente dal luogo in cui mi trovassi. Inizialmente nell’impegnativa scuola reclute a Isone, poi all’ETH e, addirittura, anche nel mondo della consulenza aziendale in cui arrivavamo a lavorare anche 12-14 ore al giorno.

Come e dove ti piacerebbe spendere la tua vocazione?

Una parte importante della vocazione diaconale prima e sacerdotale poi è sicuramente la disponibilità: in questo senso ho dato la mia disponibilità al Prelato dell’Opus Dei di andare dove si veda più opportuno. Chiaramente, se dopo l’ordinazione sacerdotale a maggio potessi scegliere tornerei molto volentieri in Svizzera, magari in Ticino, e possibilmente a contatto con studenti o giovani professionisti. In momenti così decisivi per la propria vita è stato per me molto importante poter contare sull’aiuto di buoni amici e sacerdoti e mi farebbe piacere poter restituire qualcosa di quanto ricevuto!

Matteo Frondoni. | © catt
18 Novembre 2023 | 08:36
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