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Ticino e Grigionitaliano

«Ruminatio sinodale»: Da ferita a feritoia di vita

Non tutto è melodia nella vita, non ogni sua cosa ha il ritmo del bello e del buono. Lungo il sentiero della propria mente, del proprio cuore e della propria volontà ad ogni passo c’è ad attenderci l’inevitabile intrecciarsi in noi di tutto noi stessi con i pensieri, gli affetti e le scelte a firma degli altri compagni di viaggio.

Come inevitabile è lo stupore per tutto ciò che di delicato e di affascinante c’è dentro un rapporto di vita, così inevitabile è anche il misurare la parte fragile di noi stessi con l’inaspettato di uno sgarbo, di una maleducazione; il non senso di una ferita subita da chi ci camminava accanto.

Eppure, fatta la conta dei punti delle proprie cicatrici, è forte e inarrestabile in ciascuno di noi la forza della vita, tanto da dare un senso al non senso di un dolore, speranza a gesti di disumana stupidità, occasioni di rinascita e di crescita oltre, fuori dai solchi della vita. È del seme della fraternità che abbisogna ogni ferita di viaggio.

Nei solchi della vita, nel profondo delle proprie ferite, ecco proprio lì l’invito a depositare con cura il dono reciproco della positività del seme di una fraternità ritrovata, quello della passione infinita per l’umanità di ciascuno, che rende ogni dolore simile a quello di un parto, un nuovo rinascere di se stessi alla libertà del cambiamento.

don Sergio Carettoni

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27 Gennaio 2022 | 10:06
Tempo di lettura: ca. 1 min.
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